Il portaledi critica socialee del lavoro
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Le recenti dimissioni di Thomas Schmidheiny dal consiglio di amministrazione del colosso mondiale del cemento Lafarge-Holcim (di cui rimane però uno dei principali azionisti) hanno dato l’occasione a certa stampa per celebrare la sua famiglia, la più potente e discussa dinastia industriale svizzera del Ventesimo secolo, nota nel mondo soprattutto per l’attività con l’amianto. E per la scia di morte e di devastazione ambientale che questa si è lasciata dietro. Un dettaglio secondo il quotidiano zurighese Blick, che definisce l’uscita di scena (si fa per dire) dell’ultimo Schmidheiny dopo quasi 150 anni di attività industriale come “la fine di un’incredibile storia di successo”. Siamo alla falsificazione della storia!
Dati e dati sulla disoccupazione, sull’occupazione, sulla sottoccupazione e sull’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Ebbene, l’Ufficio federale di statistica ci mostra ora un inedito 38% di apprendisti che in Ticino, con tanto di diploma, trascorre un periodo a “timbrare” prima di trovare un posto. Di più, in Svizzera il 15,7% dei giovani tra i 18 e i 24 anni è a rischio povertà. Ma qual è la realtà che si nasconde dietro a questi numeri?
Dopo aver rivestito funzioni dirigenziali per quasi mezzo secolo, il 72enne Thomas Schmidheiny ha partecipato lo scorso 8 maggio per l’ultima volta in veste di membro del consiglio di amministrazione all’assemblea generale della sua Lafarge-Holcim, il più grande gruppo mondiale del cemento (con 100.000 dipendenti in 90 paesi), frutto della fusione nel 2015 della francese Lafarge con la svizzera Holcim, che lui ereditò dal padre Max a metà degli anni Settanta. Pur restando il più grosso azionista, con una partecipazione dell’11,4 per cento, con le sue dimissioni finisce l’era della dinastia Schmidheiny, tra le più influenti famiglie d’industriali svizzere dell’ultimo secolo.Un’era fatta più di ombre che di luci, segnata in particolare dalle decine di migliaia di morti causati in giro per il mondo dall’Eternit, l’altro pezzo dell’impero di famiglia ereditato dal più celebre fratello Stephan.
“Meglio stare zitto, altrimenti mi licenziano”. Un pensiero comune a molti lavoratori, anche quando si parla di sicurezza. L’essere costretti a scegliere tra sicurezza e lavoro non è degno di un paese civile. A ristabilir la civiltà ci ha pensato una recente sentenza della Pretura di Locarno, che ha condannato un’impresa per licenziamento abusivo di un operaio che aveva segnalato dei problemi di sicurezza. Una sentenza importante che farà giurisprudenza.
S’infiammano gli animi in vista del rinnovo del contratto nazionale mantello dell’edilizia (Cnm) che tutela 80mila operai, in scadenza quest’anno. Il padronato sembra non aver ancora digerito la conquista del 2003 del prepensionamento a 60 anni. Dopo aver provato a indebolirlo in occasione dell’ultimo rinnovo del 2014, ora torna all’attacco chiedendone la posticipazione a 62 anni o una riduzione del 30% delle rendite.
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