Utili milionari e crisi delle pensioni, la schizofrenia imperante

Il rischio per il settore finanziario è quello della schizofrenia, un vero caso tipo Dottor Jekhill e Mister Hyde, dove di giorno la personalità è solare e aperta al limite dell’ottimismo, e di notte diventa cupa e senza speranza. La considerazione viene spontanea, dopo l’ultima ondata di pubblicazioni di risultati semestrali, che hanno visto i colossi della finanza svizzera uscire alla grande dalle impasse del recente passato, scrivendo nuovamente utili da favola. Nel contempo le stesse istituzioni che hanno dimostrato una tale perizia manageriale, tengono altissima la guardia sul fronte delle pensioni, o meglio sul fronte dei tassi di retribuzione da applicare ai capitali in gestione. In sostanza la ripresa dei mercati serve a spiegare la realizzazione di utili di centinaia di milioni, ma non riesce minimamente a gettare una luce di speranza sul futuro del nostro sistema pensionistico. Possibile? Possibile, visto che viene fatto quotidianamente, e nessuno ci trova niente da ridire, o perlomeno a queste critiche non viene concesso lo stesso spazio concesso ai comunicati che festeggiano il ritorno in zona utile del settore finanziario. Dobbiamo allora aspettarci a breve termine l’apparizione di una nuova patologia comportamentale che colpisce soprattutto gli addetti di questo settore? Probabile, visto che a lungo andare condurre una politica di doppia interpretazione della realtà non può che portare a sdoppiamenti della personalità. Immaginiamoci la scena: il bancario di turno deve discutere con un nuovo possibile cliente, di strategie d’investimento. In questo caso, naturalmente si dirà che il peggio è passato e che è proprio ora il momento per rientrare sul mercato con la prospettiva di ottimi guadagni. Chi esita adesso perderà il treno, e in futuro guarderà con invidia gli altri dividersi la torta. Il cliente, convinto da tali argomentazioni, deciderà per l’investimento e se ne andrà speranzoso. Il medesimo cliente, che guarda caso è anche titolare di un piccola ditta, torna in banca un paio di giorni dopo per chiedere conto dello stato del fondo pensione della società. Cosa si sentirà rispondere? Che con l’incertezza che regna tutt’ora sui mercati non è certo il momento per allentare la guardia, e che è meglio pochi ma sicuri che rischiare inutilmente. Risultato? Un cliente che comincia vagamente a sentirsi preso in giro, e una banca che comunque vada ci guadagna. E il bancario? Comincia a ululare alla luna, e nelle notti di tempesta gli spuntano zanne e peli sulla schiena.

Pubblicato il

29.08.2003 13:00
Paolo Riva