Politica

«VA FERMATO L’ASSALTO ALLA SICUREZZA SOCIALE»

Intervista al presidente USS Pierre-Yves Maillard sulla riforma del 2° pilastro in votazione il 22 settembre: votare NO in difesa della solidarietà e per contrastare le tentazioni estremiste

Quale futuro per le pensioni del secondo pilastro? È la domanda che domina il dibattito politico di questa fine estate. Domenica prossima 22 settembre il popolo svizzero è infatti chiamato alle urne per decidere le sorti della riforma della Legge sulla previdenza professionale LPP 21, approvata dal Parlamento e avversata da un’ampia coalizione di partiti, sindacati e movimenti che hanno promosso il referendum (ma anche Gastrosuisse e altre associazioni padronali). Intervista al presidente dell’USS Pierre-Yves Maillard.

 

Pierre-Yves Maillard, secondo il Consiglio federale, gli scarsi rendimenti dei mercati finanziari minacciano il finanziamento del secondo pilastro. Si tratta di un’esagerazione?

È dalla crisi del 2008 che lo sentiamo dire. Gli esperti tendono sempre a peccare di prudenza, affidandosi alle proiezioni più pessimistiche, che però non si avverano. I rendimenti del capitale del 2° pilastro non sono diminuiti a causa della recessione e del calo dei tassi di interesse, grazie alle scelte di investimento diversificate dei fondi pensione. Non hanno acquistato solo obbligazioni, ma hanno investito in tutti i tipi di prodotti e attività, come nell’immobiliare. Tutto si equilibra. La LPP 21 è stata elaborata in un periodo in cui i tassi di interesse erano negativi. Ma oggi non è più così.

 

Visto l’allungamento dell’aspettativa di vita, non sarebbe comunque necessario rivedere il sistema per non aumentare l’onere per i lavoratori?

Questo aspetto è già stato ampiamente preso in considerazione nei calcoli, anche se le tabelle sull’aspettativa di vita utilizzate per stabilire le pensioni non sono pubbliche – il che è già di per sé scioccante. Inoltre, in questi sistemi di previdenza si è sempre iperprudenti con i calcoli. Ciò ha permesso ai fondi pensione di accumulare riserve senza precedenti, stimate in 150 miliardi di franchi. In altre parole, negli ultimi vent’anni il sistema è stato sovrafinanziato. Le pensioni sono state ridotte troppo, e non è giustificato farlo di nuovo riducendo il tasso di conversione. In vent’anni, a parità di capitale di risparmio, le pensioni sono diminuite del 20 per cento mentre i costi fissi delle famiglie sono aumentati.

 

Quindi, secondo lei, non è necessario toccare i contributi dei dipendenti o le pensioni?

La vera questione è come migliorare le prestazioni del secondo pilastro, come rimediare alle scelte sbagliate che sono state fatte. E se alla fine dovessimo avere bisogno di maggiori finanziamenti, ci sono dei modi per farlo, come ad esempio limitare i costi delle casse pensione, calcolati in 8 miliardi di franchi all’anno, a fronte di 40 miliardi di prestazioni. Potremmo facilmente risparmiare due o tre miliardi. Dobbiamo anche porre fine allo scandalo per cui banche e assicurazioni possono versare il 10% dei loro profitti agli azionisti. Dobbiamo anche introdurre un meccanismo di compensazione automatica dell’inflazione, in modo che le pensioni possano stare al passo con il costo della vita.

 

“Rapina”, “furto delle rendite”: i termini usati contro la LPP 21 non sono forse troppo forti? I fondi pensione si stanno davvero arricchendo alle nostre spalle?

È un sistema molto redditizio per l’industria finanziaria, come dimostrano gli 8 miliardi di costi amministrativi. Senza contare che, indebolendo l’AVS e il secondo pilastro, stiamo espandendo la quota di mercato del terzo pilastro, che è molto redditizio per il settore bancario, ma molto costoso per i dipendenti, perché è lì che il rapporto costi-benefici è più basso. È una privatizzazione strisciante della previdenza.

 

Dovremmo quindi integrare il 2° pilastro nell’AVS per avere un controllo più democratico e un sistema più solidale?

Il primo passo sarebbe quello di correggere gli abusi del secondo pilastro. Ma in generale è vero che è meglio rafforzare il primo pilastro, perché è lì che il rapporto costi-benefici è più favorevole per la stragrande maggioranza dei lavoratori. Per ogni franco versato all’AVS, un salariato medio ne riceve indietro tra i 5 e i 6. Il secondo pilastro è già molto meno vantaggioso e il terzo ancora meno. Abbiamo già rafforzato l’AVS con la tredicesima rendita, ma dovremmo anche sostenere l’iniziativa del Centro che vuole eliminare il tetto pensionistico per le coppie sposate.

