Una legge che discrimina gli svizzeri

Da noi vive un cittadino francese che ha sposato una donna di origine africana. La coppia gode degli stessi diritti di qualsiasi coppia svizzera, dato che lui è cittadino dell'Unione europea. Da noi vive anche un cittadino svizzero che ha sposato un'africana. La sua vita famigliare è soggetta alla Legge sugli stranieri. Affinché i figli della coppia, che oggi vivono ancora nel Paese di origine della mamma, possano ricongiungersi con i genitori non conta nulla il fatto che il papà sia cittadino svizzero. Valgono le stesse norme che si applicano alle coppie in cui entrambi i coniugi sono stranieri di un Paese non appartenente all'Unione europea. La coppia inoltre è costretta a vivere sotto lo stesso tetto, anche se lui lavora Ginevra e lei a Zurigo.
Da noi vive un cittadino svizzero che vuole sposare una donna di origine africana. L'ufficiale di stato civile deve verificare se si tratta di un matrimonio di convenienza. Nella sua ricerca procede come un poliziotto, raccogliendo informazioni sia presso terzi che presso altri uffici. E, nel caso in cui il suo sospetto trovi conferma, deve rifiutare la domanda di matrimonio.
Da noi vive un cittadino svizzero che ha sposato una donna di origine africana, affinché lei possa continuare a vivere in Svizzera. Benché la loro relazione non fosse destinata a durare, ne è comunque nato un bambino. Successivamente il matrimonio viene annullato. L'uomo ora deve aspettarsi o una pena detentiva oppure una multa che può andare fino a 20 mila franchi. E peggio ancora: la sua paternità ora viene automaticamente messa in discussione. Ad essere veramente punito in definitiva è allora il bambino.
Questo è ciò che ci aspetta se diremo sì alla nuova Legge sugli stranieri. È una legge che discrimina noi, svizzeri e svizzere, in confronto alle cittadine e ai cittadini dell'Unione europea. Ed è una legge che viola dei diritti che sono centrali per la crescita del bambino: avere un padre e vivere con i propri genitori è fondamentale per ogni bambino. Un motivo in più per votare No e poi ancora No il prossimo 24 settembre.

Pubblicato il

08.09.2006 12:30
Ruth Dreifuss