Votazione bulgara

Secondo me ci si è troppo concentrati sui rumeni in queste ultime votazioni federali. Tutti a dire dei rumeni che arrivano per rubare, tutti a preoccuparsi per i rom (che sembra un vezzeggiativo di "rumeno" ma in realtà è tutta un'altra cosa). Ecco, secondo me, è stato uno sbaglio, un'ingiustizia prendersela così coi rumeni. Cioè, si sono colpevolmente dimenticati i bulgari. Per una volta posso concedere la buona fede nel senso che qualcuno all'allarme "arrivano i bulgari" forse ha pensato che saremmo stati invasi dai gioiellieri. Assolutamente no. Non porteranno diamanti intagliati. E non porteranno petrolio perché il Mar nero non è un giacimento petrolifero, il nome sarà – immagino - riferito alla purezza delle sue acque. Al massimo porteranno un amico o un parente.
Un po' di storia. Credo che il problema delle invasioni bulgare dev'esserci già stato in passato. Basta saper leggere con attenzione i toponimi delle nostre zone che spesso sono una valida testimonianza di significativi accadimenti passati. Ora, in provincia di Como, c'è un comune che si chiama "Bulgarograsso". Siamo sicuri che il bulgaro quando arrivò nel Comasco era certamente emaciato e male in arnese e poi alle spalle di onesti padani si è fatto pingue e tracotante al punto da imprimere un segno indelebile della propria presenza nel nome di una località. Bisogna imparare dalla storia se vogliamo evitare in futuro di avere, che ne so?, un fantomatico "Rumenobeso" quartiere di Lugano.
E poi in fondo si sa poco dei bulgari. Dai, è un classico, se vuoi mettere in difficoltà qualcuno gli chiedi qual è la capitale della Bulgaria. Quello di sicuro comincia ad annaspare sparando a caso: Praga? Bucarest? Budapest? Magari in un impeto di disperazione ti dice anche "Varsavia!" ma… cosa lì… eh… insomma la risposta giusta non te la dà.
Ma la cosa più sconvolgente di tutte è che ancora prima di arrivare hanno importato nel nostro paese il loro modo di intendere le votazioni. È terribile il dramma che si è consumato lo scorso fine settimana alle urne: l'estensione dei trattati bilaterali a Romania e Bulgaria è stata accettata dagli svizzeri con un consenso alla bulgara, appunto. Con pochi sprazzi di lucidità e a questo proposito, onore e vanto al Ticino che, invece, a ragione teme il buio oltre l'ex cortina di ferro. Però, dico, nel complesso dove abbiamo sbagliato? Dev'essere colpa dei cartelloni. I corvi famelici non hanno sortito l'effetto sperato. Certo, con quelle eleganti livree nere sembravano piuttosto compunti banchieri intenti a spolparsi la Svizzera. Ci voleva un uccello proletario, uno di quei volatili plebei da parco. Il pettirosso! Quello sì che incarna bene il nemico: un anonimo giubbetto grigio ma sul cuore è rosso perché mai smetterà di essere comunista ovunque voli. Una povera Elvezia becchettata da una miriade di pettirossi: ecco l'immagine che poteva far capire come sarebbe stato giusto votare. Facciamone tesoro per la prossima votazione perché anche l'ornitologia deve stare al servizio dell'ideologia.

Pubblicato il

13.02.2009 13:30
Flavia Parodi