Alcuni anni orsono, ho introdotto nella mia sacra famiglia italiana una nuova e laica tradizione. Vi metto in guardia, potrà sembrare poco romantica. Consiste nell'inviare, con largo anticipo e via posta elettronica, una lista di piccoli regali che a me e famiglia bernese possono piacere. La lista è nutrita, per lasciare un margine di libera scelta che consente anche di mantenere un certo effetto sorpresa al momento di scartare il dono. Due anni fa, e lo so che leggendo queste righe mi odierà un po', alla mia mamma ha preso un attimo la mano. Si è entusiasmata per le voci Vestaglia e Camicia da notte e quindi tutta gongolante, alla vigilia mi ha consegnato due bei pacchi colorati. La scena successiva ha visto me, cognata, fratello e marito schiantati a tal punto dalle risate, che c'era fra noi chi rotolava fino al pavimento. Coordinate in celestino ospedaliero, come l'abbiam chiamato, con un tocco di Villa Arzilla e un indubbio spirito puritano dato che manco un centimetro di pelle emergeva fra balze, ruches e bottoncini sigillati. Da allora, dalla mia lista sono banditi gli articoli di quel settore dell'esistenza umana. Quest'anno è andata bene e persino chi all'inizio mi aveva criticata perché non credevo più a Babbo Natale, mi ha confessato che l'esercizio è utile e in fondo bello. Evita sprechi, e garantisce un momento di gioia sincera. Se quest'anno non vi è andata così bene, starete forse ora rimuginando su andare a cambiare un regalo indesiderato. La cattiva notizia è che in Svizzera non esiste di per sé il diritto di cambiare un oggetto acquistato. Dipendiamo dunque dalla tolleranza e disponibilità di chi vende. A parte lo scontrino, che evidentemente può aiutare, aver conservato la confezione originale può contribuire a ottenere la sostituzione e su questo direi hanno ragione i venditori, perché senza quella può essere difficile o persino impossibile rivendere l'oggetto a qualcun altro. Ci sono d'altronde notizie comfortanti sui buoni regalo. Quelli per articoli come libri, vestiti e cene al ristorante durano ben cinque anni. Sono validi addirittura dieci anni i buoni per viaggi, pernotti in albergo e attività ricreative. Fa fede la data sul cartoncino o lo scontrino collegato. Significa che un buono contrassegnato da “vale un anno” è tecnicamente non corretto dal punto di vista legale, come ben spiega l'articolo che trovate sul sito dell'ACSI Storie da InfoConsumi. Passata l'abbuffata natalizia, tipicamente arriva la stagione delle svendite. Gli sconti sono universalmente indicati in percentuale. Si tratta di una strategia di marketing vecchia come il mondo. Ampia letteratura ha dimostrato che la maggior parte di noi stenta a comprendere i numeri relativi, come le percentuali, mentre riesce facilmente a dare un senso ai numeri assoluti. Per intenderci, se vi dico che una pentola che costava 40 franchi è ora scontata del 25 per cento, vi sembrerà magari un affare e non starete a fare il calcolo di quanto andiate a risparmiare. Ma se traduco quella percentuale in numeri assoluti e vi dico che anziché 40 franchi, quella pentola ne costa 30, magari ci penserete due volte a metterla nel carrello. La questione non è peregrina, soprattutto in tempi di saldi. Abbacinati da colori vivaci e dalla guerra delle percentuali, tendiamo infatti a farci prendere per il naso. A chi di noi non aveva voti brillanti in matematica, non resta che imbracciare la calcolatrice contenuta in qualunque telefono, anche quelli d'epoca, oppure attaccarci alle molte piattaforme Internet che consentono con due click di calcolare la percentuale. |