Una nuova scuola

Le formazioni professionali nelle quali lavoro traslocheranno presto in altra sede. Al di là del caso specifico, che sta vedendo purtroppo crescere i ritardi in modo piuttosto allarmante, credo valga la pena soffermarsi  sullo scollamento profondo che esiste (in questo caso come in molti altri, purtroppo) tra chi si occupa ed ha la responsabilità degli aspetti materiali e cioè si fa carico della costruzione o della riattazione dell'edificio e delle infrastrutture (la Sezione della Logistica) e chi deve occuparsi dei contenuti formativi che in quell'edificio si svolgono e quindi delle necessità di spazi e strutture irrinunciabili per quelle attività (le diverse divisioni del Dipartimento cantonale dell'educazione, della cultura e dello sport, Decs).
Per prima cosa i ruolini di marcia dei due attori sembrano andare in modo slegato l'uno dall'altro e sono praticamente assenti la concertazione ed il lavoro comune sugli obbiettivi (nonostante l'impegno di alcuni volenterosi perché ciò non avvenga) nella fase progettuale, quando si tratta appunto di decidere non solo quanti spazi servono, ma come devono essere quegli spazi per poter fare quello che bisogna fare lì dentro.
Riuscire a trovare momenti di condivisione delle due diverse prospettive è spesso molto difficile e i bisogni formativi sembrano passare sempre in seconda fila rispetto alle "altre" esigenze . Esigenze che però è assai difficile capire quali siano.
Se fosse infatti il criterio di economicità a farla da padrone, si potrebbe capire, anche se non sempre condividere. Ma quasi sempre non è così. Se invece il criterio fosse quello dell'efficienza, con l'obiettivo di rendere più brevi possibile i tempi di realizzazione delle diverse opere, sarebbe comunque giustificabile, ma non è quello che risulta nella realtà Anzi! Costi e tempi di realizzazione troppo spesso (per non dire sempre) sfondano verso l'alto.
C'è allora qualcosa che strutturalmente non funziona nell'iter di questi progetti.
Che sia l'autorità di sorveglianza o di coordinamento (ma per la mia lunga esperienza troppo spesso disarmata), che sia la procedura prevista, è certo che qualcosa non funziona ed è un gran peccato che sia così.
Scorrendo il Regolamento di applicazione della Legge sulle commesse pubbliche e del Concordato intercantonale sugli appalti pubblici appare abbastanza chiaro come questo particolare aspetto risulti troppo marginale e secondario. Da un lato è comprensibile (e gli episodi inaccettabili e gravissimi di caporalato e di subappalti selvaggi sono lì a dimostrarlo) che siano altre le norme prioritarie. Dall'altro però, visto che le infrastrutture vengono fatte perché possano accogliere attività di diverso tipo, mi sembra necessario che questo particolare aspetto possa essere considerato "de jure", assegnando il posto che meritano ai contenuti d'uso ed agli attori principali che beneficeranno del manufatto nella fase di progettazione e imponendo  soprattutto una procedura di verifica sul soddisfacimento degli stessi.
Ne va infatti della credibilità dello Stato, dei servizi e degli uffici dello stesso e del benessere di chi in questi edifici pubblici vive momenti importanti della propria vita, in questo specifico caso i nostri ragazzi.
Insomma, è il servizio pubblico nel suo insieme che ne patisce!

Pubblicato il

27.01.2012 13:00
Anna Biscossa