Il portaledi critica socialee del lavoro
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Giù le mani dagli ospedali! Pur avendo bocciato di misura l’iniziativa che portava questo titolo, nella votazione cantonale del 5 giugno scorso il popolo ticinese, dando una lezione all’intera Svizzera, ha espresso indicazioni chiare sul tipo di sanità che vuole: di qualità, di prossimità e soprattutto sotto stretto controllo pubblico. Con l’affossamento della Legge sull’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) voluta da Governo e Parlamento, il popolo ha detto no a un’impostazione privatistica del sistema sanitario e riaffermato il primato degli interessi dei pazienti su quelli di un manipolo di azionisti di grandi gruppi privati, con i quali i vertici dell’Eoc e il ministro cantonale della sanità Paolo Beltraminelli volevano invece entrare in affari costituendo insieme delle società anonime.
È una Francia in grande difficoltà che ospita, da oggi, l’Euro di calcio. Il paese è in stato d’emergenza, la paura di attentati rimane dopo i massacri del 2015, la Francia è considerata dai servizi segreti il paese più minacciato al mondo. Il prefetto di polizia, Michel Cadot, ha ottenuto dal governo un sensibile rafforzamento della presenza di poliziotti a Parigi, allo Stade de France a Saint-Denis ma soprattutto per la “fan zone” del Champ-de-Mars, sotto la Tour Eiffel, area reputata vulnerabile. Le inondazioni sono finite, ma i danni sono visibili e gli effetti si fanno ancora sentire nella vita quotidiana, a Parigi, per esempio, solo nel fine settimana la Rer C – la rete ferroviaria regionale che attraversa l’agglomerato di Parigi –- dovrebbe tornare a circolare normalmente, nei dintorni della capitale molte cittadine sono in ginocchio.
È definitivamente fallito il tentativo di imporre a tutti i Cantoni un’ennesima estensione degli orari dei negozi: il progetto di legge federale che mirava ad “armonizzare” le aperture dalle 6 del mattino fino alle 8 di sera sull’intero territorio nazionale, “figlio” di una mozione del senatore ticinese Filippo Lombardi, è infatti stato affossato lunedì dal Consiglio degli Stati. Si tratta di una decisione presa essenzialmente nel nome del federalismo, ma che rappresenta anche una vittoria per molte lavoratrici e molti lavoratori del commercio al dettaglio, un settore già fin troppo liberalizzato e povero di regole e garanzie a tutela del personale che certo non ha bisogno di un ulteriore allentamento normativo.
Quando nel 1976 la Commissione federale per le questioni femminili diventò operativa, le donne sposate necessitavano ancora del consenso del marito per esercitare un’attività lucrativa. Non esistevano statistiche sulla discriminazione salariale e le donne vittime di violenza domestica non godevano di alcuna protezione. Sembra Medioevo. Ma anche 30 anni dopo c’è ancora tanta ma tanta mancanza di uguaglianza, vale a dire ingiustizia, che fa male, indigna e offende tutte le donne (e forse anche gli uomini). E questo nonostante quest’anno si festeggi il ventesimo dell’introduzione dell’articolo che a parole sancisce l’uguaglianza e la parità salariale fra donne e uomini. Che dovrebbero avere gli stessi diritti. Per ora solo a parole, perché a Berna la revisione della legge è stata stralciata dal programma di legislatura 2016-2019.
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