In Italia le condizioni di lavoro e la sicurezza sul posto di lavoro peggiorano ormai da decenni. Il clima sociale e politico degli ultimi anni non ha certo facilitato la vita delle organizzazioni sindacali che faticano non poco a difendere diritti acquisiti nel passato. La Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL) di Maurizio Landini è passata da tempo al contrattacco e per farlo intende utilizzare anche gli strumenti della democrazia diretta, ovvero i referendum. La più grande confederazione sindacale italiana ha deciso infatti di lanciare una raccolta firme per smontare alcune delle leggi che hanno trasformato l’Italia in un paese caratterizzato da lavoro precario, malpagato e insicuro. Entro fine giugno il sindacato è chiamato a raccogliere 500mila firme. Un obiettivo che permetterebbe di andare al voto nella prossima primavera. Il referendum proposto dalla CGIL è di tipo abrogativo, cioè chiede di eliminare leggi o parti di leggi. La Presidente di Unia Vania Alleva ha lanciato recentemente un appello, rivolto alle italiane e agli italiani residenti in Svizzera, per il sostegno dei referendum (GUARDA IL VIDEO). Anche all’estero è infatti possibile firmare per i quattro quesiti (vedi box). Quattro quesiti Il primo referendum mira a cancellare l’intero decreto legislativo 23 del 2015, il famoso Jobs Act. Stiamo parlando della legge che ha di fatto reso inapplicabile nel 90 per cento dei casi l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello che protegge dal licenziamento illegittimo. Il secondo riguarda le aziende al di sotto dei 15 dipendenti. Se un lavoratore viene licenziato, va dal giudice e dimostra che il suo è stato un licenziamento illegittimo, la legge 604 del 1966 prevede la riassunzione o l’indennizzo. Ebbene, il referendum della CGIL chiede di abrogare la norma che mette un tetto massimo all’indennizzo e si presenta come un deterrente nei confronti dei licenziamenti illegittimi nell’ambito delle microimprese. Con il terzo referendum la CGIL intende mettere invece un tetto di 24 mesi ai rinnovi e alle proroghe dei contratti a termine. Un chiaro no alla precarietà senza fine. L’ultimo quesito riguarda la sicurezza negli appalti, tema molto caldo in Italia dove si muore ancora troppo di lavoro. Oggi se un’azienda dà in appalto un’attività a un’altra e questa a un’altra ancora, i committenti non sono responsabili in caso di infortunio o di malattia professionale del lavoratore. Abrogando l’articolo 26 del decreto legislativo 81/2008, se l’appaltatore o il subappaltatore non sono in grado di risarcire in caso di infortunio grave, il committente sarà chiamato a risponderne. L’effetto della cancellazione sarebbe quello di rafforzare e ampliare la sicurezza sul lavoro e di spingere i committenti a selezionare appaltatori adeguati. |
Per firmare Online o ai referendum day di Basilea e Zurigo In Svizzera risiedono centinaia di migliaia di cittadine e cittadini italiani con diritto di voto. Anche loro possono sostenere i referendum attraverso una firma. È possibile farlo comodamente online fino a fine giugno, attraverso il Sistema pubblico d’identità digitale (SPID), quello utilizzato per accedere ai servizi consolari, oppure attraverso Carta d’identità elettronica (CIE) ottenuta in Italia. In alternativa è possibile firmare anche a Basilea (Reebgasse 1, 4058), in presenza di un pubblico ufficiale per l’autentica delle firme, durante il referendum day del 15 giugno 2024 dalle 15 alle 18 e nella sede del Partito socialista di Zurigo (Gartenhofstrasse 15, 8004) durante il referendum day del 23 giugno 2024 dalle 14 alle 18. |