Chiedere orari e ritmi di lavoro compatibili con le proprie risorse psicofisiche e con la vita familiare, maggiore tutela della salute e dell’integrità, salari che consentano di salvaguardare il potere d’acquisto e di non dover lavorare gratuitamente non è volere la luna. È semplicemente chiedere rispetto per il proprio lavoro e per un mestiere, tanto duro e pericoloso quanto essenziale, che per le condizioni sempre più estreme in cui viene svolto sta oltretutto perdendo di attrattività. La premessa aiuta a comprendere l’assoluta legittimità e l’importanza per l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori e per l’intera società delle rivendicazioni formulate dagli edili nel quadro dei negoziati per il rinnovo della Convenzione nazionale mantello (CNM), che regolamenta le condizioni dei circa 80.000 lavoratori che ogni giorno costruiscono la Svizzera: case, palazzi, strade, ponti, gallerie, scuole, ospedali. Rivendicazioni che verranno portate al tavolo dei, sicuramente non semplici, negoziati con gli impresari costruttori e che saranno al centro delle mobilitazioni nel corso di quest’anno, a partire dalle manifestazioni nazionali che si terranno il 17 maggio simultaneamente a Zurigo e Losanna. Sarà l’occasione per portare in piazza le ragioni di lavoratori che, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche e climatiche, lavorano sempre di più, con effettivi sempre più ridotti ed entro dei termini sempre più stretti. E dunque, di riflesso, anche mettendo a repentaglio la propria salute e la propria vita: con giornate di lavoro interminabili (di 9 ore e oltre) e la crescente pressione aumenta inevitabilmente il rischio di incidente, che tra i lavoratori edili è già tre volte più alto che per l’insieme dei salariati di questo paese e venti volte maggiore che per gli impiegati di banche e assicurazioni. Anche se, fortunatamente, negli ultimi dieci anni il numero totale di infortuni è diminuito, 127 morti sui cantieri sono 127 morti di troppo. E il numero di incidenti gravi è in aumento. Di qui l’obbligo di adottare provvedimenti per una migliore e più efficace protezione della salute degli edili. Giornate lavorative che non superino le 8 ore, riconoscimento del diritto alla pausa mattutina e dei tempi di trasferta (con pagamento integrale) sono alcune delle richieste formulate dai lavoratori nel quadro della campagna per il rinnovo della CNM che vanno in questa direzione. Richieste che, come quelle di aumenti salariali decenti per tutti e di una compensazione automatica al rincaro, cadono oltretutto in un momento congiunturale estremamente favorevole per il settore delle costruzioni. Un settore i cui affari sono destinati a crescere ulteriormente nei prossimi anni, complice tutta una serie di circostanze favorevoli. Si pensi alla grave penuria di alloggi e alla richiesta di nuovi spazi, alla diminuzione dei tassi d’interesse che rendono gli investimenti ancora più interessanti e all’aumento degli stabili che necessitano di essere rinnovati. E siccome per fare affari c’è bisogno delle braccia dei lavoratori, bisogna anche pensare ad assicurarsene a sufficienza, tenuto conto del massiccio esodo di manodopera, con un edile su due che abbandona la professione prima del pensionamento e un 30 per cento di apprendisti che interrompe il tirocinio. E per questo servono condizioni d’impiego e di lavoro attrattive. La battaglia degli edili non è dunque solo una battaglia degli edili. È una battaglia che non riguarda poi solo il settore delle costruzioni, ma tutte le salariate e tutti i salariati, essendo la CNM il miglior contratto collettivo del paese e dunque un riferimento per tutti gli altri, nel bene come nel male. |