"Vengino siori venghino, qui c'è il meglio"

Entusiasmo, sorrisi, aggettivi declinati al superlativo. Tutto purché “restiate con noi”. Mai mollare un cliente accalappiato. “Restate con noi”, una supplica, un’esortazione, un ordine che fa parte ormai del quotidiano. I concessionari di telefonia mobile sono i più assidui nel bombardamento (avete già fatto caso al numero di offerte di telefonini che ci vengono sotto gli occhi in una giornata?) Ma non sono da meno le assicurazioni, la Posta (che ti vende dolcetti, libri e cotillon intanto che fai la fila), le casse malati, con i loro bollettini informativi dove tutti sono comprensivi, sorridenti e sfoggiano clienti soddisfatti. Le legnate arrivano dopo. Turisti, restate con noi, implorano gli enti turistici. Un portavoce di categoria tempo fa lanciava un invito: «non solo gli operatori del settore ma tutti i ticinesi devono adoperarsi per fare del Ticino una meta ambita». Invito calorosamente accolto dai nostri ragazzi, che alle stazioni di Locarno e Lugano hanno messo su dei veri e propri “Comitati- ricevimento-per svizzero-tedeschi”. Una trovata per dar prova dell’esuberanza e della spontaneità del sud delle Alpi? E poi non è mica vero che i Tessiner ce l’hanno con gli zucchini. Non solo almeno: anche con quegli arroganti di tedeschi, quegli inglesi ubriaconi… E non è il caso di andar lontano, possiamo aggiungere quei cafoni dei luganesi, quei bru-bru del Locarnese, quei polentoni di bellinzonesi, quei testoni dei leventinesi, quei “ganasoni” dei mo-mo. Se poi apriamo il discorso-immigrati arriviamo al meglio della produzione nostrana. Meglio non pensarci e accendere la tivù. “Restate con noi!” Anche qui: i bellissimi, i caciaronissimi, gli spudoratissimi, le labbronissime. Che tra una battuta e l’altra ti vendono il materasso o le ultime suonerie telefoniche. Il “Restate con noi” è stato esteso anche alla categoria dei giornalisti-conduttori video e audio, perché un po’ di pubblicità all’azienda non guasta mai. E allora via coi superlativi con le ripetizioni fino alla nausea “dei nostri programmi”. L’iperbole del messaggio auto-promozionale è in continua salita, rinforzato dai più zelanti con un esclusivo “da non perdere”. Un modo di dire talmente frusto che una cosa di certo ha perso: il suo significato. Certo, non si può pretendere che alla fine del TG il conduttore si congedi con un «e ora vi propiniamo quella cretinata di una sit-com… non so voi, ma io vado al bar!» O che alla radio: «Adesso vi scasso i timpani con quella stramaledetta aria d’opera che vi rifiliamo ogni tre giorni… non se ne può più…» E allora il “restate con noi” è diventato un riflesso automatico un “embedded comand”, come quelle funzioni incorporate nel computer che si attivano da sole. Sulle cassette delle lettere si può mettere un autoadesivo per non ricevere la pubblicità. A quando il filtro “anti-restate con noi”?

Pubblicato il

25.06.2004 13:00
Cristina Foglia
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