Una crepa nel muro d'amianto

Inizia, forse, a sgretolarsi il muro di silenzio imposto dai fratelli Stephan e Thomas Schmidheiny sulla questione amianto e sui relativi danni provocati alla salute dei lavoratori.
Può essere letto in questo senso l'annuncio della creazione di una fondazione della Eternit dotata di 1,25 milioni di franchi da destinare agli operai e a chi abitava nelle vicinanze dei due stabilimenti di Payerne e di Niederurnen della Eternit, purché "appurate" vittime di malattie causate dal contatto con l'amianto.
«La consideriamo una vittoria poiché è la prima volta che Eternit ammette le sue responsabilità nei confronti delle vittime e dei suoi familiari», commenta François Iselin, responsabile del Comitato di difesa delle vittime dell'amianto (Caova). «D'altro canto però, si tratta di una operazione di marketing dei fratelli Schmidheiny perché la somma di 1,25 milioni è sicuramente ridicola se paragonata al numero di persone toccate e ai relativi costi sanitari da sostenere. La fondazione sembra piuttosto essere una reazione dovuta alla paura sempre più concreta dei rischi di risarcimento con cui i fratelli Schmidheiny sarebbero confrontati. Le domande d'indennizzo arrivano sempre con più insistenza da più parti, dalla Svizzera ma anche dall'Italia con i procedimenti aperti dal Procuratore di Torino Raffaele Guariniello sulle vittime d'amianto negli stabilimenti legati al gruppo Eternit».
Caova ha individuato finora nella sola Svizzera 300 persone che hanno sviluppato il cancro a seguito dell'esposizione all'amianto. «Quello che chiediamo è che sia la Suva a gestire il risarcimento dei danni come lo prescrive la legge. Questo perchè con la Suva – essendo questa un'assicurazione pubblica e paritaria – le operazioni di risarcimento avverrebbero in modo trasparente e sotto controllo pubblico», conclude Iselin.
Abbiamo quindi posto la domanda a Henri Mathis, responsabile alla Suva delle relazioni pubbliche per la Svizzera romanda. «La Suva accoglie favorevolmente ogni iniziativa privata che abbia per obiettivo quello di aiutare le persone in difficoltà a seguito delle malattie e incidenti professionali. L'obiettivo della Fondazione Eternit sembra quello di essere complementare alle prestazioni rimborsate dalla Suva in osservanza della Legge delle assicurazioni contro gli infortuni (Lainf). Precisiamo che le prestazioni vengono versate senza partecipazione, senza indennità e soprattutto senza prescrizione giuridica. Di conseguenza, un salariato che è stato esposto all'amianto 20 o 30 anni prima, se oggi sviluppa una malattia legata all'esposizione professionale all'amianto, sarà comunque preso a carico dalla Suva. Detto questo, ci risulta difficile esprimere dei pareri sulla Fondazione Eternit in quanto non esiste ancora il suo regolamento. Sottolineiamo comunque che questa Fondazione ha il merito, per quanto ne sappiamo, di occuparsi delle vittime indirette, come le mogli e i figli dei lavoratori ma anche di chi viveva nelle vicinanze delle fabbriche, persone cioè che non sono assicurate presso la Suva e quindi non beneficiano delle prestazioni Suva».
La Suva dunque mantiene le sue prerogative fissate per legge di assicurazione contro gli infortuni e non può essere scavalcata dalla fondazione. Questo per quanto riguarda i lavoratori. Rimane un dubbio per quanto concerne i parenti delle vittime e gli abitanti in vicinanza delle fabbriche di amianto, non coperti dalla Suva. A questi rimarrebbe solo la possibilità di una causa giudiziaria contro l'Eternit. Il rischio è che Eternit, nel caso voglia evitare un procedimento giudiziario, potenzialmente pubblico, cerchi di raggiungere un accordo extra giudiziario, quindi privato. Un sistema già adottato in altri casi per comperarsi il silenzio. È forse questo lo scopo della Fondazione Eternit?

Pubblicato il

06.10.2006 01:00
Francesco Bonsaver