Lo scorso 4 aprile il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha comunicato di aver condannato, tramite decreto d’accusa, la PKB Privatbank SA di Lugano per “responsabilità d’impresa in relazione ad atti di riciclaggio di denaro aggravato”. L’inchiesta era scattata nel gennaio del 2018 nel contesto dello scandalo di corruzione brasiliano Lava Jato. La banca ticinese dovrà pagare soltanto una multa di 750.000 franchi. L’illecito realizzato (1,3 milioni di franchi) era già stato confiscato dalla FINMA nel 2018. La condanna era attesa dopo che la Procura federale aveva già appurato le responsabilità di un ex direttore generale e del banchiere responsabile della clientela latino-americana deceduto, però, prima di arrivare a un giudizio finale. >> LEGGI ANCHE: Caso Petrobras: condanna penale per un ex direttore di Pkb La notizia è una novità sotto due punti di vista. Primo: si tratta della prima banca condannata penalmente, e in via definitiva, in Svizzera. Secondo: dopo una decina di decreti d’accusa nei confronti delle imprese emessi negli ultimi anni, quello nei confronti di PKB è il primo (cresciuto in giudicato) che concerne una banca. area ha consultato il decreto d’accusa. Ecco gli aspetti principali. La banca dei corruttori e dei corrotti Al centro della vicenda vi è l’operato della banca sul mercato latino-americano. Un mercato emergente su cui PKB aveva messo gli occhi a partire dal 2004. Responsabile di questa nuova clientela era Gustavo* (nome di fantasia), un banchiere svizzero di origine brasiliana. Era lui che gestiva due collaboratori che svolgevano l’attività di sviluppo clienti dall’Uruguay. Nel 2006, Gustavo entra in rapporto con la multinazionale della costruzione Odebrecht SA. L’idea iniziale era quella di acquisire quale nuova cliente la ricca famiglia proprietaria dell’azienda. In realtà non andrà così e in PKB verranno aperti dei conti intestati a società di sede, riconducibili a Odebrecht, ma aventi quali beneficiari economici dei prestanomi. Obiettivo dell’operazione: costituire delle “casse nere”, dei fondi che non fossero cioè riconducibili alla società, ma che fossero a sua disposizione. I principali referenti di Odebrecht per la banca erano Luiz Da Rocha Soares e Fernando Migliaccio Da Silva, membri del Dipartimento delle operazioni strutturali (DOS), una struttura direttamente subordinata al CEO Marcelo Odebrecht. La DOS aveva come scopo la gestione di provviste extra contabili destinate anche alla distribuzione di mazzette. Una parte di queste dazioni corruttive è poi passata da PKB, dove avevano aperto dei conti anche due persone corrotte dalla Odebrecht: Paulo Roberto Costa e Pedro Barusco, funzionari della società petrolifera parapubblica Petrobras. Le responsabilità dei banchieri Sia i conti di Odebrecht che quelli di Costa e Barusco erano gestiti da Gustavo. Quest’ultimo è stato licenziato e denunciato da PKB nel 2017. Il banchiere ha intrattenuto con i membri della DOS “un rapporto privilegiato”, contrario ai doveri contrattuali. In sostanza operava all’interno di PKB come un “uomo di Odebrecht”, facendo perlopiù gli interessi della società brasiliana e non quelli del suo datore di lavoro. Non solo: sui conti Odebrecht che gestiva, Gustavo ha trattenuto delle commissioni che sono state poi spartite con gli stessi membri del DOS. Il banchiere avrebbe guadagnato commissioni occulte stimate fra 2,6 e 3,1 milioni di franchi. Sotto inchiesta, l’uomo è morto in Spagna nel gennaio 2023 dopo aver però già ammesso i fatti essenziali. >> LEGGI ANCHE: La morte di un banchiere svela le lacune di PKB Non è sfuggito invece a una condanna Ferdinando Coda Nunziante, membro della direzione generale all’epoca dei fatti nonché responsabile diretto di Gustavo. La Procura federale ha stabilito che il dirigente sapeva perfettamente che Odebrecht utilizzava la banca per i suoi scopi illeciti e ha così permesso di fare confluire in seno a PKB valori di origine criminale. In particolare, in correità con Gustavo, il dirigente avrebbe fatto accreditare due pagamenti per un totale di 17,5 milioni di dollari su un conto aperto in PKB dalla società panamense Ibiko Consulting, controllata da Pedro Barusco. Denaro illecito, come provato da sentenze definitive in Brasile, proveniente da conti aperti a Ginevra presso la banca J. Safra Sarasin. Carente organizzazione interna L’operato dei banchieri non avrebbe potuto accadere però senza le lacune interne della banca. Interrogato nel maggio 2023, l’attuale responsabile dei rischi Fabrizio Cerutti ha riconosciuto le criticità dell’agire della banca. Lacune che sarebbero nel frattempo state colmate, ma che di fatto hanno portato alla condanna dell’istituto. L’inchiesta ha potuto infatti appurare che, tra il 2006 e il 2014, PKB aveva una carente organizzazione in ambito di lotta al riciclaggio. L’istituto ha contravvenuto a tutta una serie di obblighi di diligenza e non ha identificato e accertato correttamente l’identità degli aventi diritto economico dei conti aperti a Lugano. Per il procuratore federale Alfredo Rezzonico, le lacune emerse in seno a PKB «non possono essere ascritte unicamente all’inganno creato da Odebrecht (…), ma anche ad un sistema di controllo interno lacunoso e ad una carente organizzazione interna». Per il procuratore le responsabilità penali di Gustavo e Coda Nunziante «dimostrano come il controllo interno sia risultato inefficace a fronte di un legame ed interessi personali che i due funzionari hanno anteposto ai doveri legali e professionali». Nesso di causalità fra l’organizzazione carente e il riciclaggio Per l’MPC esiste un nesso di causalità fra la carente organizzazione in ambito di lotta al riciclaggio di denaro riscontrata in seno a PKB e il reato di riciclaggio di denaro commesso da Gustavo, in parte in correità con Coda Nunziante. Il decreto d’accusa segnala in particolare la gestione dei conti di Costa e Barusco, persone politicamente esposte (PEP) e per questo necessitose di maggiori attenzioni. In particolare, dalla gestione del conto intestato alla panamense Sygnus Assets SA, controllata da Paulo Costa, sono emerse gravi mancanze d’ordine organizzativo e di sorveglianza. Come risultato di questa carente organizzazione, Gustavo e Coda Nunziante sono sfuggiti a qualsiasi controllo effettivo da parte della banca almeno durante il periodo tra il 2011 e il 2014: “A causa dell’inadeguatezza delle misure in vigore durante quel periodo, o della mancanza di un’attuazione efficace di tali misure, essi sono stati in grado di agire come intermediari nello schema di riciclaggio”. In sostanza, per l’MPC, la mancanza di organizzazione della banca PKB “ha quindi permesso causalmente la commissione del reato di riciclaggio”. La multa tutto sommato leggera tiene in conto della collaborazione della banca, difesa dall’avvocato Luca Marcellini. Un segnale per le altre banche svizzere ancora sotto inchiesta in Svizzera in relazione al caso Petrobras: J. Safra Sarasin, Cramer & Cie e Banque Pictet. |