Zurigo perde un po’ di rosso

Non c'è che dire: il partito socialista svizzero ha rimediato alle elezioni cantonali zurighesi di domenica scorsa una sonora sconfitta. Una sconfitta di quelle che lasciano il segno non soltanto per le dimensioni, ma anche per la lacerante polemica interna che si è accesa. E questo non è un buon viatico per la campagna in vista delle elezioni federali del prossimo autunno. Il vertice del Ps svizzero ha dapprima cercato di contestualizzare la sconfitta, attribuendola in sostanza alle debolezze ed agli errori (del resto ancora da analizzare) del Ps zurighese; poi, di fronte alla crescente domanda di spiegazioni, ha indetto una conferenza stampa per dire in sostanza che la politica e le elezioni nazionali sono un'altra cosa e che il partito rimane fermo sulla sua strategia attuale.
Per il presidente Hans-Jürg Fehr non bisogna «esagerare con le interpretazioni». In definitiva, secondo lui, quella di Zurigo è sì una pesante sconfitta, ma cantonale, e comunque isolata, dal momento che nelle altre elezioni cantonali di quest'ultimi mesi il partito ha conseguito anche dei successi. Inoltre, il bilancio delle votazioni popolari negli ultimi quattro anni vede il Ps più spesso come vincitore che come perdente. «E questo è per noi un risultato straordinariamente buono», ha sottolineato ancora Fehr.
Sta di fatto però che la sconfitta zurighese brucia molto, ed il partito s'è spaccato alla ricerca dei motivi di un rovescio di tali proporzioni e delle eventualmente necessarie correzioni di rotta. Per il presidente l'insegnamento da trarre è che occorre soprattutto mobilitare la base, l'elettorato di sinistra. E per riuscirci bisogna mettere al centro del dibattito politico «la questione sociale in tutte le sue sfaccettature»; le discussioni sulla direzione di marcia del partito, al contrario, non servirebbero a nulla.
Ma a molti quadri ed attivisti del Pss questo semplice ribadire la linea del partito non basta. È una linea che da più parti viene definita "conservatrice" (anche se questo termine, usato all'esterno del partito, come ha fatto il presidente dei liberali-radicali Fulvio Pelli, assume un significato opposto). In sostanza si chiede al partito di impegnarsi sulle tematiche sociali in modo più aggressivo, meno accomodante. Ma c'è anche chi sostiene che non è una questione di stile, ma di contenuti. Ciò che oggi è decisivo per conquistare il consenso al centro senza perderne a sinistra, è la qualità, la modernità delle soluzioni proposte ai nuovi problemi sociali.
Tra chi la pensa in questo modo c'è anche l'ex copresidente di Unia e dell'Uss, Vasco Pedrina. A lui, che vive a Zurigo e ne conosce bene la situazione politica, abbiamo voluto chiedere con questa intervista di analizzare la sconfitta e di indicare motivazioni e rimedi.

"È un socialismo alla Blair"

Vasco Pedrina, perché una sconfitta così pesante del Ps zurighese?

