È luglio, tempo di vacanze. Caldo? Sì, soprattutto di pomeriggio. La mattina no. La mattina l'aria è fresca e il cielo azzurro Folon, quello del manifesto sul "metano (che) ti dà una mano". D'estate, si sa, i giornali sono leggeri. La tele è spenta da una settimana. Ho cominciato la mia consueta astinenza dal mezzo. Una forma di dieta volontaria a scadenza annuale. Insomma: difficile trovare un argomento che possa nutrire questa rubrica.
Sai una cosa? Mi faccio con un po' di Baricco, quello di Barnum. Baricco è un geniaccio. Lui sì che ci sa fare con le parole. Mentre mi inalo per piccole dosi l'autore di Novecento torno a sfogliare la stampa settimanale. E mi fermo su "Ticinosette". Il settimanale annuncia un tema stuzzicante e ben confezionato (soprattutto ben confezionato). L'articolo parla di patria e di patriottismo. Il testo, di Moreno Bernasconi, è inquadrato da una bella fotografia di Adriano Heitmann: un paio di occhiali patriottici aperti – grandezza 1:1 – di quelli che i tifosi hanno appena finito di sfoggiare sugli spalti dell'Europeo. Rosso bandiera il colore, comprese le lenti, che portano al centro una croce bianca. Messi così, sulla foto, sembrano le corna di un toro.  La pagina è accattivante. Peccato che la forma (del testo) non sia all'altezza della confezione: mi perdoni l'autore. Sintassi legnosa, l'articolo è un filetto di cavallo spacciato per puledro. In sostanza, scrive Moreno Bernasconi, il patriottismo non è  solo (e tutto) negatività. Non è soltanto il responsabile del macello che ha insanguinato il Novecento. Il patriottismo, inteso come amor di patria – sostiene Moreno Bernasconi – è invece (o può essere) legittima nostalgia e ricerca di un radicamento locale contro l'omologazione dilagante promossa dalla globalizzazione. (Sono d'accordo. Sono d'accordo di combattere la globalizzazione ma non scomoderei il concetto di Patria, a meno di non ridefinirlo per benino, il concetto). Io credo che combattere la globalizzazione, come è indispensabile fare, vuol dire soprattutto edificare un mondo nuovo, non difendere quello vecchio. Vuol dire ridare ai cittadini radici. E cioè valori condivisi, come direbbe Simone Weil. Questa ricerca di un opportuno nuovo radicamento, che si manifesterebbe in forma di difesa del territorio e dell'ambiente insieme con lo slow food, è aspirazione legittima. Amor di patria che starebbe a impedire il trionfo di un indistinto multiculturalismo, e cioè la regressione verso lo stato tribale. Insomma, amor di patria vs. patriottismo. Mah!  Che dire? Sento qualcosa di capzioso nel ragionamento. Mi pare ben costruito, troppo ben costruito per non suonare artificioso. Si può certamente chiudere un occhio sulla realtà, e forse lo si deve fare, ma non sui ricordi, ammonisce il filosofo. Personalmente sono e rimango convinto con Bernard Shaw che "il mondo non sarà mai un posto tranquillo finché non si riesca a eliminare il patriottismo dalla razza umana". 

Pubblicato il 

11.07.08

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