Unia: "Contratti separati? Mai"

I delegati della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) hanno respinto l'accordo trovato dai vertici della Ssic con i sindacati al termine della mediazione. Andreas Rieger, copresidente di Unia, cosa accadrà ora?
I delegati della Ssic in realtà non hanno deciso di respingere l'accordo. Infatti la direzione Messmer non a messo in votazione il risultato della mediazione, ma una manovra. Tuttavia la non accettazione del risultato è assolutamente irresponsabile. In un primo tempo i vertici della Ssic hanno disdetto il Contratto nazionale mantello (Cnm) per imporre dei peggioramenti. Poi hanno interrotto le trattative e hanno preteso una mediazione. In questa mediazione hanno approvato un risultato che era stato elaborato assieme. E ora tutto viene semplicemente buttato via. È un affronto ai lavoratori, uno schiaffo in faccia. È irresponsabile nei confronti di tutto il settore che ha bisogno di riavere finalmente dei rapporti regolati. E ha pesanti ripercussioni per l'intera economia e per tutta la società, perché porta soltanto insicurezza su tutte le questioni concernenti il mercato del lavoro.
Dall'altra parte Unia accetta l'esito delle trattative?
Sì. L'abbiamo approvato anche se nel risultato ci sono diversi punti che, secondo noi, si sarebbe potuto risolvere meglio.
Finora il pomo della discordia era la regolamentazione del tempo di lavoro. Durante la mediazione però il presidente della Ssic Werner Messmer si era detto contento dell'accordo raggiunto. E adesso?
Gli impresari volevano avere la possibilità di computare ai loro dipendenti fino a 80 ore di lavoro perse come "ore negative", per poi fargliele recuperare quando più conviene ai loro interessi. Un tribunale arbitrale ha già giudicato nel 2006 l'ammissibilità di ore negative. Nella sua decisione rileva che le ore negative non sono ammissibili, ma che all'interno di un anno il calendario del tempo di lavoro può essere modificato. Lo abbiamo accettato. Ora questa sentenza è stata integrata nel Cnm, ciò che non rappresenta un peggioramento sostanziale rispetto alla prassi avuta finora.
Adesso lei cosa si aspetta?
Ci aspettiamo dalla Ssic che ritorni su questa sua decisione sbagliata. Che convochi una nuova assemblea dei delegati che voti sul risultato della mediazione, come era stato concordato, e che accetti l'accordo.
Alcune sezioni cantonali della Ssic e le alcune grande imprese di costruzione erano disposte ad accettare l'accordo. Unia si può immaginare di stipulare con loro dei contratti separati?
No. In Europa abbiamo la libera circolazione delle persone. In Svizzera c'è un solo mercato della costruzione e un solo mercato del lavoro. Per questo ci vuole un contratto mantello che valga per tutta la Svizzera, con la possibilità di concludere degli accordi cantonali o aziendali supplementari.
Ma Unia può impedire una spaccatura nella Ssic? In altri paesi questo scenario s'è già verificato da tempo, perché gli interessi delle grandi imprese sono troppo diversi dagli interessi di quelle piccole.
Non abbiamo nessun interesse ad avere diversi contratti. Abbiamo bisogno di un partner con il quale possiamo negoziare dei contratti di obbligatorietà generale. Se stipulassimo degli accordi cantonali ci sarebbe il pericolo che in alcuni cantoni non ci sarebbe nessun contratto, oppure ve ne sarebbe uno pessimo.
Un ulteriore periodo di vuoto contrattuale porterà irrimediabilmente ad un ulteriore dumping salariale. A queste condizioni Unia può ancora impegnarsi per la libera circolazione delle persone?
Questo all'interno di Unia lo stiamo discutendo. La libera circolazione delle persone necessita di una fitta rete di contratti collettivi di lavoro che fissino dei minimi salariali. In questa rete l'enorme buco dell'edilizia principale avrebbe conseguenze anche su altri settori professionali. E questo sarebbe un pessimo presupposto per la prosecuzione della libera circolazione.

Pubblicato il

01.02.2008 03:00
Michael Stoetzel