"Il bambino per lo sviluppo armonico della sua personalità ha bisogno di amore e di comprensione". "Il bambino, in ogni circostanza, deve essere tra i primi a ricevere protezione". "Il bambino deve essere protetto contro ogni forma di negligenza, di crudeltà e di sfruttamento". "Il bambino deve godere di una speciale protezione; disposizioni legislative o altri provvedimenti devono garantirgli possibilità e facilitazioni perché egli possa svilupparsi in modo sano e normale, in condizioni di libertà e di dignità". Sono alcuni dei diritti contenuti nella dichiarazione dei diritti del fanciullo adottata dall’Onu nel 1959. Sono parole semplici. Teoricamente. Sì, perché la realtà di tutti i giorni ci mostra le fotografie di un mondo che non ama i bambini. Bambini soldato sacrificati alla logica della guerra, sfruttati sul mercato del sesso, prigionieri del lavoro. Bimbi affamati, malati, maltrattati, abbandonati. Infanzia negata. Chi di noi non si commuove quando vede l’immagine di un bimbo con il volto scavato, con gli occhi coperti di mosche nei quali si specchia la nostra ipocrisia e impotenza? Tutti, probabilmente. Ma pochi di noi accettano di guardare le miserie dell’infanzia di casa nostra; pochi vogliono ammettere l’esistenza degli abusi sessuali, di maltrattamenti. Eppure sono una realtà, molto più di una "casistica". I bambini vittime di violenza sono una parte della nostra società verso la quale abbiamo un dovere di assistenza serio, un impegno morale. Sennonché in Ticino — e alla luce delle polemiche legate ad interrogazioni parlamentari — si ha la pessima abitudine di strumentalizzare tutto, di attribuire un colore politico a tutto ciò che si muove, anche in un campo dove a contare dovrebbero essere soltanto i bambini e la loro richiesta di aiuto. Ma purtroppo loro prima non vengono mai. Proprio questi meccanismi assurdi — nei quali si innestano rapporti di forza, giochi di potere e regolamenti di conti — finiscono per soffocare le voci dei bambini che si ritrovano nella più totale solitudine ad urlare nel deserto. Anche questo è un fallimento. Per non parlare poi degli ostacoli che si sovrappongono quando qualcuno vuole cercare di capire rompendo il velo del silenzio. Occultare la realtà delle violenze, spesso sciaguratamente sommersa, non rende giustizia alla causa dei bambini.
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