Al m.a.x.museo di Chiasso è in corso una bella mostra sull'opera grafica di Giovanni Battista Piranesi (1720-1778). Fu uno spirito indipendente e ribelle, qualcuno ha parlato, forse esagerando, di "vita scellerata". Allievo a Roma dell'incisore Giuseppe Vasi, si stancò presto delle tranquille vedute romane del suo maestro. In primo piano, davanti ai palazzi rinascimentali e alle chiese barocche, amava raffigurare i mendicanti, i cani randagi, le rovine degli antichi monumenti, che trasformava in visioni inquietanti. Per diversi anni non riuscì a guadagnare abbastanza, e si racconta che abbia usato l'intera dote della moglie per comprare le lastre di rame da incidere. Se le entrate del grande Piranesi, almeno agli inizi della carriera, non erano sufficienti per acquistare di volta in volta il materiale necessario al lavoro, quale sarà stato il compenso per gli artigiani meno dotati di lui come l'estensore delle didascalie, l'inchiostratore, il preparatore della carta, il manovratore del torchio? Una pagnotta e un bicchiere di vino quando andava bene, e un saccone di paglia per dormire. Soltanto nell'Ottocento si incominciò a distinguere il lavoro remunerato da quello servile. Si dice che oggi nessuno studia più la storia, che i giovani si adattano a vivere in un eterno presente e la società può fare a meno del passato. Non è vero, qualcuno studia la storia, eccome. Per esempio il direttore della Trasfor di Molinazzo di Monteggio. Egli sa che storicamente pagare il lavoro rappresenta l'eccezione, non la regola, sa che la democrazia non è inconciliabile con la tortura, la schiavitù e il lavoro forzato, e sa inoltre di avere il diritto di pagare la manodopera al minor prezzo possibile. Ma non ha voluto strafare: si è limitato a chiedere ai suoi 270 dipendenti di lavorare mezz'ora in più al giorno gratis. Che cos'è in fondo mezz'ora? Un colpo di mano la sera per aiutare la ditta a essere competitiva. Dopo uno sciopero dimostrativo lo scorso 8 febbraio, i lavoratori hanno provvisoriamente accettato. Cultori della storia sono anche il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel. In margine alla riunione del Consiglio dell'Unione Europea che si è tenuta all'inizio di febbraio a Bruxelles, i due hanno steso la bozza di un nuovo "patto per la competitività" che dovrebbe essere adottato da tutti i paesi dell'Unione. Tra le diverse proposte, un innalzamento generalizzato dell'età pensionabile e l'eliminazione di ogni indicizzazione dei salari al costo della vita. Perché provvedimenti così impopolari? Perché sanno che a questo punto della storia le rendite sono intoccabili, mentre i salari sono diventati una variabile dipendente dal mercato. Studiano la storia per poterla far scorrere all'indietro. Dovremmo essere diffidenti quando un politico parla di "necessarie riforme": è un eufemismo per dire che è giunto il momento di abbassare gli stipendi. E dovremmo provare fastidio tutte le volte che qualcuno pronuncia le parole "lavoro volontario" e "volontariato".
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