Una solidarietà difficile da spiegare

Il 24 febbraio 2022 è una data che verrà ricordata a lungo, probabilmente nei decenni a venire. E questo si capisce: un grande paese, la seconda potenza militare al mondo, la Russia insomma, ha invaso un paese libero e sovrano, l’Ucraina, scatenando una guerra assurda e insensata che, comunque andrà a finire, cambierà verosimilmente gli assetti geopolitici e di potere, consegnandoci un futuro triste e incerto, soprattutto per le nuove generazioni.

 

Ma il 24 febbraio 2022 verrà ricordato, almeno per quanto riguarda la Svizzera e il Ticino in particolare, per quel moto di generosità, di solidarietà di grande apertura dimostrate dalla popolazione del nostro paese nei confronti dei profughi che fuggivano dall’Ucraina. In pochi giorni sulla piattaforma di Campax sono stati messi a disposizione decine di migliaia di posti letto in tutta la Svizzera da parte di privati per dare alloggio a chi cercava un luogo di rifugio sicuro per fuggire dagli orrori della guerra. Credo che un moto cosi spontaneo, un’apertura tanto generosa e disinteressata da parte della popolazione, non si sia mai vista, almeno negli ultimi venticinque anni, anni che sono stati comunque funestati da guerre e da guerre civili che hanno condotto da noi migliaia di rifugiati in cerca di protezione internazionale.

 

Ricordo la guerra nei Balcani, Bosnia prima, Kosovo poi. La guerra in Iraq e l’orrore dell’Afghanistan, la Somalia dimenticata e lo Yemen o la Siria, solo per citare alcuni conflitti degli ultimi due decenni, molti dei quali sono ancora in corso. Di fronte a questi drammi vi è stata mobilitazione ed espressioni di solidarietà da parte della società civile, certamente, ma non nella misura in cui questa stessa solidarietà si è manifestata negli ultimi mesi nei confronti dei rifugiati provenienti dall’Ucraina. Molto si è scritto in questi mesi di guerra su questo moto spontaneo di generosità e altri hanno fornito spiegazioni e interpretazioni plausibili e a tratti condivisibili dal punto di vista sociologico e storico.

 

Per chi lavora presso SOS Ticino, come il sottoscritto, ed è a contatto con rifugiati provenienti dai più disparati angoli della terra, risulta tuttavia difficile spiegare, all’utenza migrante con cui si intrattiene quotidianamente, perché ora e non in passato, in occasione dei conflitti che li hanno condotti a lasciare il loro paese per mettersi in salvo, si è manifestata questa grande ondata di solidarietà. Risulta più agevole spiegare perché esiste una differenza di trattamento tra i diversi statuti di soggiorno, perché queste differenze, condivisibili o meno, sono comunque ancorate nella legge.

 

Ma la solidarietà, la sua espressione e dimensione, la sua manifestazione così eclatante, appare molto più difficile da spiegare a chi ha vissuto quello stesso dramma e quelle stesse tragedie che oggi vive la popolazione dell’Ucraina. Perché sondare l’animo umano, i suoi processi interni, non è cosa evidente da realizzare. Ma l’esperienza sì, si può trasmettere e spiegare. E l’auspicio dei molti utenti che frequentano i servizi di SOS Ticino è che ci si ricordi di questa grande e giusta solidarietà anche in futuro.

Pubblicato il

05.05.2022 12:44
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