Il portaledi critica socialee del lavoro
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“È sempre più difficile distinguere tra negozi “normali” e negozi situati nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti o presso le stazioni di benzina e pertanto è giunto il momento di garantire parità di trattamento in materia di orari di apertura”. Il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, non sappiamo se per ingenuità politica o per arroganza, ha finalmente gettato la maschera spiegando in questi termini, lunedì scorso davanti al Consiglio nazionale, il senso della nuova Legge federale sugli orari di apertura dei negozi che obbliga tutti i Cantoni a concedere aperture minime dalle 6 alle 20 in settimana e fino alle 19 il sabato. Legge poi approvata dal plenum, tra l’altro (alla faccia del federalismo) a sole 24 ore dalla votazione popolare con cui i ticinesi hanno deciso un regime molto meno liberale.
I tagli agli assegni integrativi e di prima infanzia mobilitano le famiglie ticinesi. Se i politici cantonali non sapranno ascoltarle, saranno forse dei tribunali a ripristinare lo spirito originario della politica familiare cantonale, invidiata dal resto del paese e ora diventata un incubo per molte famiglie in Ticino.
Lunedì 22 febbraio a Bellinzona, mentre è in corso la seduta del Gran Consiglio ticinese, un gruppo composto da una decina di mamme e di papà coi loro pargoletti si presenta fuori dai cancelli del palazzo governativo. Chiedono di poter parlare con Luca Pagani,l’attuale presidente del Gran Consiglio.
Dopo aver trascorso diversi giorni sulla strada con i migranti, si iniziano a cogliere dettagli sino a prima ignorati, o ritenuti superflui. Talvolta è possibile intuire l’area di provenienza di una persona, l’estrazione sociale, se ha sofferto fame, sete e altre privazioni, se ha conosciuto il buio siderale della detenzione e il dolore modulato delle sale di tortura; se è sopravvissuto alle bombe, o se è riuscito a fuggire prima che l’inferno emergesse dai crateri ingoiando ogni cosa. In altri casi però, ogni tentativo di lettura finisce per schiantarsi contro un muro, una corazza impenetrabile emanata da uno sguardo, da un linguaggio corporeo diverso da tutti gli altri e in grado di scardinare le proprie convinzioni, mettendo alle corde ogni presunzione.
Nell’autunno del 2009 Hanspeter Brunner viene nominato alla guida della sede della Bsi a Singapore. All’epoca la banca ha una strategia dichiarata: espandersi in Asia. Singapore è la place to be. È nella città-stato che vengono convogliati i dollari dei neoricchi asiatici (e non solo). Così, l’istituto ticinese, all’epoca controllato da Generali, decide di puntare su questo banchiere di classe mondiale. Un uomo che aveva sfoderato tutto il suo talento presso un istituto rivale, la Rbs Coutts. Con il cambio di casacca, Brunner si porta dietro parte della sua squadra: una settantina di dipendenti che dalla Rbs Coutts passano di colpo alla Bsi. Un esodo mai visto nella storia bancaria.
Nonostante gli sforzi intrapresi da Unia, il popolo ticinese domenica scorsa ha approvato la nuova legge sugli orari di apertura dei negozi, che per il personale comporterà giornate di lavoro ancora più pesanti e un aumento del lavoro domenicale e festivo.
Questo anche a causa dell’incomprensibile comportamento del sindacato Ocst durante la campagna referendaria che, «invece di schierarsi dalla parte del personale, ha condotto una campagna a sostegno della legge e dunque degli interessi della grande distribuzione», ha denunciato Unia in un comunicato diffuso domenica a commento del risultato (59,2% di sì contro 40,8% di no).
Il Senato italiano ha impedito una rivoluzione contro natura. Proprio così, “contro natura”, ha detto il ministro Angelino Alfano, gamba destra del governo Renzi, usando un termine che evoca antichi anatemi in uso ai tempi della tirannide sacerdotale, decisamente prima che un papa, interrogandosi sull’omosessualità, ammettesse: “Chi sono io per giudicare?” Commentando la conclusione della vexata quaestio delle unioni civili si potrebbe dire, parafrasando l’amara riflessione di Porfirio Díaz sul suo povero Messico schiacciato dagli incombenti Stati Uniti, “povera Italia, così lontana da Dio, così vicina al Vaticano”
Sindacato Unia
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