«Abbiamo ottenuto la tredicesima, la quinta settimana di vacanza all'anno, la pausa di 15 minuti dal lavoro a cui non avevamo diritto». Eleonora* riassume in questo modo il suo impegno ormai decennale in qualità di fiduciaria del sindacato Unia nel settore orologiero.
Fiduciari? No no, nulla a che vedere con banche e assicurazioni. I fiduciari del sindacato Unia sono un importante anello di collegamento fra il funzionario sindacale e i lavoratori, iscritti al sindacato o meno. Unia ha recentemente lanciato a livello nazionale un progetto che vuole accrescere questa preziosa rete di conoscenze. «Un moltiplicatore del nostro lavoro», ci spiega nell'intervista che segue il responsabile dell'applicazione del progetto per la regione Ticino e Moesa e co-segretario regionale Rolando Lepori. Ma il ruolo di fiduciario non è semplice perché Elena*, a differenza di Eleonora*, deve farlo di nascosto con la paura di essere scoperta dalla direzione. Perché esporsi allora? Come difende il sindacato queste persone che si impegnano per i propri diritti e quelli dei colleghi, ma anche per rappresentare Unia?

Rolando Lepori per quale motivo il sindacato Unia ha la necessità di creare una rete di fiduciari?
Il nostro sindacato ha sempre avuto una sua rete di persone di contatto, non è una novità. Fa parte degli arnesi del mestiere di qualsiasi buon sindacalista quello di crearsi una rete di conoscenze. È vero però che ora Unia ha messo in opera un progetto per accrescere maggiormente questa rete. Noi sindacalisti non ce la possiamo fare da soli. Il sindacato non siamo solo noi funzionari che ci lavoriamo, ma tutti i suoi membri che lo formano. L'autoorganizzazione fra colleghi è fondamentale. I fiduciari sono delle preziose antenne della nostra azione, sono dei "moltiplicatori del nostro lavoro" e un importante anello di collegamento tra gli iscritti, i lavoratori e l'organizzazione sindacale.
È vero che Unia Ticino e Moesa mantiene il proprio numero di iscritti e cresce di anno in anno. Tuttavia a livello nazionale il numero di iscritti si è ridotto. È per questo che avete bisogno di nuovi fiduciari?
Certo c'è anche questo aspetto che è importante, ma non è l'unico. Attraverso l'azione dei fiduciari i lavoratori dell'azienda possono conoscere il nostro sindacato e vedere concretamente il nostro impegno a loro favore. Creare questi collegamenti oggi sono un investimento per il futuro e non solo una risposta puntuale ad una diminuzione di iscritti.
In quali settori avete particolarmente bisogno di questi membri attivi che possano fare da tramite fra voi e i colleghi?
In tutti i settori in cui opera il sindacato (edilizia, industria e artigianato sono i tre settori in cui Unia può contare tradizionalmente su una solida base. In tempi recenti anche nell'ambito dei servizi Unia è in crescita, ndr). È vero poi che ci sono delle differenze di cui bisogna tenere conto. Ad esempio nell'industria entrare in contatto con i lavoratori è più difficile che in altri settori come l'edilizia. Le porte sono chiuse e dobbiamo trovare il modo di parlare con chi lavora in quella realtà blindata. I fiduciari sono un tramite molto utile. Lavorano fianco a fianco ai loro colleghi, ne condividono i problemi, capiscono quando è necessario agire.
Voi in fondo chiedete a dei vostri iscritti di fare parte del vostro lavoro. A loro cosa ne viene in cambio?
Se devo essere onesto le dirò non molto. Ci sono persone che si impegnano perché credono che è importante l'azione sindacale. I nostri fiduciari hanno una soddisfazione personale nel vedere che le cose migliorano anche grazie alla loro azione. Che possono contribuire attivamente a migliorare le loro condizioni lavorative e quelle dei loro colleghi. Vede avere un collega che può essere un punto d'appoggio nei problemi sul posto di lavoro è molto utile. Unia cerca di valorizzare l'impegno dei fiduciari perché sono il nostro primo anello di congiunzione. Ci informano sul clima lavorativo, su quello che avviene in ditta. Fanno propaganda per noi. Fanno valere la loro esperienza nelle discussioni sindacali perché detengono delle importanti informazioni. Alcuni di loro assumono delle responsabilità all'interno delle istanze di Unia e ci aiutano a definire la politica contrattuale del loro settore e ad applicarla. Ci sono diverse categorie di fiduciari. Ci sono semplici persone di contatto, che non possono o non vogliono esporsi per Unia, ma che sono comunque molto preziose. Altre sono dei supporter che si espongono apertamente per il sindacato. A un livello più impegnativo troviamo dei veri e propri attivisti.
I fiduciari di Unia si mettono in prima linea per difendere gli interessi dei colleghi, per rappresentare e appoggiare l'azione del sindacato. Corrono quindi anche dei rischi, potrebbero essere visti male dai superiori. Come li proteggete?
Unia sostiene al 100 per cento i propri fiduciari, in qualsiasi caso. In quindici anni di lavoro non è mai successo che un nostro fiduciario venisse licenziato per motivi sindacali. In quelle ditte in cui non si capisce l'importanza di un buon clima e che non si vogliono riconoscere e premiare i lavoratori non chiediamo a nessuno di esporsi. Tuttavia è importante conoscere cosa accade all'interno. Per agire bisogna essere informati.
Avete degli obiettivi concreti in termini di crescita della rete?
Sì. Vogliamo che ogni regione di Unia trovi almeno 10 fiduciari all'anno. Può sembrare un numero modesto, ma non lo è. La fiducia fra la persona di contatto e il funzionario sindacale deve avere solide basi. Bisogna creare questo rapporto e saperlo mantenere. Vogliamo fiduciari in gamba e loro vogliono un vero sindacato.


