Una situazione potenzialmente esplosiva

Per ora in Svizzera non si registra alcun aumento del fenomeno, ma è importante continuare a garantire l'offerta di assistenza

Restare confinati a casa per un tempo indeterminato può mettere a dura prova gli equilibri familiari ed esacerbare situazioni già delicate. Un po’ in tutta Europa stanno aumentando le segnalazioni di violenza domestica, in Svizzera per ora la situazione sembra tranquilla, ma potrebbe essere la calma prima della tempesta, perciò gli addetti ai lavori restano vigili e si stanno preparando ad un eventuale aumento.

 

Restare in casa con partner e figli per il Covid-19 può non essere semplice per chiunque e può trasformarsi addirittura in un incubo quando le mura domestiche non sono un luogo sicuro. L’Oms aveva lanciato un appello già all’inizio della pandemia per proteggere dalle violenze domestiche donne, ragazze e bambini confinati in casa, lunedì anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha lanciato l’allarme: l’isolamento espone le vittime al rischio di subire abusi senza avere nemmeno la possibilità di chiedere aiuto.

 

In Europa

Nelle scorse settimane la Francia ha denunciato un aumento di oltre il 30 per cento della violenza domestica, principalmente nella regione di Parigi; all’Ue sono giunte segnalazioni dagli Stati membri che rendono attenti al fatto che per molte donne è difficile riuscire a chiamare i numeri di emergenza e si registra quindi un calo delle chiamate di quattro volte rispetto al normale, mentre sono aumentati i messaggi istantanei diretti alle organizzazioni di soccorso pertinenti in tutta Europa. In Danimarca si è registrato un aumento del numero di donne che cerca rifugio in stutture protette dedicate a loro.


In Italia, dopo una preoccupante diminuzione delle chiamate ai centri antiviolenza nelle prime settimane di quarantena, le richieste di aiuto stanno tornando ad aumentare, anche grazie alla campagna di comunicazione messa in atto dal Governo sulla possibilità di chiamare il numero 1522 in caso di bisogno. Anche le farmacie sono scese in campo e stanno avendo un ruolo importante nel promuovere il numero di telefono e dare le informazioni alle donne che si rivolgono a loro in cerca di aiuto. È stata lanciata anche l’iniziativa “Mascherina 1522”, una sorta di nome in codice che equivale a una richiesta di aiuto, sul modello di quanto messo in atto in Spagna.

 

In Svizzera
In Svizzera per il momento la situazione sembra essere tranquilla e non si registra un aumento dei casi, anche se gli esperti restano vigili e temono un aumento della violenza domestica dovuto appunto all’aumento dell’insicurezza generale e alla mancanza di possibilità di rifugio in caso di conflitti tra le mura di casa. Una situazione di calma che potrebbe da un lato essere solo apparente, ma potrebbe anche essere reale, come spiega Cristiana Finzi, Delegata per l’aiuto alle vittime di reati per il Ticino: «Stiamo vivendo una situazione fuori norma e altamente ansiogena e come addetti ai lavori siamo coscienti che si tratta di una situazione potenzialmente pericolosa, anche se per il momento non abbiamo un aumento delle segnalazioni, ma una lieve diminuzione. Le ipotesi sono quindi due: la prima è che la preoccupazione attuale per la salute propria e dei propri cari sia prioritaria e davvero al momento ci sono meno casi di violenza; l’altra ipotesi è invece che le vittime siano in difficoltà nel riuscire ad accedere agli aiuti esterni perché subiscono un maggiore controllo e beneficiano di minor autonomia».


Al momento non si può confermare o smentire nessuna delle due ipotesi, ma la guardia resta alta.


D’altronde è provato che la violenza aumenta in ogni situazione di crisi, quando la realtà vissuta dalle persone è già di per sé destabilizzante, e si acutizza in quelle realtà dove c’è una maggiore fragilità. È quindi realistico pensare che accadrà anche con la crisi scatenata dal Covid-19, soprattutto alla luce di quanto sta avvenendo nel resto d’Europa. Occorre perciò non farsi cogliere impreparati e continuare a lavorare in previsione di quanto potrebbe accadere, per questo «stiamo applicando le raccomandazioni della Conferenza delle direttrici e direttori cantonali delle opere sociali e ci stiamo preparando ad un aumento della violenza domestica, ma va ricordato che già ora alle persone che non sono al sicuro in casa propria è offerta assistenza nella ricerca di un alloggio protetto e che la polizia può continuare a ordinare l’allontanamento di una persona violenta dalla propria abitazione e segnalare alle autorità competenti i casi in cui ci siano dei minori minacciati», prosegue Finzi.


La rete di sostegno alle vittime e agli autori di violenza resta quindi attiva in tutta la Svizzera e si stanno creando delle sinergie intercantonali per migliorare la presa a carico nel momento in cui dovessero effettivamente aumentare le segnalazioni: «Ci si sta organizzando per avere sufficienti spazi di accoglienza sia nel caso di un aumento rispetto a quello che era l’andamento normale, sia per essere in grado di accogliere le vittime rispettando le norme di distanza sociale», conclude Finzi, che si dice preoccupata anche per quanto potrà succedere una volta passata l’emergenza, quando ci saranno delle misure di allentamento, ma verranno a mancare una serie di ammortizzatori socioeconomici e ci saranno molte persone in difficoltà.

 

 

Informazioni utili

Il Dipartimento della sanità e della socialità, in collaborazione con quello delle istituzioni, precisa che i servizi di sostegno in caso di violenza domestica restano attivi, sia per le vittime che per gli autori. Perciò se hai paura, temi per la tua vita e per quella dei tuoi figli, oppure se le minacce e le violenze sono aumentate nell’ultimo periodo o se sei testimone di comportamenti violenti non esitare a chiedere aiuto.

Per urgenze:
• Polizia 117
• Ambulanza 144

Picchetto Casa delle donne:
• Sopraceneri:
   0848 33 47 33
• Sottoceneri:
  078 624 90 70

Per consulenza e sostegno:
• Servizio per l’aiuto alle vittime di reati 091 814 75 08 (dalle 8 alle 17); dss-lav@ti.ch

Il sostegno non è solo per le vittime, ma se a casa ci sono tensioni e conflitti, se non ce la fai più, stai per scoppiare, per avere una crisi di rabbia o hai timore di fare male a te stesso/a o agli altri puoi rivolgerti all’Ufficio dell’assistenza riabilitativa chiamando lo 091 815 78 71 (dalle 8 alle 17) o scrivendo all’indirizzo di-uar@ti.ch.

Pubblicato il

09.04.2020 16:21
Veronica Galster