I nostri ritmi di vita abituali lasciano, in genere, poco spazio alla riflessione o alla meditazione, vale a dire a due attività d’introspezione e d’analisi. Eppure proprio a motivo di occupazioni sovente numerose, variegate ed impegnative (in ambito familiare, professionale o sociale), sempre di più, ognuno di noi sente il bisogno di fermarsi e di fare il punto della situazione. Si tratta di “prendere fiato” non solo sul piano fisico (a questo servono le vacanze, perlomeno per chi può permettersi di farle), bensì soprattutto mentale e spirituale. A tale scopo, si sono moltiplicate le offerte, al punto che anche quello dello spirito è tornato ad essere un nuovo mercato allettante, dopo anni di crisi e di messa in dubbio della religione. Lo testimonia la New Age, il movimento vagamente religioso che dagli Stati Uniti è giunto anche in Europa, suscitando un po’ ovunque maestri ed adepti. Senza entrare in merito ai contenuti delle proposte di questo modo atipico (rispetto alle forme tradizionali, ad esempio ebree, cristiane o musulmane) di vivere la spiritualità, va preso atto che esso risponde ad un’esigenza reale e profonda di qualunque essere umano. E se le forme storiche che le religioni hanno assunto nel corso dei secoli (come, a titolo esemplificativo, quelle ecclesiastiche) non rispondono più a simili necessità, ne vengono cercate di diverse, magari meno istituzionali e più consone alla contemporanea tendenza ad individualizzare tutto. Non c’è che dire: un buon equilibrio interiore è la premessa per affrontare con serenità e determinazione qualsiasi situazione, anche la più pesante a livello emotivo. È importante rendersene conto e poterne fare l’esperienza concreta. Le tecniche di concentrazione sviluppate nell’Estremo Oriente, conosciute in Occidente nella maggior parte dei casi come tecniche di rilassamento (vedi lo yoga), hanno lo scopo di aumentare la consapevolezza di sé, di scoprire i nodi che si annidano nell’intimo, di accrescere le potenzialità personali per meglio accogliere il divino. E seppur strane per modalità e sostanza, le ricerche mediche relative all’influsso positivo della pratica religiosa sullo stato di salute (in sintesi: chi prega con regolarità è a minore rischio di problemi cardio-circolatori e vive più a lungo) segnalano questo dato di fatto. Basta visitare conventi e monasteri per convincersene: non è probabilmente un caso che l’età media sia spesso elevata e, non di rado, s’incontrino arzilli ottantenni e novantenni tra i membri delle comunità religiose, anche alle nostre latitudini! Il periodo pasquale – ormai prossimo – potrebbe diventare l’occasione per le auspicate “pause di riflessione”, tanto utili agli individui, quanto benefiche per i rapporti interpersonali e collettivi. È probabile che questi luoghi (reali e simbolici) non vadano cercati troppo lontano, poiché già si trovano in ognuno di noi. Forse dobbiamo ancora scovarli, come facevamo noi bambini con i coniglietti e le uova di Pasqua, nascosti nel prato sotto casa.

Pubblicato il 

07.04.06

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