Angela Merkel è stata uno dei rari dirigenti europei a osare la solidarietà nei confronti delle persone in fuga dai tormenti del conflitto siriano. «È parte dell’umanità fondamentale del nostro paese accogliere un rifugiato con simpatia, come con qualsiasi altro essere umano», dichiarava. Parole seguite da atti. La Cancelliera apriva il confine tedesco-austriaco ai rifugiati bloccati in Ungheria in condizioni catastrofiche. Un atto che oggi paga caro. A Berlino, alcune settimane fa, il suo partito, la Cdu (Unione Cristiano-Democratica), ha perso per la quinta volta dei seggi alle elezioni regionali, a vantaggio del partito populista AfD (Alternative für Deutschland, Alternativa per la Germania). E Merkel è confrontata con un’opposizione crescente verso la sua politica d’asilo, anche all’interno del suo stesso partito. Bisogna dire che sul piano internazionale è stata lasciata sola a ripetere “Wir schaffen das” (Ce la faremo) per incoraggiare l’integrazione di oltre un milione di rifugiati. La Francia ha opposto una non entrata in materia categorica. 10.000 persone, è il numero irrisorio di rifugiati che questo grande paese, che si proclama terra di immigrazione, ha accolto in cinque anni. E che dire dell’Ungheria, che ha costruito un muro lungo quasi 200 chilometri lungo il proprio confine con la Serbia e la Croazia? E l’Austria, che l’ha imitata innalzando filo spinato lungo il Brennero, adottando nel frattempo una legge che limita drasticamente il diritto d’asilo? O della Gran Bretagna, che si è allontanata da un progetto di solidarietà mentre affondava nel Brexit? In questo contesto non è sorprendente che gli incontri europei o internazionali sui rifugiati siano tutti falliti. In occasione dell’ultimo vertice a New York, Obama ha annunciato l’accoglienza di 360.000 rifugiati in 50 paesi. Poca cosa rispetto ai 65 milioni di rifugiati e sfollati presenti oggi nel mondo. E soprattutto questa cifra maschera male l’assenza di un sistema mondiale di condivisione delle responsabilità nel quale i paesi ricchi si impegnerebbero in modo più equo. Di fronte a questa impasse, Amnesty International ha più che mai a cuore un appello a favore di una politica d’asilo generosa. In Svizzera lo ha fatto lanciando una campagna che chiede al Consiglio federale di accogliere un maggior numero di rifugiati, rispettando le promesse fatte nel 2015. La promessa di sgravare Grecia e Italia accogliendo 1.500 richiedenti asilo e la seconda di accogliere 1.500 rifugiati particolarmente vulnerabili provenienti dalla Siria.
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