La dama in giallo è una badante ma ha la pelle chiarissima, è rumena e solo quando parla si capisce che è "straniera", immigrata, probabilmente "regolare", come regolare, costante 24 ore su 24, è il suo lavoro di assistenza a un anziano italiano. Si è presa due ore di permesso per andare in piazza a Milano insieme ad altre dame in giallo. Di giallo s'è vestito anche uno spilungone metalmeccanico, la sua pelle è nera come il carbone e anche lui è "regolare" e regolarmente timbra il cartellino nella fonderia in cui lavora, nel Bresciano. Ha scioperato e non da solo ma insieme a tutti i dipendenti indigeni e immigrati perché in quella fonderia le Rsu della Fiom hanno indetto uno sciopero per sostenere la causa dei migranti, che è una generale perché parla di eguaglianza, di diritti per tutti. Se un diritto non è per tutti è un privilegio. Di giallo si sono colorate più decine di città italiane. In un centinaio di aziende emiliane e lombarde c'è stato anche lo sciopero, altrove presidi, manifestazioni, dibattiti, iniziative. Il 1° marzo anche in Italia, come prima negli Usa e poi in Francia, per un giorno i migranti si sono presi la piazza e la lotta al grido "come fareste senza di noi?".
La prima reazione dei sindacati alla "provocazione" lanciata via internet di fare del 1° marzo una giornata di sciopero dei migranti è stata di rifiuto quasi sdegnato: guai agli scioperi etnici, bisogna unificare, non frantumare il mondo del lavoro. Così rispondevano, a chi chiedeva un'adesione alla protesta, Cgil, Cisl e Uil. E poi, l'unico soggetto legittimato a indire scioperi è il sindacato – per fortuna la storia del movimento operaio dice l'opposto – e il sindacato non aderisce a iniziative "altrui". Con il passare dei giorni e l'avvicinarsi della scadenza, la Cgil è scesa a più miti consigli. Anche perché al suo interno una categoria come la Fiom aveva preso una posizione diversa, lasciando libere le Rsu di decidere se promuovere in prima persona lo sciopero e comunque dando copertura sindacale a tutti i migranti che avessero voluto scioperare. Ora i diritti dei migranti sono entrati nella piattaforma dello sciopero generale indetto dalla Cgil per il 12 marzo.
I problemi esistono, gli scioperi non si inventano, la sensibilità dei lavoratori italiani va costruita con impegno e fatica. Tutto vero, anche perché la berlusconizzazione della società italiana non ha risparmiato i lavoratori. Se al nord in tanti – magari con tessera sindacale – votano Lega, se al sud altrettanti votano Pdl, inutile fingere: la solidarietà vacilla anche oltre i cancelli delle fabbriche. Tutto vero, ma il sindacato ha il dovere di rischiare fischi e conflitti con la propria gente, se davvero vuole riunificare il lavoro. Per questo, anche se improvvisata e per alcuni aspetti ingenua, la provocazione del 1° marzo è stata una ventata d'aria fresca. Anche per il sindacato.

Pubblicato il 

05.03.10

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