Oltre 5.000 manifestanti hanno riempito la sera del 22 novembre la piazza antistante al Governo a Bellinzona per esprimere la loro opposizione, anzi la loro rabbia per i cosiddetti piani di rientro previsti dal Consiglio di Stato. Forse per la prima volta da tanti anni il nostro Governo è stato sonoramente fischiato e fatto segno ripetutamente ad assordanti cori a base di “vergogna, vergogna”. Si è chiaramente percepita anche una forte determinazione che fa ben sperare per il prosieguo della lotta. Bisogna dire che stavolta il Consiglio di Stato ha veramente oltrepassato il limite, proponendo un pacchetto di risparmi che quantitativamente corrisponde grossomodo agli ultimi regali fiscali fatti ai ricchi di questo paese. Agli impiegati statali, ai quali da mesi si minacciano decurtazioni sostanziose delle loro pensioni, si sono quindi aggiunti questa volta manifestanti che lavorano in vari settori del parastato, nonché molte persone minacciate dalle misure del Governo, che non possono essere definite diversamente che una lotta contro i poveri (non contro la povertà!). Si va difatti dal non-adeguamento dei salari al carovita e alla tassa di solidarietà dei dipendenti pubblici (il settore privato ringrazia) all’esclusione dai sussidi per i premi di cassa malati di migliaia di persone, ai tagli nel settore sociosanitario, della disabilità e del disagio giovanile, che sta dilagando. Tutto ciò è descritto con queste parole da Christian Marazzi nel suo duro contributo “Vent’anni perduti”, ripreso nell’ultimo numero dei Quaderni del ForumAlternativo, appena pubblicato. Nella stessa rivista Sergio Rossi, professore di macroeconomia e di economia monetaria all’Università di Friborgo, definisce quanto propone il Governo “misure di risparmio, dettate dall’ignoranza di molti politici”. Il Consiglio di Stato si giustifica con il famigerato “decreto Morisoli”, che ordina un pareggio di bilancio entro il 2025 e che sfortunatamente è stato, anche se non massicciamente, approvato in votazione popolare. Ma di fronte all’evidente peggioramento della situazione economica, all’esplosione dei premi di cassa malati, all’aumento degli affitti e ad altri nuovi malanni sociali, Governo e Parlamento potrebbero invertire la rotta e stavolta sicuramente il popolo farebbe la scelta giusta. Difatti come ben dice il detto popolare, se è umano sbagliare una volta, sarebbe invece diabolico perseverare. Ma la maggioranza del Consiglio di Stato è ben contenta di potersi pudicamente nascondere dietro il “decreto Morisoli”. Anche se i partiti di sinistra e i sindacati dovrebbero fare un minimo di autocritica per il loro impegno insufficiente quando ci fu la votazione popolare su questo famigerato decreto, ora sembrano essersi finalmente svegliati. Tocca però a tutti noi far sì che questa protesta cresca e diventi un torrente in piena, capace di travolgere gli argini creati dal potere. In occasione dell’ennesima recente stangata sui premi di cassa malati e a fronte dell’insulsa melina di cassamalatari e politici borghesi, che continuano a propinarci insensate e menzognere giustificazioni, scrivevo che forse era giunto il momento di ricorrere “ai forconi”. Probabilmente non mi sbagliavo: penso proprio che ora la parola passa alla piazza!
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