Colletti sporchi

Con le sue «gravi mancanze, irregolarità e imprudenze» ha permesso il riciclaggio di 17,5 milioni di dollari d’origine criminale. Per questo Ferdinando Coda Nunziante, ex membro della Direzione generale della banca luganese Pkb, è stato condannato di recente dal Ministero pubblico della Confederazione (Mpc). L’ormai ex dirigente bancario è stato ritenuto colpevole di riciclaggio: per questo gli è stata inflitta una pena pecuniaria di 270.000 franchi sospesa per un periodo di prova di due anni. L’informazione è contenuta in un decreto d’accusa datato 23 maggio 2022 ed cresciuto in giudicato. Decreto che area ha potuto consultare e dal quale emergono le responsabilità dell’uomo nella vicenda che ha fatto arrivare in Ticino il denaro sporco della corruzione brasiliana.

 

Ferdinando Coda Nunziante è entrato in Pkb nel 1995 all’età di 33 anni e vi è restato fino al 2017 quando è stato licenziato. Prima di finire in disgrazia l’uomo, considerato vicino alla famiglia proprietaria dei Trabaldo Togna, ha scalato la gerarchia dell’istituto. Dal 2005 al 2016 è stato direttore generale responsabile della divisione Private Banking nonché coordinatore del progetto di sviluppo della banca sul mercato latino americano. E proprio al Sudamerica è legata la vicenda che dal luglio 2018 lo ha visto finire sotto indagine penale.

 

Al centro dell’inchiesta condotta dall’antenna di Lugano della Procura federale e sfociata nella recente condanna vi è infatti lo scandalo di corruzione Lava Jato. Un caso scoppiato in Brasile nel marzo 2014 e che ha travolto nei mesi e anni successivi un’intera classe politica e imprenditoriale. Le indagini brasiliane hanno messo in luce le tangenti ricevute dai funzionari corrotti della compagnia petrolifera parastatale Petrobras, nonché i circuiti finanziari illeciti e i contratti truccati messi in atto da aziende come il gigante della costruzione Odebrecht.

 

Se il cuore dello scandalo era in Sudamerica, il polmone che dava ossigeno al circuito corruttivo era in Svizzera. È nelle banche elvetiche che i funzionari corrotti della Petrobras e le aziende corruttrici come la Odebrecht avevano i loro conti bancari. A partire dal 2014, l'MPC ha bloccato centinaia di conti e avviato indagini penali anche contro alcune banche elvetiche. La prima a essere indagata è proprio la Pkb di Lugano, nel 2018 già bacchettata dalla Finma per «gravi violazioni delle disposizioni in materia di riciclaggio di denaro». Oltre alla banca stessa, nel mirino degli inquirenti federali sono finiti anche i due ex dipendenti responsabili della strategia di acquisizione dei clienti in America Latina: il banchiere Jaime* e il suo superiore Ferdinando Coda Nunziante. Oggi, quest'ultimo è diventato il primo banchiere svizzero a essere condannato penalmente per questa vicenda.

 

Conti di passaggio e prestanomi


Il decreto d’accusa firmato dal Procuratore federale Alfredo Rezzonico mette in evidenza il rapporto della Pkb con la multinazionale Odebrecht. Rapporti iniziati nel 2006 e che hanno portato all'apertura di diversi conti a nome di società di sede. Inizialmente, la banca voleva acquisire come clienti la ricca famiglia proprietarie dell'azienda e i suoi dirigenti. In realtà non è andata così: le relazioni aperte a Lugano da Odebrecht erano semplici conti di passaggio destinati anche alla distribuzione di tangenti. A gestire i rapporti con la banca erano due membri del Dipartimento Operazioni Strutturate della multinazionale, una divisione alle dirette dipendenze del Ceo Marcelo Odebrecht e il cui scopo era quello di gestire le «casse nere» per creare e gestire fondi extra-contabili destinati anche alle «dazioni corruttive».

 

Fino al 2009, nella documentazione bancaria i beneficiari economici di questi conti risultavano essere dei prestanome. L'indagine ha stabilito che Coda Nunziante e Jaime sapevano perfettamente che Odebrecht utilizzava la banca per i propri scopi illeciti: «Attraverso questa modalità operativa – si legge nel decreto –Pkb assicurava la massima flessibilità nei confronti di Odebrecht tanto da fare operare la banca contrariamente al proprio business plan e permettendo a Odebrecht di non figurare quale avente diritto economico nella documentazione bancaria a lei riconducibile».

 

Per questo motivo, Coda Nunziante e il suo subordinato «hanno permesso di fare confluire in Pkb valori di origine criminale in quanto costitutivi fra l‘altro di dazioni corruttivi destinate a compensare funzionari pubblici brasiliani al fine di ottenere commesse pubbliche».

 

Il conto del funzionario corrotto


Per l'Mpc, la consapevolezza dell'azione illegale di Odebrecht nell'affidarsi ai servizi forniti dalla Pkb si è concretizzata per Coda Nunziante quando anche alcuni dirigenti di Petrobras sono diventati clienti della banca. Viene citata come «emblematica» un'e-mail del marzo 2010, in cui il dirigente della banca viene informato con entusiasmo da Jaime di aver acquisito come clienti della Pkb «le controparti di Odebrecht», cioè funzionari stranieri come Paulo Roberto Costa e Pedro Barusco, alti dirigenti del colosso petrolifero.

