«Piacere, sono pacco numero xxx. No, non scrivere il numero che poi mi identificano». Chi parla è un lavoratore interinale, temporaneo o a prestito secondo le definizioni adottate dalle aziende attive in questo affare. I diretti interessati solitamente si definiscono lavoratori precari. «Io mi definisco inter-anale, nel senso che la prendo sempre in quel posto» come ci ha detto l'interlocutore. In base alle ultime statistiche, nel solo cantone Ticino sono 84 le agenzie di collocamento. Nel caso specifico del lavoratore-pacco, il suo datore è l'Adecco, la ditta per cui lavora invece sono le Ferrovie federali svizzere, divisione Cargo, Officine di Bellinzona. È uno degli 80 interinali dei 430 lavoratori agli stabilimenti Ffs di Bellinzona. Il 25 per cento del totale del personale. Il fatto che si definisca pacco ha una spiegazione. Nella contabilità delle Officine, il personale interinale figura alla voce «costi materiale di magazzino». Ad ogni lavoratore corrisponde un numero, catalogato come "pacco".

La natura del lavoro interinale si svela anche nelle voci contabili. Non una persona, ma un pacco. Il padronato, generalmente, giustifica la necessità di ingaggiare interinali per supplire a dei picchi di produzione. I tre lavoratori a prestito incontrati da area, Giuseppe, Samu e Giovanni* lavorano alle Officine bellinzonesi rispettivamente da due anni, un anno e mezzo e l'ultimo da 3 mesi. Il record è stabilito da un interinale che lavora alle Officine da quasi 7 anni. Difficilmente regge la giustificazione del picco di produzione per un così lungo periodo. Tanto più che alle Officine il lavoro con la clientela è programmato sul lungo periodo e quindi spalmato nell'arco dell'anno, evitando proprio quei picchi di produzione. «La realtà è semplice» spiega Vincenzo Cicero, il funzionario sindacale di Unia che segue le problematiche legate al lavoro precario alle Officine. «Il Contratto collettivo delle ferrovie federali esclude il licenziamento diretto. Il rapporto di forza tra lavoratore fisso e impresa è quindi molto diverso che tra lavoratore interinale e la stessa impresa. Quest'ultimo è dunque più facilmente ricattabile e soggetto a disparità di trattamento». Ai nostri tre interlocutori interinali chiediamo come si traduce questa differenza. «Quando in un reparto i dirigenti dicono che c'è un problema di scarso rendimento, convocano una riunione esclusivamente con il personale interinale. A quel punto esordiscono con la seguente frase: «ma voi lo sapete per cosa siete stati assunti? Lo sapete che in meno di un mese possiamo lasciarvi a casa? E via con le poco velate minacce di licenziamento». Da notare che in quel reparto la metà dei dipendenti è a contratto indeterminato. Ma non vengono convocati alla riunione per essere spronati.
Un'altra differenza è la paga. Gli interinali non hanno diritto ad alcune indennità previste invece nel Ccl Ffs. Ad esempio, gli interinali non hanno diritto dell'indennità per lavori in ambienti sporchi di un franco e mezzo prevista dal contratto. «Inutile dire che vengono impiegati maggiormente gli interinali proprio per quel tipo di lavoro» commenta Cicero. Ma la differenza non esiste solo tra fissi e interinali. Esiste anche tra questi ultimi. «C'è una differenza di paga oraria di circa due franchi a seconda dell'agenzia per cui lavori. Abbiamo chiesto il perché, ma nessuno sa spiegarlo» dice Giovanni. «Premetto che la paga è buona, non mi posso lamentare» aggiunge Samu. «Però è difficile capire la differenza. A volte c'è anche tra lavoratori a prestito della stessa agenzia. Stesso lavoro, stessi diplomi e paghe differenti. Non si spiega». Interviene il sindacalista Cicero «Il Ccl delle Ffs non è decretato di obbligatorietà generale. Concerne la sola azienda Ffs, non il settore professionale come nel caso dell'edilizia. Non deve essere rispettato dalle agenzie interinali. Quest'ultime quindi possono fare come gli pare».
Interessante anche il meccanismo per avere un aumento. «Un solo interinale ha ricevuto l'aumento per il 2008. La cifra ? Un centesimo» racconta ancora il sindacalista. «Alla domanda di aumento, l'interinale viene rimbalzato tra i vari attori. Il suo capo settore lo rimanda all'agenzia, quest'ultima ai responsabili delle Officine e questi all'agenzia.. Alla fine, l'aumento non arriva mai».
Altre discriminazioni riguardano la malattia o l'infortunio. Va detto che il materiale antinfortunistico viene dato anche agli interinali. Questa non è  la regola negli altri posti di lavoro, è una particolarità delle Ffs. Però anche presso questa impresa pubblica, vale la regola che se sei interinale, non conviene infortunarti. Quando guarisci, ci sono molte probabilità che il tuo posto è già stato preso. Qui entra in gioco anche la questione sicurezza. Per utilizzare alcuni macchinari è necessaria una formazione. Come va su questo aspetto ? «Su richiesta del comitato del personale è stata ottenuta una formazione di gruista specifica per gli interinali» chiarisce Cicero. La domanda di formazione non è dunque nata su iniziativa spontanea della direzione o dell'agenzia interinale, ma dal comitato del personale che null'altro è che il comitato di sciopero.
Ai nostri interlocutori che lavorano da interinali alle Officine prima dei 33 giorni di sciopero, chiediamo se qualcosa è cambiato. «I rapporti personali con i lavoratori fissi sono molto migliorati. L'essere stati uniti durante quell'eccezionale periodo, senza distinzione di contratto, ha rafforzato il gruppo» risponde Samu. «Ora c'è più affiatamento» conferma Giuseppe «L'aver partecipato anche noi interinali alla lotta per la difesa delle Officine, ognuno contribuendo a suo modo, ci ha fatto accettare dai fissi». Ma per quanto riguarda le condizioni materiali di lavoro invece, tutto sembra essere rimasto come prima. «I capi promettono che qualcuno verrà assunto, senza specificare ne quando ne quanti» dice Samu. «Sembra più un modo per tenerci buoni, con la speranza che se ci comportiamo bene un giorno ci ricompenseranno» rincara Giovanni. «Nel mio reparto un interinale lo hanno assunto veramente di recente» dice Giuseppe «È un ex apprendista delle Officine, licenziato a fine tirocinio, e dopo un periodo da interinale, è stato assunto».
Giuseppe lo avevamo già incontrato durante lo sciopero. Aveva confidato di aver programmato prima dello sciopero di sposarsi e andare a vivere in una nuova casa insieme alla sua futura moglie. Oggi, da marito, vorrebbe maggiori certezze per il futuro. «Mi piacerebbe aver un contratto indeterminato. Dopo due anni mi sento un operaio delle Officine. Sono fiero di aver combattuto per il mantenimento dei posti di lavoro. Quello che abbiamo fatto entrerà nella storia. Anche se a breve termine dovesse poi andare male, sono orgoglioso di aver partecipato a quella lotta. Potrò raccontare ai miei figli che ho combattutto per il posto di lavoro». Davvero non c'è differenza tra lui e un dipendente a contratto indeterminato. O forse sì?

* Nomi di fantasia. Le identità delle persone sono note alla redazione.

Pubblicato il 

10.10.08

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