Una "gramigna" mascherata

Una medicina a due velocità, una sanità all'americana, l'abolizione della libera scelta del medico, l'abbandono di chi necessita di cure continue, tutto il potere agli assicuratori malattie. Questo scenario da incubo potrebbe diventare realtà , se ne verranno poste le premesse il 1° giugno approvando l'articolo costituzionale "Per qualità ed economicità nell'assicurazione malattie". È una proposta di modifica costituzionale con un titolo che inganna: il suo vero obiettivo è quello d'introdurre più concorrenza nel sistema sanitario; e concorrenza vuol dire costi ridotti, quindi qualità più bassa, quindi una sanità per chi ha pochi mezzi e una sanità per chi può pagarsi ogni genere di cure.

Tutto questo è possibile perché la maggioranza borghese in parlamento, invece di respingere nettamente l'iniziativa popolare dell'Udc "Sì al ribasso dei premi delle casse malati nell'assicurazione di base", ne ha voluto riprendere i contenuti con un proprio controprogetto – che è l'articolo costituzionale posto in votazione – ottenendo che l'iniziativa venisse ritirata ed evitando così all'Udc di correre il rischio di una sconfitta. Quell'iniziativa si prefiggeva infatti una riduzione dei premi da conseguire, tra l'altro, anche mediante una brutale riduzione del catalogo delle prestazioni. E l'operazione voluta dal parlamento s'è rivelata più insidiosa dell'iniziativa che voleva combattere.
Se approvato, l'articolo costituzionale introdurrà più concorrenza nell'assicurazione malattie, diminuirà le prestazioni coperte dall'assicurazione di base ed impedirà la libera scelta del medico. Non si tratta di toccasana, di provvedimenti nuovi che risolvono il problema degli alti costi della sanità, ma di un insieme di misure che aggravano, da un punto di vista sociale, il quadro complessivo dell'assicurazione malattie. I principi di tale assicurazione vengono infatti già fissati nella legge federale sull'assicurazione malattie (Lamal). Quest'ultima disciplina in particolare l'obbligo di assicurarsi, il finanziamento solidale dell'assicurazione malattie, l'ammissione delle casse malati e dei fornitori di prestazioni, l'ampiezza del catalogo delle prestazioni, la libertà di scelta dell'assicuratore e dei fornitori di prestazioni, nonché i contributi dell'ente pubblico. Inoltre, l'assicurazione malattie è già orientata sui principi della concorrenza regolamentata e della trasparenza.
Il nuovo articolo costituzionale non fa altro che ancorare nella Costituzione questi principi importanti (un'operazione che può anche apparire inopportuna), con l'aggiunta però di un significativo cambiambiamento nel sistema di finanziamento della sanità. Attualmente le cure sono pagate dalla assicurazioni (con la copertura dei costi delle prestazioni) e dai contributi pubblici. Se l'articolo costituzionale verrà approvato, i contributi pubblici verranno versati direttamente agli assicuratori, che provvederanno da soli a finanziare il sistema. Questo significa che le "casse malati" avranno un potere enorme, e per ridurre i costi premeranno affinché, da un lato, venga eliminato l'obbligo di contrarre (cioè di collaborare con tutti i fornitori di prestazioni ammessi: medici, ospedali, specialisti, farmacisti, ecc.) e, dall'altro, venga ridotta la libertà degli assicurati di scegliersi i fornitori.
In parlamento non sono mancate le resistenze da parte della sinistra. Le critiche vertevano soprattutto sul fatto che il controprogetto è stato elaborato in gran fretta, senza il necessario coinvolgimento degli attori interessati, in particolare dei cantoni. Inoltre, mentre figurerebbero nella Costituzione alcune disposizioni che non lo meritano, ne resterebbero fuori altri principi
importanti, quale la solidarietà. Per queste ragioni il controprogetto è osteggiato dalla sinistra. Anche il Ppd, o almeno gran parte di esso, ha nel frattempo cambiato opinione. Mentre il Consiglio federale l'ha cambiata al contrario: inizialmente riteneva che la disposizione costituzionale vigente fosse sufficiente, ora sostiene che il controprogetto va «nella giusta direzione».


"Sarà concorrenza imperfetta"

