Speriamo che arrivi rapidamente il 9 dicembre: non se ne può più di queste interminabili e noiose discussioni sul diritto dell’Udc ad avere un secondo seggio in Consiglio federale, sulla necessità di rispettare la formula magica e la collegialità e su altre astruserie simili, di cui, tra l’altro, non c’è traccia alcuna nella Costituzione. La mia opinione in proposito non l’ho mai nascosta: ritengo che come in ogni paese che si rispetti, il governo dovrebbe essere scelto in base a criteri politici e non invece basandosi su calcoli matematici talmente astrusi da sembrare talora cabalistici. Quand’ero capogruppo e con una composizione del Parlamento abbastanza diversa dall’attuale, avevo quindi cercato di espellere l’Udc dal Consiglio federale, in quanto allora ci sarebbero state concrete possibilità per un vero governo di centro-sinistra. La manovra, per tutta una serie di ragioni, fallì, e contrariamente a quanto hanno continuato a dire una serie di commentatori influenzati dalla propaganda blocheriana, da allora di centro-sinistra in Svizzera non se n’è mai più visto. Nel Parlamento che ci ritroviamo ora, l’unica scelta seria per un partito socialista sarebbe quella di uscire dal governo. Su questo punto non sono mai stato dogmatico: ho sempre difeso la cosiddetta linea del “doppio binario”. E cioè: se ci sono le condizioni, bisogna cercare di essere contemporaneamente al governo, ma anche di guidare l’opposizione sociale nel paese. A condizione che, stando al governo, si possano spuntare conquiste a favore dei lavoratori e degli strati meno abbienti. Ora questa possibilità è tramontata: Udc e liberali imporranno una linea anti-sociale, che favorirà solo gli alti redditi e indebolirà ulteriormente la socialità. Basta vedere come hanno applaudito la decisione della Banca Nazionale di non più avere il tasso fisso con l’euro, decisione che ha molto rallegrato le grandi banche, ma che nel frattempo ci ha già fatto perdere perlomeno 10.000 posti di lavoro ed altrettanti scompariranno nei prossimi sei mesi. In questo quadro si inserisce la proposta poco seria, per non dire peggio, di un inclusione di Gobbi in un ticket a tre Udc. Quest’ultimo partito ha dimostrato ancora una volta di essere tatticamente molto astuto, anche grazie alla sua struttura centralizzata e quasi militaresca. Con questa mossa ha voluto tirare la volata a Ghiggia e acquisire simpatie a buon mercato a sud delle Alpi: cosa succederà poi il 9 dicembre, poco importa. Contrariamente a quanto ha scritto la Nzz, Gobbi non è per niente “la faccia moderata della Lega, come lo era stato Borradori”. L’attuale presidente del Governo ticinese non si è mai distanziato neanche minimamente dai toni incivili ed inaccettabili del Mattino, ha sempre spinto per soluzioni disumane e radicali (ricordiamoci del caso Arlind e dei rifugiati ecuadoregni), ha ripetutamente parlato di muri da erigere a Chiasso e ha introdotto una serie di misure vessatorie per chiunque non abbia il passaporto rossocrociato. Sui temi sociali ed economici, come ha detto Tony Brunner, ha una posizione blocheriana, cioè a favore dei grandi redditi e contro i meno abbienti. Se fossi quindi ancora a Berna, sicuramente il 9 dicembre non lo voterei, perché rappresenta bene quel Ticino che io non voglio, ma non ha niente a che fare con quel Ticino per cui io mi batto. Ma purtroppo, lo sappiamo, al peggio non c’è limite. Basti pensare che alle ultime Nazionali, il più votato è stato Quadri, che pochi mesi fa si era sperticato in salamelecchi davanti all’europarlamentare fascista Borghezio. Mio nonno avrebbe detto: o tempora, o mores. Era una grande persona mio nonno, tant’è vero che fu tra i fondatori del Partito socialista ticinese.
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