 

Nel mirino dell'Mpc c'è soprattutto un conto aperto nel 2013 da Pedro Barusco, fino al 2010 direttore esecutivo del dipartimento di ingegneria responsabile di importanti progetti infrastrutturali per Petrobras. Nella primavera del 2014, Barusco è stato ricevuto da Coda Nunziante negli uffici di Lugano insieme al gestore patrimoniale esterno Bernardo Freiburghaus (poi condannato dal Tribunale penale federale nel febbraio 2020).

 

>> VEDI ANCHE: Condannato il Mr Petrobras delle banche svizzere

 

Nello stesso periodo, il conto aperto a nome della società panamense Ibiko Consulting ha ricevuto due accrediti milionari sospetti. Due pagamenti, per un totale di 17,5 milioni di dollari, sono stati effettuati da due conti presso la Banca J. Safra Sarasin di Ginevra, intestati a due delle sue società offshore, Pexo Corporation e Dole Tech Inc di cui Barusco era beneficiario finale.

 

Per la Procura federale, sono proprio questi due pagamenti a costituire gli atti di riciclaggio per cui Coda Nunziante è stato condannato. L’origine illecita è infatti data dal fatto che lo stesso Barusco è stato punito in via definitiva in Brasile per aver commesso atti di corruzione ricevendo tangenti da Odebrecht. Interrogato dagli investigatori elvetici nel 2021, l’ex dirigente statale ha dichiarato che tutti i beni disponibili in Svizzera erano di origine criminale. Anche, quindi, il denaro sporco finito prima a J. Safra Sarasin e poi alla Pkb. Un rischio, quello di vedere confluire in banca dei soldi sporchi, di cui il membro della Direzione generale della banca ticinese era a conoscenza.

 

Grave danno all'integrità della piazza finanziaria


Secondo l'Mpc, Coda Nunziante – nel suo ruolo di garante della normativa antiriciclaggio – ha sistematicamente omesso di adottare le misure richieste dalla normativa interna in merito all'obbligo di verifica e accertamento della plausibilità dei clienti e delle operazioni effettuate sul conto Ibiko: «Gravi mancanze, irregolarità e imprudenze da ricollegare ad una scarsa propensione ad agire in maniera conforme alle regole scritte e non scritte della deontologia e del diritto bancario». Infatti, «nonostante il conto Ibiko presentasse già dalla sua apertura più di un rischio superiore – trattandosi di una relazione Pep (Persona politicamente esposta, ndr), per altro nemmeno correttamente identificato – egli ha ulteriormente e sistematicamente omesso di confrontarsi agli obblighi di diligenza bancaria ai quali era astretto».

 

Il dirigente ha anche omesso di supervisionare il suo subordinato Jaime e ha «adottato un approccio puramente formale» nel valutare le transazioni a rischio. In sostanza, non ha raccolto le informazioni richieste e non ha chiarito la reale origine dei beni. Se questi chiarimenti fossero stati eseguiti correttamente, avrebbe saputo o almeno dovuto presumere che questi fondi provenivano da attività illecite in Brasile e avrebbero dovuto essere segnalati all'ufficio compliance dell'istituto.

 

Per il procuratore Alfredo Rezzonico, l'azione deliberata di Coda Nunziante ha contribuito a mettere in pericolo la reputazione della banca e «l'integrità della piazza finanziaria svizzera». Il suo danno deve quindi essere valutato come «grave». Infine, il decreto sottolinea come questa attività criminale si sia potuta concludere solo dopo l'avvio procedimento in Brasile e come Coda Nunziante – che era già stato sanzionato dalla Finma nel 2019 – non abbia mai mostrato un sincero pentimento e abbia sempre negato ogni responsabilità.

 

Nonostante ciò, le 180 aliquote giornaliere di 1.500 franchi (per un totale di 270.000 franchi) sono state sospese per un periodo di prova di due anni. Il fatto che i due terzi della prescrizione di dieci anni fossero già scaduti e la natura speciale del caso, in particolare il «ruolo da protagonista» di Jaime (ancora sotto inchiesta), sono stati fattori determinanti. Coda Nunziante, oggi consulente di gestione patrimoniale in Italia e difeso dall'avvocato Paolo Bernasconi (che non ha voluto commentare), dovrà pagare solo 24.000 franchi svizzeri di spese legali.

 

Da segnalare, infine, che sempre quest’anno, come rilevato di recente da Gotham City, il Dipartimento federale delle finanze (Dff) ha condannato due ex responsabili della compliance di Pkb, tra cui l’altro ex membro della Direzione generale Luca Soncini, colpevoli di violazione dell'obbligo di comunicazione secondo l'articolo 37 della Legge sul riciclaggio di denaro. I due hanno ritardato di diversi mesi la segnalazione dei conti della Odebrecht all'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (Mros). In questo caso siamo nell’ambito del diritto penale amministrativo e la sanzione per il dirigente bancario che oggi siede nel cda di Banca Stato è stata una multa di 35.000 franchi.  

 

 

*nome di fantasia

Pubblicato il 

22.06.22
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