«La vittoria popolare sulla 13esima AVS ha sorpreso le forze dominanti del mondo politico, economico e mediatico. Perché?» si è chiesto Pierre-Yves Maillard, presidente dell’Unione sindacale svizzera introducendo i risultati del rapporto sulla ridistribuzione della ricchezza 2024. «Perché nell’ultimo decennio hanno vissuto in un mondo parallelo, un mondo nel quale il loro reddito cresceva indisturbato. Per gran parte della popolazione invece è stato l’esatto contrario». A contribuire all’illusione di un mondo perfetto, la statistica ufficiale. «Se dividiamo i salari dei compagni di viaggio di Ermotti su un ipotetico tram, si dirà che i salari medi dei passeggeri sono cresciuti. Ma togliendo l’aumento di reddito del capo di UBS [14 milioni solo quest’anno, ndr], si vedrà che le paghe dei restanti passeggeri sono ferme da quasi un decennio» ha spiegato Maillard.

 

«A falsare la statistica contribuisce la tassa occulta dell’assicurazione malattia» ha detto il presidente USS, ricordando quanto l’esplosione dei premi abbia influito ben diversamente sul potere d’acquisto di Ermotti rispetto agli altri passeggeri del tram, poiché pagata in ugual misura.

Ma quel che è peggio, a livello statistico, è il fatto che gli aumenti dei premi non siano contemplati nel calcolo dell’inflazione ufficiale. «Alla fine, il più importante problema del potere d’acquisto e il suo costante aumento negli anni, non risulta essere un problema per il potere economico e politico del paese» commenta il presidente USS.   

 

L’analisi targata USS presentata oggi «poggia su un milione di dati, contrariamente ai 4mila nuclei domestici a cui si affida la statistica della Confederazione» ha specificato Daniel Lampart, segretario e capoeconomista dell’Unione sindacale svizzera. Dai dati emerge quanto la diseguaglianza di reddito sia andata peggiorando negli ultimi otto anni. Se gli stipendi normali e bassi sono rimasti fermi al palo (o quasi), nel medesimo periodo i redditi alti hanno conosciuto un sostanziale aumento. «L’uno per cento dei meglio retribuiti del paese, ha visto la sua paga crescere di 3mila franchi al mese rispetto al 2016. Tanto che oggi, per la prima volta in Svizzera, 4mila persone percepiscono un salario annuo pari o superiore a un milione di franchi» ha indicato l’economista. Il mondo parallelo di cui si parlava prima.

 

Nel paese reale invece, dove si ha una produttività del lavoro in costante crescita non corrisposta in aumenti salariali, il risultato finale è la regressione del potere d’acquisto dei lavoratori.

 

«Un’impiegata nella vendita al dettaglio o nelle cure collocata nella fascia salariale inferiore, rispetto a dieci anni fa ha un reddito mensile disponibile inferiore di 120 franchi» ha denunciato Vania Alleva, presidente di Unia. Uno dei principali “errori di sistema” sono gli aumenti individuali a discapito di quelli collettivi, ha spiegato la sindacalista, facendo un esempio concreto. «Nell’edilizia, l’associazione padronale lo scorso anno aveva rifiutato l’aumento generale dei salari, sostenendo di preferire gli aumenti individuali. Il risultato è stato che la metà degli edili non ha ricevuto l’aumento (48%), mentre l’altra metà lo ha ricevuto inferiore all’inflazione. Nel computo totale, il 90% degli edili si è così visto calare il potere d’acquisto» ha osservato la vicepresidente Uss. «Il cambiamento può arrivare solo dalla pressione dei salariati» ha detto Alleva, preannunciando per il prossimo autunno una mobilitazione nazionale che tematizzi sui posti di lavoro e nelle piazze la questione della perdita del potere d’acquisto dei lavoratori. «Solo un aumento generale degli stipendi per tutte e tutti consentirà di aumentare i redditi medio-bassi in termini reali» ha chiosato la vicepresidente USS.

Pubblicato il 

29.04.24
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