Vendita Ticino, essenziali delle prescrizioni univoche

«È allucinante. È pieno di gente» dice la commessa con voce sommessa alla sua collega. Ore 12.30, piano sotterraneo della Manor, centro Lugano. All’entrata una agente di sorveglianza spiega ai clienti che solo il reparto cibo è aperto. Nessun controllo sul numero di clientela presente negli spazi vendita. Aperto pure il servizio pasti esotici, sempre al piano terra. Il personale ha le mascherine e la clientela è invitata a lasciar la distanza in coda alle casse.

 

Migros Molino Nuovo, quartiere luganese, un agente di sicurezza all’entrata verifica il numero dei clienti (relativamente pochi in quel momento) e distribuisce il disinfettante sulle mani. Personale con mascherine e guanti, alla cassa un secondo agente controlla il rispetto delle distanze dalle cassiere e clientela.

 

Denner, sempre nel quartiere di Molino nuovo, pur essendo della stessa proprietà (Migros) nessun filtro con agenti di sicurezza all’entrata o alle casse. Personale con mascherina, ma la clientela è ben presente negli spazi angusti tipici della catena, molto più simile a un deposito merci.

 

Coop Resega, la grande superficie di vendita del gruppo, ore 13. Nessun filtro all’entrata. Clientela ve n’è parecchia, ma vista la vastità del negozio, è abbastanza ben sparpagliata. Ma se la Migros il “numerus clausus” di clientela sembra averla adottata già sabato in tutte le sue filiali, la Coop pare non averla ancora immaginata nemmeno nei giorni e orari di calca. Anche qui mascherine e guanti sono indossati dal personale. Si comportano bene i clienti, chiediamo alla cassiera. «Purtroppo non tutti» risponde amareggiata.

 

Questi i risultati del nostro giro di perlustrazione nei commerci di alimentari, gli unici negozi autorizzati all’apertura da questo lunedì 16 marzo dopo la decisione del governo cantonale. Un giro per nulla esaustivo, ma indicativo di quanto le misure adottate siano applicate in maniera differente da negozio a negozio. «Se va detto che alcune catene si sono attivate nel promuovere le necessarie misure di sicurezza igienica, altre sembrano decisamente più blande». Commenta Giangiorgio Gargantini, segretario regionale di Unia Ticino. «L’autorità cantonale dovrebbe diramare delle direttive chiare e univoche sulle regole igieniche all’indirizzo dei negozi alimentari, così da avere un’applicazione uniforme e non basata sulla buona volontà o meno della proprietà».   

 

Anche perché, sottolinea Gargantini, questi commerci resteranno aperti per tutta la durata della crisi sanitaria, quale servizio essenziale per la popolazione. «Diventa dunque estremamente importante salvaguardare il personale di questo ramo con misure igieniche a lungo termine addottate immediatamente. Il loro lavoro sarà essenziale nei prossimi tempi».

Pubblicato il

16.03.2020 16:03
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