Ora siamo riconosciuti

Il settore orologiero in Canton Ticino è stato per anni il "far west" della Svizzera. Il gruppo Swatch ha operato indisturbato per lungo tempo nel Sud delle Alpi commissionando a fabbriche che impiegano soprattutto frontalieri lavori di montaggio a basso valore aggiunto. E bassissimi salari.
Eleonora* è immersa in questa realtà da almeno un decennio «anche se noi siamo stati fortunati perché comunque la nostra ditta è stata una delle poche in Ticino a firmare la convenzione collettiva nell'orologeria a livello nazionale». Questo già prima che nel 2005 il sindacato Unia riuscisse a strappare perlomeno un contratto collettivo che getta le basi per tutte le ditte del settore ticinesi. «Ma non creda che per noi è stata una passeggiata – ci spiega Eleonora –. Abbiamo dovuto lottare per ottenere quello che abbiamo oggi». Come ad esempio la quinta settimana di vacanza, la tredicesima, il diritto ad una pausa pagata.
Ma il ruolo di fiduciaria di Unia, riconosciuto all'interno della ditta presso cui lavora, non si è esaurito con la conquista di questi obiettivi che i colleghi si erano prefissati con l'appoggio dell'organizzazione sindacale.
«Da noi c'è stata apertura, è vero, lo riconosco, ma essere presenti per i nuovi colleghi, spiegare loro i propri diritti e riportare i problemi al funzionario sindacale di riferimento è una necessità che non si esaurisce mai».
Eleonora ha anche un ruolo all'interno del sindacato, contribuisce alle discussioni sul settore ed è una cartina di tornasole per i sindacalisti. «Ho dato la fiducia ad Unia, ma è chiaro che non è incondizionata. Non ha senso affiliarsi a un sindacato se non si ottengono dei risultati. Cosa me ne è venuto in tasca? La soddisfazione personale di aver contribuito a migliorare la situazione sul posto di lavoro, ad essermi messa in prima persona a disposizione dei miei colleghi. Perché i nostri problemi sono comuni e insieme possiamo risolverli».

* il nome è di fantasia


Se lo sapessero i capi...

«No, no, no. I miei capi non ne sanno nulla. Per carità». Giulia*, come Eleonora (si veda l'articolo a fianco), è anche lei fiduciaria di Unia. Pure lei nel settore orologiero.
Ma in una situazione decisamente diversa. La ditta presso cui lavora è una di quelle che per anni ha tenuto il pugno di ferro puntando sul lavoro a basso costo, grazie ai lavoratori frontalieri, per ottenere il massimo dei profitti possibili. «Non posso dire che siamo contenti oggi – ci confida Giulia –. Ci sono molte cose che non funzionano. Che sono scorrette a mio avviso. Abbiamo problemi per quanto riguarda il materiale di lavoro che puntualmente la direzione cerca di scalarci dalla busta paga. Ci siamo rovinate la vista con questi lavori di precisione, ma a nessuno è mai venuto in mente di contribuire alla salute dei nostri occhi. E anche sulla busta paga non ci siamo ancora...».
Da quando nel 2005 Unia è riuscita a firmare un contratto collettivo valido per tutto il settore ticinese Giulia ammette che la situazione è migliorata. L'anno prossimo anche nella loro fabbrica verranno finalmente raggiunti i 25 giorni di vacanze pagati e i minimi salariali sono stati alzati. «Io cerco di riportare i nostri problemi al sindacalista di Unia. Ma la maggior parte delle ragazze che lavora da noi non vuole esporsi, la maggior parte di noi non è sindacalizzata. Perché il risultato, se si dicono le cose come stanno, è quello di essere spedite senza tanti complimenti a casa».
A cosa serve allora essere fiduciari? «Bisogna conoscere come stanno le cose qui dentro per agire. Non è tutto negativo. Ma ci sono parecchie cose che si possono migliorare. Tuttavia da parte della direzione abbiamo spesso ottenuto solo chiusura. Io a volte ho paura di essere scoperta e licenziata». Quanto guadagno? «Dopo più di 10 anni di lavoro qua si sta intorno ai 2'200 franchi al mese. C'è ancora molto da fare, ma ci vuole più impegno e volontà da parte di tutti noi. Io ci metto del mio».

* Il nome è di fantasia

Pubblicato il 

19.09.07

Edizione cartacea

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