Penso che ci siano dei motivi onorevoli di questa sconfitta. Citerei anzitutto il comportamento del partito socialista nei confronti della questione dell'immigrazione e anche della violenza giovanile. Su queste questioni il Ps ha difeso posizioni che attualmente sono impopolari; però bisogna anche dire che sulle stesse questioni ha mancato d'iniziativa, addirittura s'è fatto portar via dall'Udc il tema dell'integrazione. Comunque il Ps non ha ceduto alla campagna xenofoba dell'Udc su tali questioni. E questo è positivo, dal momento che avrebbe pagato un prezzo per quello che è successo a Seebach [le violenze di gruppo su una ragazzina, ndr] e nella scuola Borrweg [dove una classe elementare con la sua aggressività fa "scappare" i maestri, ndr], tanto più che il presidente della commissione scolastica era un socialista. Ed anche il dibattito sull'assistenza sociale ha sicuramente pesato un po' negativamente. Poi, naturalmente, hanno giocato quegli elementi che pesano anche a livello nazionale, come la congiuntura economica, o la questione ambientale, rispetto alla quale è chiaro che chi va a votare vota per l'originale piuttosto che per la copia, anche se su questa questione il nostro partito è attivo.
Questi però sono motivi in qualche modo esterni al partito. Quali errori il Ps zurighese ha invece compiuto, per così dire, di suo?
Ci sono almeno due problemi, d'altronde collegati, che sono proprio di natura cantonale. Da un lato è stata condotta una campagna con uno slogan principale che dice già tutto. Lo slogan era: "Die Zürcher Regierung hat zwei grosse Qualitäten. Regine Aeppli und Markus Notter". Come si fa a mobilitare la base con uno slogan come questo? Era una campagna senza contenuto, senza nessun tema centrale. D'altro lato, questo comportamento è legato di fatto ad una questione politica, che è la linea "blairiana" [alla Blair, ndr] del partito socialista zurighese. L'assurdo è che questa linea "blairiana" ha fatto sì che negli ultimi 15-20 anni il partito si sia profilato sempre meno sulle questioni sociali e un po' di più sulla governabilità. Una delle sue preoccupazioni era quella di apparire il meno possibile legato o vicino ai sindacati, perché così si penetrava elettoralmente nei ceti medi. E per non far male a nessuno in questi ceti medi, ha finito per perdere profilo. Adesso il Ps zurighese paga il prezzo di questa politica.
In realtà sembra che il Ps abbia perso voti non solo alla sua sinistra a favore dei verdi tradizionali, ma anche alla sua destra a favore dei verdi-liberali. Il che vuol dire che questi ceti medi gli hanno voltato le spalle…
Sì, perlomeno in questa votazione dovrebbe essere andata così. Anche se per dirlo con certezza bisognerà aspettare le analisi sui trasferimenti di voti. E tuttavia adesso c'è anche, tra i commentatori politici, chi dice che il partito socialista deve diventare ancora più "blairiano" e andare ancora più a destra a Zurigo per recuperare questi voti. Ma rispetto all'elettorato non è con una politica di questo tipo che il partito socialista e la sinistra possano tenere. D'altronde basta guardare nel canton Vaud, ma anche in Ticino: non è con una politica così poco profilata sui contenuti che si può guadagnare voti.
Anche i voti persi sulla sinistra, a favore dei verdi, non sono facilmente recuperabili. Come può fare il partito ad uscire da questa situazione?
È una situazione chiaramente difficile: penso che a Zurigo il Ps non riuscirà rapidamente a recuperare. Perché quando si è condotta così a lungo una politica di un certo tipo, e con un certo tipo di personale politico, prima di riuscire a recuperare terreno occorre prima chiarire le questioni di orientamento, ma ci vuole anche un altro tipo di personale politico. E questo, se lo faranno, prenderà sicuramente il suo tempo.
Ma in che senso esiste un problema di personale?
È tipico, sia a livello nazionale, sia a livello dei legislativi cantonali. Al Nazionale per esempio, adesso si ripresentano tutti i "vecchi" e poco profilati. Ma è chiaro che quando per anni si fa una politica annacquata per far piacere ai ceti medi, dopo non si mobilita più. Insomma, come si fa a credere di poter mobilitare il partito sui nomi in lista. Il grosso problema del partito probabilmente lo si vedrà con l'analisi di dettaglio: più che il trasferimento di voti verso altri partiti, il grosso problema del Ps è che l'elettorato socialdemocratico non è andato a votare. Lo si fa votare se lo si mobilita; e non lo si può mobilitare su slogan come "Il governo ha due qualità…" La gente non va mica a votare per queste cose: bisogna fornirle i contenuti. E penso che, contrariamente a quanto dicono i commentatori che vogliono fare spostare a destra il partito, i socialisti possono recuperare solo se mettono al centro le questioni sociali, poiché sulle questioni ambientali la gente va a votare l'originale e non la copia.