 

Non sarebbe necessario abbassare la soglia di accesso al 2° pilastro, come previsto dalla riforma LPP 21, per migliorare il livello delle prestazioni pensionistiche per i lavoratori più precari, in particolare le donne?

Eravamo d’accordo con questo principio, per aiutare chi riduce temporaneamente il proprio tasso di attività, principalmente le donne. Ma volevamo che ciò fosse fatto per migliorare le rendite pensionistiche e non per compensare il calo del tasso di conversione. Detto questo, dobbiamo essere trasparenti sul costo che implica abbassare la soglia di accesso per i lavoratori a basso salario. Con questa riforma, una persona che guadagna 30.000 franchi all’anno e che attualmente versa circa 20 franchi al mese, dovrebbe pagare circa 125 franchi. Si tratta di una perdita netta di 100 franchi al mese sul suo stipendio. È un prezzo elevato da pagare. Una parte di questo denaro servirà semplicemente a compensare la riduzione del tasso di conversione. E la pensione ottenuta sarà così bassa che dovrà comunque richiedere prestazioni complementari. Quindi il reddito alla fine del mese sarà lo stesso. Avremo solo pagato di più.

 

L’USS sostiene che i calcoli ufficiali sull’impatto della riforma ingannano gli elettori. Cosa c’è di sbagliato?

I calcoli effettuati dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali per determinare i vincitori e i perdenti della riforma non hanno tenuto conto del fatto che i salari cambiano nel corso della carriera. Se guardiamo al lungo periodo, vediamo che con il sistema proposto dalla LPP 21, le persone della classe media che hanno lavorato tutta la vita e non hanno diritto a prestazioni complementari tendono a essere meno assicurate.

 

Contrariamente a quanto afferma il Consiglio federale, l’USS sostiene che anche gli attuali pensionati sarebbero toccati dalla riforma. Perché?

I pensionati potrebbero essere colpiti indirettamente. Dato che il sistema è così ben finanziato, alcune casse avrebbero finalmente margine per indicizzare le pensioni all’inflazione. Cosa che non avviene da vent’anni. Ma diranno che non possono farlo, perché devono pagare le compensazioni previste dalla LPP 21 per la generazione transitoria durante i primi quindici anni.

 

I sindacati deplorano che la riforma non tenga conto del lavoro non retribuito, svolto principalmente dalle donne. Ma esso non contribuisce al finanziamento del 2° pilastro. Cosa si può fare, dunque?

C’è un metodo molto semplice. Nel compromesso che avevamo negoziato con le parti sociali all’inizio del dibattito sulla riforma, si prevedeva un contributo dello 0,5% sui salari elevati, ripartito equamente tra lavoratori e datori di lavoro, per compensare la riduzione del tasso di conversione. Era un elemento di solidarietà. Ma poiché, a nostro avviso, non è più necessario abbassare questo tasso, potremmo utilizzare questo contributo per finanziare un bonus educativo per figlio, come avviene nell’AVS. Anche questo è stato proposto nella riforma, ma le stesse persone che sostengono di difendere gli interessi delle donne con la LPP 21 hanno rifiutato, comprese le donne di destra.

 

Ma questo compromesso alla fine è saltato in Parlamento...

In effetti, la maggioranza di destra ha mantenuto solo la riduzione del tasso di conversione, e non la sua compensazione solidale. Vogliono che tutti contribuiscano per sé stessi, senza che i ricchi siano costretti a contribuire in alcun modo. Ma l’essenza stessa del sistema pensionistico è quella di correggere in qualche misura le differenze salariali. Altrimenti l’AVS non sarebbe mai stata inventata e tutti avrebbero continuato ad avere il loro gruzzolo sotto il materasso. Questo sistema è nato dalle lezioni della storia. Tutti si sono resi conto che se non si garantisce un livello minimo di sicurezza sociale, in caso di crisi il popolo è tentato dagli estremismi, come è successo prima della guerra con il fascismo, il nazismo e lo stalinismo. Ma da una trentina d’anni taluni mettono in discussione questa solidarietà. E, poiché le stesse cause producono gli stessi effetti, non sorprende che si assista a una recrudescenza delle tentazioni estremiste in politica. È per questo che dobbiamo essere fermi e pretendere che venga fermato lo smantellamento della sicurezza sociale, in particolare del sistema pensionistico.

 

 

*Articolo originale apparso su L’Evénement syndical del 6 settembre 2024. Traduzione e adattamento: Claudio Carrer

 

FOTO: Thierry Porchet, l'Evènement syndical

Pubblicato il

16.09.2024 17:59
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