Visto che alla privatizzazione di Deutsche Bahn manca ormai solo l'ufficialità, che dovrebbe arrivare dal via libera parlamentare delle prossime settimane, l'azienda ha già cominciato a guardare al futuro e a comportarsi come gli altri grandi gruppi quotati in borsa, dumping salariale incluso.
Parallelamente all'approvazione da parte del consiglio di sorveglianza del compromesso sulla privatizzazione del 24,9 per cento del capitale sociale, Deutsche Bahn ha annunciato anche la costituzione nei prossimi mesi di ben trenta aziende collegate che avranno il compito di fare concorrenza alle imprese private di trasporto su rotaia a livello regionale. Se, infatti, la rete dei binari, almeno per ora, dovrebbe restare in mano pubblica, nelle zone del paese considerate più appetibili dal punto di vista economico gli utenti assisteranno ad una gara senza esclusione di colpi tra le diverse aziende ferroviarie. Deutsche Bahn, non volendo rinunciare a questa miniera d'oro, ha deciso quindi di smembrarsi in piccole imprese a livello locale. Quello che appare chiaro fin d'ora è che i novemila addetti di queste aziende collegate non riceveranno lo stesso trattamento salariale dei colleghi della casa madre. L'obiettivo dei vertici di Deutsche Bahn è quello di creare strutture più "leggere e concorrenziali" che, tradotto dal linguaggio mercantile, significa meno costose. Ma non solo, il modello dei vertici aziendali è quello di certe piccole imprese private di trasporti, su rotaia o su gomma, dove il conducente, oltre a fare il suo mestiere, fa anche da bigliettaio, da controllore e, magari, a termine corsa, si mette a raccogliere giornali, lattine e cartacce. Contro questa prospettiva si oppongono fin d'ora i sindacati dei trasporti Transnet, Gdba e Gdl che parlano apertamente di "rottura del contratto nazionale" e minacciano scioperi. A cercare di rasserenare gli animi, senza per altro riuscirci, in questi giorni è Norbert Hansen, per molti versi figura simbolo della trasformazione epocale che stanno subendo le ferrovie tedesche. Fino a poche settimane fa, infatti, Hansen era il leader di Transnet, che con oltre 240.000 iscritti è il più potente sindacato del settore e aderisce alla confederazione Dgb. Nel giro di pochi giorni il sindacalista, con un'operazione di trasformismo senza precedenti nella storia del mondo del lavoro tedesco, ha accettato un incarico di vertice per Deutsche Bahn. Il nuovo top manager Hansen promette ora ai suoi ex colleghi che l'azienda rispetterà il contratto nazionale anche per le aziende collegate e che, come assicurato al momento della firma dell'accordo in consiglio di sorveglianza, non ci saranno licenziamenti fino al 2023. Nessuno però sembra credergli. «Le ferrovie non sono nuove a rotture del contratto. In questo senso le assicurazioni di Hansen lasciano il tempo che trovano» ha dichiarato il leader del sindacato dei macchinisti Gdl, Claus Weselsky, che ha inoltre accusato Hansen di «aver preparato il terreno a favore della privatizzazione come sindacalista per poi passare all'incasso come dirigente». Ma le accuse ad Hansen arrivano anche dal mondo politico. Il socialdemocratico Hermann Scheer parla di "comportamento scandaloso" e persino da un partito notoriamente vicino al mondo imprenditoriale come l'Fdp piovono critiche su Hansen. L'esponente liberale Horst Friedrich ha definito "più che sospetta" la disponibilità alla privatizzazione di Deutsche Bahn dimostrata da Hansen quando ancora faceva il rappresentante dei lavoratori. Sul fronte dei possibili acquirenti del 24,9 per cento di Deutsche Bahn si fanno intanto sempre più insistenti le voci sull'interesse di Rzd, le ferrovie pubbliche russe. I contatti sarebbero già ad uno stato avanzato; sarebbe lo stesso presidente Medvedev a spingere per una conclusione positiva. Se l'operazione andasse in porto, nascerebbe un colosso senza paragoni a livello mondiale sia nel settore del trasporto passeggeri che in quello delle merci. Deutsche Bahn approfitterebbe dell'immensa estensione della rete dei binari di Rzd, dal confine con l'Ucraina a Vladivostok, mentre i russi potrebbero contare sui partner tedeschi per rinnovare il loro antiquato comparto tecnologico.
Treni troppo cari, arriva il biglietto sociale
L'idea del "Sozialticket" nasce da un conteggio molto semplice: il contributo per il trasporto pubblico previsto dal sussidio sociale è di 11 euro mensili. Niente per chi, disoccupato, deve recarsi, ad esempio, più volte al mese all'ufficio di collocamento della città più vicina. Ma i costi medi di un abbonamento ai mezzi pubblici con cui raggiungere il posto di lavoro sono spesso proibitivi anche per i redditi più bassi e in particolare per i cosiddetti "working poor". Da qui la proposta del gruppo parlamentare della Linke in Brandeburgo di istituire un abbonamento sociale per i circa trecentomila indigenti residenti nella regione. L'iniziativa della Linke è stata respinta già nel 2005 dalla Große Koalition tra Spd e Cdu che governa il Land ma, con l'aiuto di una rete di associazioni e di gruppi ambientalisti ed il sostegno del sindacato, la Linke ha di recente iniziato a raccogliere le firme per tenere un referendum sul tema. Ne servono ottantamila entro settembre. Un obiettivo ambizioso che però, alla fine, potrebbe rivelarsi addirittura superfluo. A pochi giorni di distanza dall'avvio della raccolta delle firme, infatti, la Spd ha presentato al parlamento di Potsdam un disegno di legge in cui rientrano una serie di riforme in campo sociale. Nel pacchetto di proposte c'è anche l'idea di un cosiddetto "Mobilitätsticket", un abbonamento ai mezzi pubblici a prezzo notevolmente ridotto per le fasce sociali più basse: in pratica il "Sozialticket". C'è da capire cosa ne diranno gli alleati di governo democristiani quando, fra qualche settimana, il "pacchetto sociale" verrà discusso al parlamento regionale. Certo è che la minaccia del referendum sembra aver dato i suoi frutti. |