In un certo senso, allora, avrebbe ragione Fulvio Pelli, quando parla del Ps come di un partito conservatore, poco moderno…
Sì, penso che sia possibile, perché mettere al centro le questioni sociali vuol dire mettere al centro le preoccupazioni che ha veramente la gente, e tematizzarle. E non vuol dire che ogni soluzione debba essere una vecchia soluzione. Adesso siamo entrati in una fase di crescita economica, per cui il problema che si pone non è solo quello di difendere conquiste sociali, ma è anche quello di dare risposte nuove a problemi sociali nuovi che si pongono, per esempio, in rapporto alla questione dello sviluppo delle forme d'impiego precario. Ci sono risposte nuove da dare, e quindi c'è modo di essere innovativi senza che "riforme" voglia dire, come vuole Pelli, peggioramento del sociale.
Un recente studio mostra come la componente operaia del Ps sia molto ridotta, praticamente pari a quella dell'Udc. Come potrà riuscire il Ps a recuperare questa sua componente "naturale"?
Può farcela se metterà al centro le questioni, le preoccupazioni delle categorie sociali più svantaggiate. E non solo di quelle, perché l'insicurezza ora sta trasferendosi in quelli che vengono chiamati "i ceti medi". Ci sono poi le questioni della società – e questo è un problema che vale per i socialisti, ma anche i sindacati – come quella dell'immigrazione, sulla quale non basta semplicemente battersi contro le discriminazioni e per la parità dei diritti. Bisogna anche dare qualche indicazione di risposta ai problemi di società che si pongono in particolare nelle grandi città. Per esempio, quando emergono situazioni di violenza come nelle scuole zurighesi, non si può semplicemente dire che è solo un problema di discriminazioni, si tolgano tutte le discriminazioni e non ci saranno più problemi. Non lo si può dire perché non è così. E la gente questo lo sente, in particolare lo sentono i lavoratori che poi finiscono per andare a votare Udc. Ecco, tra la posizione xenofoba e quella ingenua che vede tutto dall'ottica della discriminazione, penso che ci dovrebbe essere la possibilità di sviluppare anche qualche proposta ragionevole in risposta ai problemi che si pongono nella società. Sarà nei prossimi anni una sfida sia per i socialisti che per i sindacati.
Quanto può aver influito la scissione degli ecologisti zurighesi su questa disgregazione dell'elettorato socialista?
È chiaro che i verdi-liberali hanno approfittato dell'effetto novità, con una certa originalità. Perché si sa che, se non avesse il peso della sua tradizione, sarebbe il partito radicale ad occupare quel terreno lì. E d'altronde Pelli con i suoi commenti ha fatto rilevare che c'è nel Paese un bisogno di liberalismo. I verdi-liberali ne hanno approfittato, in una situazione dove i legami di appartenenza politica sono molto più fragili che in passato. È un fenomeno, questo, forse transitorio, che si constata in tutti i Paesi europei.
A sua volta, la ritrovata intesa tra Plr e Udc a Zurigo quanto ha condizionato il risultato elettorale?
Questo è un aspetto che merita una riflessione anche a livello nazionale. In effetti, nel canton Zurigo c'è stato un cambiamento nel modo di far politica dell'Udc rispetto a quattro anni fa. L'unico elemento di continuità è stato quello di attaccare il Ps sulla scuola, sui giovani immigrati violenti, eccetera. Ma per il resto hanno fatto una scelta di un discorso più "ragionevole" nel quadro di un progetto borghese comune con i radicali. A questo cambiamento di strategia, non ha corrisposto un analogo cambiamento di strategia dei socialisti, i quali hanno seguito lo stesso schema di quattro anni fa, cioè invitando a votare socialista e indicando come spauracchio l'Udc. E questo non ha più funzionato. In questa situazione politica il Ps non può più vivere di riflesso, per opposizione a Blocher ed all'Udc. Deve profilarsi su temi propri. Da questo punto di vista, la sconfitta zurighese è una lezione sia per i socialisti che per i sindacati, in particolare per certe correnti sindacali. Insomma, abbiamo dietro di noi due sconfitte in votazioni popolari con il 30 per cento: l'autunno scorso con l'asilo e in marzo sulla cassa malati unica. Vedremo cosa succederà con la votazione sull'assicurazione invalidità. E qui si pone il problema, perché da noi nei sindacati, poiché non ne subiamo le conseguenze, si ha un po' la tendenza di dire che tutte queste battaglie bisogna condurle per questioni di principio, di morale, eccetera; però se il risultato è che alle elezioni cantonali o federali il Ps perde forza e la questione sociale viene messa ancor più da parte, non è senza conseguenze. Per cui c'è una riflessione da fare sull'opportunità di fare queste battaglie in serie per prendersi due volte all'anno batoste del 30 per cento, o magari fare questo tipo di battaglie in maniera soltanto eccezionale, quando veramente c'è una questione assolutamente fondamentale in gioco.

Pubblicato il

20.04.2007 02:00
Silvano De Pietro