L'articolo costituzionale "Per qualità ed economicità nell'assicurazione malattie" prevede espressamente che l'assicurazione malattie sia retta dai principi della concorrenza e della trasparenza. E concorrenza e trasparenza dovrebbero influire positivamente sulla qualità e sul prezzo delle prestazioni. Marina Carobbio, è d'accordo?
No. Nel senso che, evidentemente, tutti vogliamo una migliore qualità e trasparenza nei confronti, in particolare, degli assicurati, sia su come vengono svolte le cure sia su come vengono fatturate le prestazioni. Ma quanto prevede l'articolo costituzionale va in tutt'altra direzione, in particolare la maggiore concorrenza, si sa che nel settore della sanità non porta a una diminuzione dei costi. Il mercato sanitario è tale che quanto più c'è offerta tanto più aumenta la domanda, e viceversa. Quindi è un circolo vizioso; e la concorrenza, che comunque in parte c'è già, sia tra i fornitori di prestazioni sia tra gli assicuratori malattia, non porta a una diminuzione dei costi.
Ma è una concorrenza imperfetta, se agli assicuratori manca la libertà di contrarre.
È proprio questo il punto. L'interesse degli assicuratori malattia è quello di poter scegliere con quali fornitori di prestazioni, quindi con quali medici, fisioterapisti, farmacisti o ospedali lavorare. E volendo, in quanto assicuratori, risparmiare soldi sul pagamento delle prestazioni, tendono a collaborare con i fornitori di prestazioni che lavorano con costi più bassi. Nel settore medico-sanitario, purtroppo, chi lavora con costi più bassi spesso lo fa diminuendo il tipo di prestazioni che offre. E questo non è sinonimo di qualità. Per esempio, chi si occupa di pazienti cronici, anziani, a domicilio o in case per anziani, può avere costi più elevati rispetto a medici o personale curante che si occupano di persone giovani con poche malattie. Ma l'interesse degli assicuratori è stipulare convenzioni e contratti con coloro che costano meno.
Dunque, concorrenza e qualità non possono andare di pari passo?
Vediamo quello che è successo nel paese della concorrenza per eccellenza, gli Stati Uniti, che sono il paese con i costi sanitari più alti al mondo e con una medicina a due velocità. Il rischio che corriamo è di andare in quella direzione anche in Svizzera. Negli Stati Uniti c'è una forte concorrenza, sia tra i vari fornitori di prestazioni (ospedali, medici, ecc.) sia tra le compagnie assicurative che vogliono accaparrarsi i 'buoni rischi'. Applicano il sistema della selezione dei rischi: vogliono persone alle quali non devono corrispondere grosse prestazioni assicurative. È questa la concorrenza che sarebbe introdotta in Svizzera se venisse accettato l'articolo costituzionale: porterebbe una medicina a due velocità, dove certe prestazioni oggi riconosciute dall'assicurazione di base – penso in particolare alle cure a domicilio per le persone anziane o malate croniche – non sarebbero più coperte, e verrebbe favorita la stipulazione di costose assicurazioni complementari per poter accedere a quelle cure altrimenti non più pagate.
Il finanziamento ospedaliero da un'unica fonte dovrebbe garantire che il denaro pubblico venga impiegato in modo più economico. Come spiega allora l'opposizione della sinistra e dei cantoni?
Fondamentalmente io sono favorevole al pagamento da un'unica fonte, quando però questa fonte è un ente pubblico, proprio perché c'è la necessità di controllare il flusso finanziario e l'utilizzazione dei fondi. In realtà, affidando il finanziamento del settore ospedaliero agli assicuratori malattia, daremmo loro soldi pubblici per otto o dieci miliardi di franchi, senza più nessuna possibilità, o con ridotte possibilità, di controllo da parte dell'ente pubblico. Per questo i cantoni e la sinistra si oppongono. Se invece a gestire il finanziamento fosse un ente pubblico al di sopra delle parti, allora si potrebbe andare in quella direzione. Ma non è quello che vogliono i fautori dell'articolo costituzionale, i quali dicono chiaramente che per fonte di finanziamento unica intendono gli assicuratori malattia. Parlano di più trasparenza, ma proprio nei giorni scorsi il tribunale cantonale delle assicurazioni di Ginevra ha dichiarato che un assicuratore locale, il Groupe Mutuel, manca di trasparenza nella contabilità ed utilizza illegalmente i soldi degli assicurati per finanziare campagne di acquisizione clienti invece che per il pagamento delle prestazioni. Quindi, dare in mano otto miliardi di soldi pubblici a casse malati che fanno questi giochetti, è sicuramente un po' pericoloso.
Dal punto di vista della sinistra, qual è il senso politico di questo articolo costituzionale? Perché parlamento e governo hanno accettato di riprendere i contenuti essenziali dell'iniziativa popolare dell'Udc, poi ritirata, "Sì al ribasso dei premi della casse malati nell'assicurazione di base"?
Anzitutto per fare un favore all'Udc, la cui iniziativa è stata ritirata in favore di un controprogetto indiretto apparentemente più facile da far passare, e perché in fondo la maggior parte delle persone che hanno sostenuto questo articolo costituzionale ha interesse a spingere l'acceleratore sulla concorrenza  ed a favorire la privatizzazione del sistema sanitario. Pensiamo che la lobby degli assicuratori è ben presente a livello parlamentare, ed è una di quelle che si sono mosse per realizzare questo articolo costituzionale, ma anche Economiesuisse ha sostenuto fin dall'inizio lo sviluppo di questo articolo costituzionale, proprio perché si preferisce, per esempio, avvantaggiare gli ospedali privati a scapito di una medicina pubblica e di qualità. Se si va in questa direzione, a mio parere, si va verso una privatizzazione del sistema sanitario svizzero.

Pubblicato il

16.05.2008 01:30
Silvano De Pietro
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