anno XXI - N° 4 - 16 marzo 2018

L'editoriale
15.03.2018

di 

Claudio Carrer

In Svizzera i controlli di polizia a sfondo razzista sono un problema molto più diffuso di quanto comunemente si pensi. Ricerche e inchieste condotte negli ultimi anni confermano che le persone di colore, i migranti, i musulmani, i richiedenti l’asilo, i sans-papier, i nomadi, le lavoratrici e i lavoratori del sesso hanno molta più probabilità di essere fermati per strada senza alcuna ragione evidente, semplicemente per il loro aspetto. Tutto questo è ovviamente contrario alle nostre leggi e al diritto internazionale, ma succede. E le vittime hanno pochissime chance di ottenere giustizia, perché i tribunali tendono a giustificare sempre l’agire delle forze dell’ordine (anche laddove la discriminazione è evidente) o perlomeno a non sanzionarlo. Si chiama razzismo istituzionale. Paradigmatico è il caso del testimone di una scena di questo tipo consumatasi nel 2017 a Basilea che ha avuto il coraggio di intervenire per chiedere spiegazioni ma che alla fine si è ritrovato condannato per aver impedito un atto (illegale) dell’autorità.

Articoli

Sanità e giustizia sociale
22.03.2018

di 

Federico Franchini

Si tratta forse del caso più eclatante che dimostra come le case farmaceutiche dettino legge sui prezzi dei medicamenti. E di come per farlo utilizzino metodi molto discutibili. Per ostacolare un farmaco dal prezzo accessibile a vantaggio di un medicamento più costoso i due principali gruppi farmaceutici svizzeri hanno diffuso informazioni ingannevoli. I prodotti, perfettamente sovrapponibili, sono inoltre stati artificiosamente differenziati. Ciò che ha generato costi sanitari enormi. In Italia della vicenda se ne è occupata l’Antitrust e le autorità di perseguimento penale. In Svizzera le autorità affermano di avere le mani legate.

Società e Giustizia
15.03.2018

di 

Veronica Galster

«Sono nato nel 1946 e già nel 1947, forse non avevo neanche un anno, mi hanno portato alla Culla San Marco di Faido. Non so perché, non so chi mi ci ha portato, ma lì sono rimasto fino all’età dell’asilo, quando mi hanno poi trasferito al Von Mentlen di Bellinzona», inizia così la storia di Riccardo, uno di quei bambini tolti alla famiglia e collocati in istituto “a scopo assistenziale” dalle autorità, che però non si sono mai preoccupate di verificare come stesse nei vari istituti nei quali ha vissuto. La sua storia e quella dei suoi fratelli non rappresentano dei casi isolati, in Ticino sono 150 le persone che si sono già fatte avanti per chiedere chiarimenti sulla loro infanzia e adolescenza e 103 si sono annunciate a Berna per ricevere il contributo di solidarietà destinato appunto alle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale fino al 1981.

Fiscalità
15.03.2018

di 

Francesco Bonsaver

«Il senso di una detassazione è quello che alla fin fine si guadagnano più soldi». Seguendo il motto dell’ex presidente americano Ronald Reagan che diede avvio al neoliberismo globale negli anni ’80, Marcel Schwerzmann, il ministro delle finanze del Canton Lucerna, (indipendente eletto nelle liste del Partito liberale), è riuscito a sedurre i suoi concittadini. La sua proposta di tagliare massicciamente le imposte alle imprese portandole al 12,3% fu plebiscitata nel 2009 dai lucernesi con il 62% di voti favorevoli.
A nove anni di distanza, in piena notte, il pensionato Fritz Baumann chiama il numero d’urgenza della polizia cantonale lucernese per aver sorpreso uno scassinatore. «Non abbiamo nessuna pattuglia nella regione per intervenire a causa dei tagli» è la sorprendente risposta della polizia. Non è un caso unico. In soli tre mesi, la polizia cantonale di Lucerna non è potuta intervenire su 150 richieste telefoniche dei cittadini d’interventi urgenti, come ha rivelato “Mise au point”, trasmissione televisiva romanda che ha raccolto la testimonianza del pensionato Baumann. «Nel corso dell'ultimo anno abbiamo più volte ribadito che la politica di austerità del Cantone impedisce alla polizia di Lucerna di adempiere al suo mandato legale. La mancanza di personale e la ghigliottina sulle prestazioni, le impediscono di intervenire in maniera adeguata» ha denunciato nella sua relazione annuale il presidente dell’associazione della polizia lucernese, l’avvocato Federico Domenghini, titolare di uno studio di consulenza a imprese e imprenditori.


Società
15.03.2018

di 

Claudio Carrer

Se si è testimoni di un controllo di polizia che si sospetta essere motivato da ragioni razziste, è lecitov intervenire? La logica (e pure le leggi) dicono di sì, ma il Tribunale penale di Basilea Città afferma il contrario: lo scorso 6 marzo ha infatti condannato a una multa di 400 franchi un uomo che, trovatosi in questa situazione, è andato a chiedere conto a due agenti che senza alcun motivo controllavano un uomo di colore. L’accusa: impedimento di atti dell’autorità. «Si tratta di una condanna contraria al diritto federale e internazionale», commenta il suo legale, annunciando ricorso al Tribunale d’appello.

Esteri
15.03.2018

di 

Loris Campetti

Fallito il tentativo di resistere al comando del Pd anche dopo la disfatta, almeno fino alla formazione del governo, Matteo Renzi si è dimesso con una lettera alla direzione del partito, a cui non s’è fatto vedere ma sentire sì, sparando ad alzo zero sul quartier generale e pretendendo ancora di dettare la linea dopo aver accusato i gufi di avergli impedito di condurre fino in fondo la sua guerra. Una guerra di annientamento del Pd e dell’intera sinistra. Ma già minaccia un suo ritorno. La guida temporanea passa al suo secondo, l’ex ministro Martina che accompagnerà (sotto l’occhio vigile di Delrio, Calenda, Franceschini...) i resti del Pd all’assemblea incaricata di scegliere il percorso per l’elezione del nuovo segretario. Sembra escluso il congresso, dovranno decidere tra le primarie come vuole lo statuto e il cambiamento delle regole.

Rubriche

La mano invisibile
15.03.2018

di 

Silvano Toppi
A briglie sciolte
15.03.2018

di 

Franco Cavalli
Lavoro
15.03.2018

di 

Giuseppe Dunghi
Eurovisioni
15.03.2018

di 

Roland Erne

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