Home
Rubriche
Dossier
Multimedia
Archivio
Abbonamenti
Contatti
Tra rösti e chips
di
Fabia Bottani
Questo fine settimana Zurigo vota sulla ristrutturazione del sistema di insegnamento linguistico cantonale: lo scopo dell'oggetto proposto è promuovere l'inglese quale unica lingua straniera insegnata nei primi sei anni e relegare al settimo l'approccio con la lingua francese. Appenzello interno e Nidvaldo hanno già intrapreso questa strada; Svitto, Glarona e Lucerna valuteranno il da farsi alla luce del voto di domenica. Se Zurigo, (che nel 2001 già scosse la pace linguistica nazionale promuovendo l'inglese a prima lingua straniera, davanti al francese, un esempio poi seguito da Uri a Sciaffusa passando per San Gallo), dovesse ora sposare l'inglese in modo ancor più radicale, il "fossato dei rösti" sarà ancora più profondo. Non soltanto perché i romandi, fieri custodi della francofonia, insorgerebbero. Ma anche perché, così agendo, Zurigo scavalcherebbe in un sol colpo tutti gli anni e i soldi spesi a preparare programmi, seppur criticabili, come ad esempio quello sulla creazione di uno "spazio formativo nazionale" (accettato lo scorso maggio con maggioranze anche del 90 per cento) volto a uniformare i 26 sistemi scolastici cantonali.
Guardando la Svizzera qui descritta si ha l'impressione che ognuno cerchi di tirare la coperta dalla propria parte senza troppo rispetto delle specificità dell'altro e soprattutto del nostro quadrilinguismo. Se i romandi piangono per essere ignorati dai vicini oltre Sarine, questi ultimi tendono a giustificare le loro scelte linguistiche con il fatto che i «nostri alunni sono già sovraccarichi dal dover apprendere il tedesco (considerata da alcuni addirittura la loro prima lingua straniera nazionale, dopo lo svizzerotedesco) e l'inglese, importantissimo in futuro, che se poi li si aggrava anche con il francese…». Inutile qui ricordare i contesti ticinesi e grigionesi: tutti li conoscono, tutti poi li ignorano.
La scena è tutt'altro che nuova. Quel che disturba è il suo ripetersi. Belle parole e desolanti esempi. L'attualissimo progetto scolastico Harmos (cfr. pag. 11) non è da meno: con la sua volontà di armonizzare a tutti costi, dimentica di prestare attenzione a lingue come l'italiano o il romancio destinandole alla via del tramonto senza ritorno, salvo rimanere nella memoria di pochi. Sempre gli stessi. E gli altri? Saranno privati della ricchezza elvetica, all'estero sempre decantata anche da chi poi in patria le toglie la terra sotti i piedi. Con il pretesto che questo è ciò che vuole l'economia. E chi pensava che l'Udc almeno un pregio lo potesse avere, ossia quello di difendere alcuni capisaldi elvetici come il quadrilinguismo, si sbaglia di grosso: a Zurigo, tra i promotori dell'inglese quale unica lingua straniera fino al sesto anno scolastico compreso, vi è proprio il partito di Christoph Blocher. La prossima sessione delle camere federali, intanto, dovrebbe ritornare sulla questione linguistica. Le premesse sono buone.
Pubblicato il
24.11.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 47
Articoli correlati
Nessun articolo correlato