«Vogliamo il giusto, non il meno peggio»

Dall’indignazione alla partecipazione. Dopo aver visionato e rifiutato la bozza di contratto collettivo di lavoro che avrebbe regolamentato la loro vita quotidiana, architetti e ingegneri hanno preso in mano il loro destino professionale, rielaborando una nuova proposta di Ccl. Un passo importante e non scontato, a cui dovranno seguirne altri. Ora dovranno convincere la controparte padronale di quanto siano uniti e determinati nel volerlo ottenere. Ma di questo sembrano ben coscienti.  

«Per il primo lavoro in Ticino mi avevano offerto una paga di 500 franchi mensili. Non era uno stage. Ho rifiutato, ma alla lunga ho dovuto accettare la proposta di un altro studio a 700 franchi, questa volta chiamato stage. In quello studio luganese piuttosto rinomato, oltre ai tre architetti titolari, eravamo otto dipendenti, tutti diplomati e tutti classificati stagisti». È una delle testimonianze raccolte alla fine dell’assemblea dello scorso giovedì, dove una folta presenza di architetti e ingegneri ha approvato una nuova bozza di contratto collettivo da sottoporre all’associazione padronale, rimandando al mittente la precedente bozza giudicata insufficiente dai diretti interessati. (Segnaliamo che area cerca testimonianze in questo ambito. Si veda articolo correlato sulla destra "raccontatelo ad area") Particolarmente criticate le 45 ore settimanali, le differenze salariali tra neo-architetti e ingegneri e giudicata nettamente insufficiente la regolamentazione degli stages, la forma prediletta di abuso dagli studi di architettura dei “furbetti”.


La testimonianza ben illustra l’andazzo di molti studi ticinesi, approfittatori del libero mercato della forza lavoro alla ricerca disperata di un impiego dopo una lunga formazione. Non essendoci alcun paletto, le paghe scendono, trascinando nella spirale verso il basso onorari e stipendi in generale. Anche degli studi che vorrebbero comportarsi correttamente.


Certo, le responsabilità sono molteplici. I committenti, soprattutto quelli pubblici, ad esempio. Delle Ffs e Ustra che generano dumping appaltando alla Project Partners di Grancia grossi lavori d’ingegneria a poco più di 50 franchi di tariffa oraria d’onorario, area ha già riferito («Le ferrovie federali generano dumping», area, n. 5 - 2017). Ciò non toglie le responsabilità dei titolari degli studi in questo gioco al massacro. Infatti, l’Associazione studi d’ingegneria e architettura ticinesi (Asiat) l’aveva recepita, scegliendo di dialogare coi sindacati per arrivare a delle norme minime in un contratto collettivo di lavoro di categoria. L’utilità di un ccl è infatti duplice. Se da un lato tutela i dipendenti, dall’altro difende le aziende dalla concorrenza sleale.


Il problema della prima versione Ccl uscita dalla discussione tra l’associazione padronale e sindacati era di avere norme troppo minimaliste, quasi identiche alle deboli tutele dei salariati contenute nel Codice delle obbligazioni. E quando la bozza è diventata di dominio pubblico, gli architetti e ingegneri dipendenti hanno reagito.  
A discolpa del sindacato, va detto che a differenza di altri contratti, consultare i lavoratori del ramo era una missione quasi impossibile. Essendo un nuovo soggetto, i contatti erano nulli. L’atomizzazione dei dipendenti disseminati nei vari studi (650 in Ticino, stando ai dati Ustat), a differenza ad esempio di luoghi come cantieri o fabbriche, rendeva complicato reperirli, informarli e coinvolgerli. Ma l’indignazione alla pubblicazione della prima bozza contrattuale ha scatenato un meccanismo partecipativo positivo. Presenti fin dalle prime assemblee sindacali informative, attivi sul web con la creazione di una pagina apposita in facebook «Ccl Arch./Ing.: Scriviamolo assieme!» (260 membri) e il buon vecchio passaparola hanno fatto il resto. Ad attivarsi in gran maggioranza i giovani, smentendo quei luoghi comuni che li vorrebbero disinteressati, rassegnati o individualisti
A inizio febbraio un’assemblea ben frequentata ha bocciato la prima bozza contrattuale, dando mandato a un gruppo di lavoro composto da una dozzina di architetti e ingegneri, coadiuvati da un paio di sindacalisti, di elaborare una nuova versione. Dopo un’approfondita analisi tra la bozza, il contratto dei disegnatori e il Codice delle obbligazioni, il gruppo di lavoro ha sottoposto una nuova versione all’assemblea della scorsa settimana. È stato ridotto l’orario di lavoro settimanale da 45 a 40 ore, corretta l’inspiegabile differenza salariale tra architetti e ingegneri (nella prima vi era una differenza di circa 10.000 franchi annui) e ingabbiato lo stage. Quest’ultimo è possibile solo nei primi 12 mesi dopo il diploma. Inoltre, una persona può svolgere complessivamente sei mesi di stage, ma se supera i tre mesi presso la stessa azienda, va assunta. Infine, il numero degli stagisti impiegati nel medesimo studio è limitato. Da uno a cinque dipendenti, al massimo uno stagista; da 6 a 10 sono possibili due stagisti; oltre 11 al massimo il 20%. Una limitazione simile già esiste nell’edilizia e artigianato, ma invece degli stagisti riguarda gli interinali. A ogni ramo, la sua forma di sfruttamento.


Questa, in sintesi, la proposta. Non chiedono la luna, ma dignità per una professione, anche di responsabilità, oggi maltrattata. Ora il passaggio successivo sarà convincere la controparte ad accettarla. Un passaggio dove partecipazione e determinazione dovranno alzarsi di livello se si vuole ottenerlo, hanno ricordato più volte i sindacalisti all’assemblea. Il voto all’unanimità favorevole alla nuova proposta è stato la significativa risposta. Si vedrà se l’Asiat saprà coglierla la prossima assemblea di fine maggio.
Chiudiamo con un paradosso significativo emerso in assemblea. I disegnatori edili oggi faticano a trovare un impiego perché i datori assumono degli architetti sottopagati invece dei disegnatori perché tutelati da un ccl con trent’anni di storia. Invece della guerra dei poveri, sarebbe il caso di avere tutele dignitose per tutti. È una questione di società, non solo sindacale.

Pubblicato il

10.05.2017 21:13
Francesco Bonsaver

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Un contratto collettivo per ingegneri e architetti

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