Arriva a Bellinzona la «carovana del cinema». Una metafora per definire il Festival internazionale del cinema giovane «Castellinaria» (dal 17 al 24 novembre): l’ha usata il suo presidente Brenno Martignoni paragonando la manifestazione al circo, una presenza non dotata di una struttura fissa ma che ogni anno è attesa come un evento. Un senso di precarietà che tocca le strutture della manifestazione (che ha sede provvisoria all’Espocentro di Bellinzona e al cinema Ideal di Giubiasco) e le sue finanze (sempre più magre a causa dell’abbandono di uno sponsor) ma non la sua grande vitalità. Alla sua 14.ma edizione, Castellinaria ritorna con un programma ed una serie di proposte collaterali degne di un’edizione davvero promettente. Un marchio di qualità che Castellinaria si sta guadagnando anno dopo anno. Non senza fatica però visto che il budget a disposizione rimane lo stesso da anni mentre aumentano le spese. E in mezzo alle tante difficoltà emergono comunque dei segnali che lasciano ben sperare. Come la presenza di Media Salles, che terrà il suo incontro con esercenti di sale cinematografiche provenienti da tutta l’Europa. E ancora, Castellinaria è riuscita a portare ben cinque anteprime nazionali nelle proiezioni serali e una mondiale, ovvero i primi 23 minuti montati del film d’animazione «Joan Padan alla descoverta delle Americhe», tratto dall’omonima opera di Dario Fo. A farla da padrona – com’è giusto che sia in un festival che si definisce del «cinema giovane» – le problematiche giovanili percorse attraverso una serie di film che sono la risultante del meglio del cinema attuale sul tema. Fra le proposte (vedi intervista a Giancarlo Zappoli) ricordiamo «Hijos - Figli» (sui figli rapiti dei «desaparecidos» durante la dittatura militare argentina) di Marco Bechs, lo stesso regista di «Garage Olimpo» che sarà presente al Festival. Oltre a Bechs è probabile anche la presenza di Amos Gitai di cui si proietta «Eden». E la presenza del film «Viaggio a Kandahar» di Moshen Makhmalbaf, premiato a Venezia e non facile da avere. Ma questi non sono stati gli aspetti enfatizzati dagli organizzatori che piuttosto hanno voluto ribadire come al centro della loro attenzione rimangano loro, i ragazzi per i quali la Città di Bellinzona si sta attivando con una serie di iniziative a loro dedicate. La giuria di quest’anno, guidata dal docente e critico cinematografico Michele Dell’Ambrogio, è composta da un gruppo di allievi delle scuole medie superiori a cui spetterà il compito di premiare i film del Concorso 16-20 (Cinema Ideal di Castellinaria). Accanto ritroviamo gli altri due concorsi: il Concorso 6-15 e il Concorso cortometraggi. Promettono coinvolgimento e intrigo la serie video «Raga investigation» girati da Stefano Ferrari e Ivan Bonfanti che vedono protagonisti ragazzi delle scuole dai 7 ai 12 anni. E, al passo con i tempi, anche Castellinaria si doterà di un sito internet apposito in cui verranno raccolte le riflessioni che i giovani spettatori vogliono rilasciare a caldo all’uscita delle proiezioni. Un’iniziativa promossa dalla Rtsi che con la sua presenza quotidiana funge da cassa di risonanza. Altra iniziativa originale, la mostra «Pubblicità per un albero», risultante di un lavoro che ha coinvolto i ragazzi delle scuole medie e che è stata supervisionata dal giornalista indipendente Stefano Ferrari. «Si tratta di un “furto autorizzato” – ha spiegato – di pubblicità commerciale per produrre pubblicità sociale». Il tutto con la collaborazione dell’educatrice ambientale Barbara Pongelli e l’artista Fabienne Tamò. Per ulteriori informazioni: tel. 091/825.35.11; www.castellinaria.ch info@castellinaria.ch. «Una rassegna seria, non seriosa» Scelte anticonvenzionali, selezione di pellicole doc e senza mai perdere di vista i veri interlocutori del festival, i ragazzi, Giancarlo Zappoli, da quattro anni direttore di Castellinaria, è riuscito a far incontrare il mondo degli adulti e quello dei ragazzi. Alla vigilia dell’inaugurazione del festival lo abbiamo intervistato. Ogni direttore artistico connota il festival che conduce con un'impronta ben precisa. Castellinaria si va contraddistinguendo per la sua particolare attenzione alla cinematografia europea e ai temi sociali. Una scelta impegnativa… Non è nostra intenzione fare i «seriosi» o proporre film-dossier, siamo convinti però che il cinema abbia la possibilità di rivolgersi ad un pubblico vasto, composito, e possa dare ad ognuno – per la propria cultura e sensibilità, capacità – l'opportunità di scegliersi un percorso da seguire. Castellinaria ha scelto come interlocutori privilegiati i ragazzi e per loro è bello avere «castelli in aria» che abbiano, però, delle radici nella realtà. D’altronde Michele Dell'Ambrogio (che guida il gruppo della giuria) lo scrive esplicitamente sul catalogo: noi non abbiamo nessuna intenzione di spiegare niente, di metterci in cattedra. Vorremmo dare qualche strumento in più per capire talune realtà, liberi dalla confusione mediatica, per cui al contempo vedi tutto e niente… Forse il cinema riesce a dare questa possibilità di focalizzare alcune situazioni. E noi sfruttiamo questa preziosa occasione evitando il rischio di proporre una panoramica per soli cinefili o filologi del cinema. Quest'anno proponete una retrospettiva di drammatica attualità sulle cinematografie palestinese e israeliana. È stato difficile selezionare i film della sezione? Volevamo dare semplicemente una lettura di realtà possibili e che si possono comprendere senza per questo scadere nel buonismo di comodo. Prendiamo, per esempio, «Eden» di Amos Gitai – che proponiamo in prima nazionale –, probabilmente uno dei suoi film meno riusciti ma che comunque dà l'idea delle difficoltà che comporta la costruzione di una nazione. Probabilmente non è facile cercare di far capire una realtà così lacerata e complessa ai ragazzi quando gli stessi adulti brancolano spesso nel buio a riguardo… Di proposito abbiamo scelto di collocare i film della retrospettiva nella fascia preserale, alle 18, orario in cui possono confluire sia gli adulti che i ragazzi. A questo abbiamo aggiunto due finestre serali, una delle quali «Promesse», ha come protagonisti sette ragazzini – dal bambino israeliano di famiglia ortodossa a quello palestinese con morto in casa per intifada – che esprimono dei pensieri sul presente e sul futuro. A metà film i ragazzi vengono fatti incontrare e … beh, non sveliamo tutto il film! I ragazzi principali «attori» di Castellinaria. Ma lo sono veramente? Premetto che di solito la stampa non segue festival analoghi al nostro (Kinderfestival a Berlino, Giffoni …) se non per intervistare quel regista o attore ospite. Ebbene «Castellinaria» viene seguita molto attentamente dalla stampa e questo è molto stimolante per noi che vi lavoriamo. Il problema, per me che sono il direttore, è che la comunicazione la fanno gli adulti, cioè i colleghi giornalisti, mentre i film li devi far vedere ai ragazzi che non sono… esattamente le stesse persone. È chiaro comunque che il programma è soprattutto per i ragazzi anche se poi spero che, come diceva Saint Exupéry, ognuno dei colleghi ritrovi il bambino, o ragazzo, che ha dentro di sé e lo faccia parlare nel momento in cui va a valutare le scelte cinematografiche. Teniamo anche conto del fatto che molti ragazzi vengono portati al Festival ed per questo che approfittiamo di questa occasione per fargli vedere film coinvolgenti e che comunque abbiano un contenuto. Il nostro raggio d'azione è limitato se pensiamo che nel compilare il programma non possiamo includere qualsiasi cosa ma dobbiamo scegliere in un panorama già ristretto di per sé. Visto che dobbiamo operare su tematiche specifiche. Apriamo con Ken Loach e il suo «The Navigators» e qualcuno potrebbe dirci: cosa c'entra coi giovani? Ebbene, noi di «Castellinaria» abbiamo deciso che non andiamo più a cercarci la foglia di fico dell'avere un personaggio giovane – bambino o ventenne – per giustificare la presenza del film: siamo convinti, infatti, che la precarietà del lavoro sia un tema che riguarda i giovani e li riguarda sulla loro pelle. Il successo, in particolare, dello scorso anno, vi ha aperto nuove porte nella scelta dei film o con le case distributrici? Sì, in qualche modo ne abbiamo constatato gli effetti benefici. Un esempio? L'avere in programma un film come «Viaggio a Kandahar», premiato a Venezia e di cui si trovano solo poche copie in circolazione (il successo di pubblico ha sorpreso gli stessi distributori), è un segnale che il nostro festival ha una buona eco a livello internazionale. Probabilmente il passaparola funziona: lo scorso anno, a Roma, ad un incontro gestito da «Italia cinema» (l'ente italiano preposto al settore cinema, appunto) mi sono sentito dire: «Castellinaria? Siete il secondo festival svizzero…» Ho replicato che forse non è vero. Ad ogni modo fa piacere sapere che la voce sia passata in questo modo…

Pubblicato il 

16.11.01

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