in difesa della loro fabbrica

«Hellweg torna a casa, la Boillat non ti appartiene»: questo slogan, scandito ogni giorno dagli scioperanti della Swissmetal a Reconvilier, nel Giura bernese, riassume i sentimenti del personale nei confronti del direttore generale del gruppo. «Specialista di ristrutturazioni e di posizionamenti d’impresa», come si definisce lui stesso, Martin Hellweg è un finanziere formatosi alla scuola del neoliberismo puro e duro. Ed è lui il pomo della discordia a causa del quale martedì 16 novembre ha preso il via lo sciopero spontaneo di tutti i dipendenti degli stabilimenti Swissmetal Boillat di Reconvilier. A colpi di smantellamenti sociali e salariali, di violazioni ripetute del contratto collettivo di lavoro, di flessibilizzazioni spinte all’eccesso e di disprezzo della cultura industriale dello stabilimento, Hellweg è riuscito a creare l’unanimità contro di lui a tutti gli scalini della gerarchia, dal semplice manovale al quadro superiore. «Le sue decisioni sono autoritarie, brutali, incoerenti e senza nessun rapporto con la realtà. La sua ignoranza del nostro ramo industriale ucciderà Swissmetal», avvertivano già il 6 ottobre scorso 38 quadri del sito di Reconvilier in una lettera inviata a François Carrard, presidente del consiglio d’amministrazione del gruppo. Come spiega Hung-Quoc Tran, un ingegnere impiegato a Reconvilier e pure lui in sciopero, «la forza della Swissmetal Boillat è anche la sua cultura d’impresa basata sulla discussione e la consultazione. Dall’arrivo di Hellweg il dialogo non esiste più. Il padrone è autoritario. Direi anche dittatoriale». Da mesi le commissioni aziendali si lamentavano del direttore generale. Senza successo: «ci sentivamo di fronte ad un muro», deplora Mario Grünenwald, presidente della commissione operaia. «Non ci ha mai ascoltati e si è ostinato a proseguire su una strada pericolosa per l’avvenire dell’impresa, in spregio del personale e dei suoi diritti», gli fa eco il suo omologo Nicolas Wuillemin della rappresentanza degli impiegati. Come riassume Catherine Voirol, 56 anni di cui 35 passati nella fabbrica di Reconvilier: «Una volta era la Boillat e faccio ancora fatica a dire Swissmetal. I padroni erano paternalisti e talvolta anche duri. Ma avevano un senso di responsabilità nei confronti dei dipendenti». La notizia, alle 9 di mattina di martedì 16 novembre, del licenziamento improvviso del direttore dello stabilimento è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. André Willemin, nominato poco più di un anno fa ma da 28 anni alle dipendenze dello stabilimento Boillat, era infatti considerato l’ultimo baluardo contro la politica di smantellamento di Hellweg. In meno di dieci minuti tutto il personale ha smesso spontaneamente di lavorare. I sentimenti dei lavoratori sono espressi da Cyrille Müller, meccanico: «Ci hanno imposto orari flessibili illegali e condizioni di lavoro intollerabili. Si nascondono dietro la pace del lavoro per metterci la museruola. Prima o poi dovevamo pur rompere questo tabù che serve loro da pretesto per imporci ciò che vogliono. Non siamo bestiame». Progressivamente lo sciopero s’è organizzato. Le bandiere di Unia si sono moltiplicate negli atelier, i sindacalisti della regione sono venuti a dar man forte agli scioperanti istallando delle griglie, degli stand per le bevande e offrendo sostegno logistico. Ogni giorno delle manifestazioni sono state organizzate nelle vie del paese e davanti allo stabile amministrativo con slogan quali “I lavoratori non sono in vendita” o “Hellweg dimissioni”. Le note delle canzoni hanno sostituito i quotidiani rumori della produzione. Degli operai hanno preparato la paella e una minestra di verdure. La popolazione di Reconvilier s’è subito solidarizzata. Da un panettiere del paese sono arrivati i pasticcini, da un ristoratore le pizze, da un altro ancora i “café gréviste”. Le famiglie sono state invitate a fraternizzare con gli scioperanti in fabbrica, come domenica per condividere la cena. I municipali di Reconvilier, i politici della deputazione del Giura bernese, i sindaci della regione, tutti a turno hanno manifestato la loro solidarietà negli stabilimenti Boillat. Una grande manifestazione è stata organizzata mercoledì di questa settimana a Reconvilier. Fin dal primo giorno gli scioperanti hanno preteso la partenza di Martin Hellweg. Dopo un lungo mutismo il consiglio d’amministrazione di Swissmetal s’è seduto giovedì 18 novembre al tavolo delle trattative assieme ai rappresentanti del personale, del sindacato e del padronato. Dopo una prima interruzione le trattative sono riprese sabato. Hanno portato ad un accordo sottomesso domenica al voto dell’assemblea del personale, in questi termini: promessa che il sito di Reconvilier sarà sviluppato con nuovi investimenti, nomina di un nuovo direttore industriale proveniente dalla regione e approvato dal personale, rafforzamento della gestione delle risorse umane, impegno ad aprire dei negoziati per un aumento dei salari, nessuna ritorsione contro gli scioperanti. Ma l’assemblea del personale ha rifiutato queste proposte, votando all’unanimità la continuazione dello sciopero. Lunedì le due commissioni aziendali hanno dato mandato al sindacato Unia di interpellare il dipartimento dell’economia pubblica del Canton Berna perché si attivi quale mediatore. Ruolo che è stato assunto in prima persona dalla direttrice del dipartimento Elisabeth Zölch. Una prima serie di incontri separati ha avuto luogo martedì. Al momento di chiudere questo giornale, mercoledì sera, la mediazione era ancora in corso. Così pure lo sciopero, giunto ormai al decimo giorno.

Pubblicato il

26.11.2004 01:30
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