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L'editoriale | 19.04.2018 |
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Non è una semplice provocazione, non è la solita sparata a esclusivo uso e consumo della stampa domenicale la “proposta shock” formulata nei giorni scorsi dalla direttrice della cassa malati Css di innalzare la franchigia minima dell’assicurazione malattie dagli attuali 300 franchi annuali a 5.000 o addirittura a 10.000 franchi, misura che a suo dire dovrebbe contribuire a ridurre i sempre più insopportabili premi. Quella di colpevolizzare chi ha la sfortuna di ammalarsi è una tendenza già in atto ormai da anni, ma che di questi tempi sta subendo una pericolosa accelerata. L’uscita della rappresentante del primo gruppo assicurativo del paese (con oltre 1,2 milioni di assicurati) non è dunque casuale, ma s’inserisce in questo preciso disegno teso a “responsabilizzare” l’individuo (dicono i suoi fautori), cioè a scaricare sempre maggiori costi sui malati e a indurre gli assicurati a “scommettere” sulla loro salute. Il che, in concreto, significa limitare il libero accesso alle cure mediche di base a un numero crescente di persone e spingersi così verso una medicina a due velocità: una di qualità superiore per i ricchi e una di qualità inferiore per i poveri. |
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Articoli |
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Riforma fiscale ticinese | 19.04.2018 |
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Il sindacato Unia ha un ruolo di primo piano nella campagna contro gli sgravi fiscali in votazione popolare il 29 aprile. Si è apertamente dichiarato contrario a nuove politiche di defiscalizzazione a facoltosi e grandi imprese e, a differenza di altre organizzazioni sindacali, ha denunciato il ricatto-baratto tra gli sgravi e le misure sociali già approvate e immediatamente finanziabili a costo zero su cui non si vota, ma che a detta di parlamento e governo sarebbero inscindibili. Per capirne le ragioni, l’intervista a Enrico Borelli, segretario regionale di Unia Ticino.
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Racial profiling | 19.04.2018 |
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Non è la prima volta che in Svizzera un giudice debba occuparsi di un controllo di polizia su una persona di colore quale possibile violazione del divieto costituzionale di discriminazione razziale. Nei giorni scorsi il tribunale distrettuale di Zurigo ha assolto tre poliziotti per il fermo di un uomo di colore con problemi cardiaci che si era rifiutato di mostrare un documento. L’accusa era di abuso di autorità e messa in pericolo della vita altrui. |
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25 aprile, un ritratto | 19.04.2018 |
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Oltre un anno di forte tensione durante la guerra, mesi e mesi vissuti pericolosamente, fino alla Liberazione (25 aprile 1945): questa l’esperienza giovanile del dottor Sandro Pedroli, forse l’unico ticinese ad aver collaborato attivamente alla lotta italiana contro il nazifascismo, entrando a far parte dei servizi ausiliari delle Formazioni partigiane Giustizia e Libertà. Ma quello fu anche l’inizio di una vita ricca di ideali, di impegno sociale e di solidarietà. Oggi 95enne, Pedroli vive a Zurigo, dove per decenni ha curato migliaia di lavoratori italiani e spagnoli.
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La sentenza | 19.04.2018 |
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È una vittoria di quelle importanti. Il Tribunale amministrativo federale (Taf) ha accolto un ricorso presentato da Unia contro il lavoro notturno sul cantiere del Ceva, la linea ferroviaria che collegherà la città francese di Annemasse alla stazione Cornavin di Ginevra. Il lavoro di notte era stato richiesto e autorizzato per far fronte ai numerosi ritardi – dovuti a dei ricorsi – con cui è confrontata l’opera. La decisione dei giudici fa finalmente chiarezza e mette un freno alla “moda” di concedere un’autorizzazione al lavoro notturno anche quando non vi è una reale necessità. Lavorare di notte ha infatti delle importanti ricadute negative sulla salute dei lavoratori. Proprio per questo è di principio vietato dalla legge.
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Rubriche |
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La mano invisibile | 19.04.2018 |
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Diario di classe | 19.04.2018 |
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