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Con l’estate tornano le feste e con le feste, politica e società si calano nelle piazze e nei parchi delle città italiane, cosa che forse dovrebbero fare tutto l’anno. Per la festa dell’Unità, la più nota, bisognerà aspettare che passi il solleone ma nel frattempo è avvenuto un fatto importante e atteso: il ritorno in edicola de l’Unità, quotidiano fondato 91 anni fa – un anno prima della nascita di Napolitano e 9 dopo quella di Ingrao – da Antonio Gramsci e (ri)chiuso un anno fa.

 

Difficile valutare un giornale dal primo numero, e dunque speriamo di essere categoricamente smentiti in pochi giorni, ma l’impressione è che si tratti di un bollettino governativo con intere pagine appaltate a Renzi, ai suoi ministri e ai dirigenti del Pd. Se si pensa al ruolo giocato storicamente dall’Unità nella società e per la democrazia in Italia, davvero un po’ poco accontentarsi di un organo di una parte, sia pure prevalente, del partito di riferimento.


Chi dal Pd se n’è andato si sta guardando intorno con l’idea di mettere insieme i vari pezzi della diaspora della sinistra politica, Sel il cui leader Vendola dice di essere pronto a sciogliersi in una cosa più grande, Rifondazione comunista, l’Altra Europa con Tsipras a cui peraltro partecipano anche Sel e Prc. Sembrerebbe un’operazione misericordiosa, ma c’è il rischio che si risolva nella solita fusione fredda, verticistica, di politici spiaggiati, lontana da chi si vorrebbe rappresentare che sono i soggetti più colpiti dalla crisi e dalle politiche liberiste di Renzi. È la preoccupazione, tra gli altri, di Cofferati che invita alla calma e a guardare  fuori dai palazzi e un po’ di più nella società non pacificata ma neppure rappresentata.

 

Un concetto, questo, che spiega ampiamente la presenza del leader dei tre milioni di persone al Circo Massimo in difesa dell’ormai compianto art. 18 dello Statuto alla festa nazionale della Fiom, il sindacato che ha lanciato Unions, la coalizione sociale aperta ai movimenti sociali, alle associazioni ambientaliste, al volontariato, alle persone di buona volontà che praticano la solidarietà. Solidarietà, un valore che viene prima della “governabilità” in nome della quale si dissanguano democrazia e partecipazione.

 

Con la Fiom e Cofferati si sono avvicendati sul palco il prete don Ciotti (Gruppo Abele e Libera) “che sembra un comunista”, il comunista Carlin Petrini (Slow food) “che sembra un prete”, dirigenti di Syriza e di Podemos. Persino per ricostruire un’alternativa politica alle varie forme con cui il liberismo acuisce le diseguaglianze cercando di scatenare la guerra tra poveri è necessario ripartire dal sociale, dai cento fiori che ancora non riescono a far mazzo, condividendo le sofferenze e le speranze di chi “per vivere deve lavorare” (Landini) e magari non ha più diritti, o non ha né lavoro né pensione. La Grecia siamo noi, una faccia una razza. Per questo la lunga strada per riconquistare dignità e democrazia in Italia si chiama Unions.

Pubblicato il 

02.07.15

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