Valanga di opposizioni e ricorsi alla costruzione del collegamento veloce, denominato «variante 95», tra la A2 e la A13 sul Piano di Magadino. Infatti gli appelli lanciati dalle 14 associazioni che si oppongono fermamente alla «variante 95», sono stati raccolti da 1.750 cittadini che si sono trasformati in altrettanti ricorsi formali. La soddisfazione degli oppositori è palpabile. «Trattandosi di un atto giuridico importante e non di una semplice petizione – recita un comunicato stampa delle associazioni oppositrici –, il risultato raggiunto non ha precedenti in Ticino». Le associazioni contrarie alla variante 95 invitano il Gran consiglio a tener conto delle motivazioni contenute nei ricorsi dei Comuni, degli enti pubblici, delle cittadine e cittadini per evitare una spaccatura insanabile tra chi chiede una mobilità ad ogni costo e chi intende preservare il Piano di Magadino (PdM). «La variante 95 – continua il comunicato stampa – sarebbe un colpo mortale per l’agricoltura e il futuro del parco del PdM, un boomerang per l’economia agricola e turistica cantonale. Il comitato contro la «variante 95» ha già proposto due alternative valide e rimane aperto a qualsiasi proposta di collegamento a due sole corsie che sia veramente rispettosa del Piano».
Ma nonostante questa montagna di malumore civico che si è riversata sul Dipartimento del territorio, il consigliere di Stato Marco Borradori non sembra granché turbato e ha dichiarato che presenterà il relativo messaggio al Legislativo cantonale quanto prima. Ovviamente dopo aver evaso tutti i ricorsi.
Ma l’iter ricorsuale è solo all’inizio. Ne abbiamo parlato con Werner Herger segretario dell’Ata (Associazione traffico e ambiente) e per l’occasione portavoce delle 14 associazioni contrarie alla «variante 95».
Per evadere i quasi duemila ricorsi ci vorranno mesi. La vostra è quasi una mossa ostruzionistica?
Innazitutto la maggior parte è costituita da ricorsi in base a un modello standard che si poteva richiedere alle associazioni. Ciò vuol dire che c’è un fronte ampio di persone contrarie. Diverso è il caso di chi ha inoltrato opposizioni sue, personali. Il Dipartimento del territorio dovrà comunque rispondere a tutti. E una risposta la devono comunque, in questo senso alle opposizioni che hanno un valore giuridico più debole. Infine ci sono i ricorsi veri e propri dei comuni, patriziati, consorzi eccetera. E questi andranno trattati in via normale, come Gran consiglio in prima istanza. Siamo in uno Stato di diritto e le decisioni, qualunque esse siano, devono essere motivate.
Però i tempi dell’evasione di queste opposizioni saranno lunghi?
Ci vorrà sicuramente qualche mese. Anche se Marco Borradori ha annunciato che il suo dipartimento cercherà di fare il più in fretta possibile per presentare il messaggio al parlamento.
Il vostro prossimo passo quale sarà?
Questo è solo un piccolo capitolo dell’intera vicenda. Come detto prima, c’è un fronte d’opposizione molto ampio nella popolazione a questo tipo di pianificazione proposto dal Cantone.
La nostra prossima mossa sarà quella di prendere la distanza dall’aspetto «strada», perché si parla solo di quello, mettendo in valore promuovendo altre nostre proposte quali: il parco fluviale, la questione dei trasporti pubblici eccetera. Togliere, insomma l’attenzione dalla mobilità privata e puntare su altri aspetti ambientali. Il territorio del Piano di Magadino merita un po’ più di attenzione che non sia solo concentrata alla questione del collegamento stradale da realizzare.
Comunque una soluzione stradale (variante 98) che aveva messo più o meno tutti d’accordo era stata trovata. A questo punto dell’iter procedurale ci sono ancora gli spazi giuridici per ritornare a quella variante, o è ormai tutto compromesso?
Dal punto di vista prettamente giuridico, prima o poi, un’istanza giudicante, sia esso Gran consiglio o più tardi un Tribunale, dovrà pur dire se la 95 è fattibile. Anche perché vi sono, secondo noi, una serie di leggi infrante. Il fatto che comunque si passi per una zona naturale protetta lo dimostra. È vero. La «variante 98» aveva raccolto consensi pressoché unanimi. Rimaneva la questione del Comune di Cadepezzo che poteva essere facilmente risolvibile. Il Cantone l’ha unilateralmente bocciata.
Come mai secondo voi si è andati allo scontro evitando una soluzione concertata?
Per l’aeroporto di Magadino. Noi crediamo che un aeroporto – quello di Lugano-Agno – sia sufficiente per il Cantone. È ovvio che il Ticino non ha bisogno di due aeroporti. Si è sempre promesso ai Locarnesi un aeroporto regionale, anche se nella pianificazione della Confederazione è definito semplicemente campo d’aviazione. È questo il vero motivo per cui la 98 non andava bene.
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