A due settimane dalla cruciale votazione federale del 3 marzo, ci sono almeno due certezze: l’iniziativa sindacale per una 13esima AVS, indicano gli ultimi sondaggi, gode tuttora dei consensi della maggioranza della popolazione e dunque si può vincere; d’altro canto, i medesimi rilevamenti demoscopici prevedono che il risultato sarà tirato, soprattutto per quanto riguarda il numero di Cantoni che approveranno l’iniziativa, che devono essere la maggioranza. I prossimi giorni saranno dunque decisivi per non lasciarsi sfuggire di mano un’occasione d’oro per ottenere un avanzamento sociale in questo paese. Rispetto ai primi sondaggi di gennaio, il consenso è diminuito (si attesta tra il 53 e il 59%, a seconda dell’istituto di rilevamento). Segno che la campagna miliardaria portata avanti dagli ambienti padronali e dalle lobby economica e assicurativa ha avuto effetto su una parte del corpo elettorale. Una campagna feroce, ma povera di argomenti validi. Gli avversari della 13esima AVS, una misura socialmente giusta, necessaria e urgente per migliaia di pensionate e di pensionati che con le attuali rendite fanno sempre più fatica, ricorrono così alla menzogna, a toni intimidatori, a considerazioni ridicole, a iniziative discutibili e a disperati tentativi di convincere il popolo a votare no il 3 marzo proponendo presunte soluzioni alternative alla 13esima AVS da parte della politica. In quest’ultima categoria rientra un atto parlamentare ancora pendente che da alcune settimane tiene banco soprattutto nella stampa d’Oltralpe. Si tratta di una mozione, già approvata dal Consiglio nazionale, che suggerisce di concedere aumenti solo delle rendite più basse e che viene “venduta” come la migliore delle alternative alla 13esima rendita AVS. “Se questa venisse bocciata, noi abbiamo la soluzione” è in sostanza il messaggio che le forze borghesi cercano di far passare. È una sorta di “controprogetto mascherato” fatto entrare dalla finestra in piena campagna di votazione. È il classico tentativo di gettare fumo negli occhi dei cittadini, di far credere loro che un’alternativa all’odiata 13esima è dietro l’angolo. Quando in realtà la mozione non è ancora stata approvata dal Consiglio degli Stati e se ciò avvenisse (cosa tutt’altro che scontata) avrebbe davanti a sé un iter di anni prima di venire eventualmente implementata. E poi il popolo svizzero il 3 marzo potrà solo decidere sulla 13esima AVS e non potrà dire nulla su una proposta che forse il Parlamento potrebbe approvare. È una tattica diversiva già nota: anche alla vigilia della votazione sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne gli stessi ambienti politici promettevano “soluzioni” nel quadro della riforma del secondo pilastro. Poi si è visto come è andata. Questo goffo tentativo di recuperare qualche voto denota il nervosismo della controparte, che in questa campagna si sta distinguendo anche per altre iniziative discutibili e al limite del ridicolo. Come il ritorno in campo di ben cinque ex consiglieri federali, autori di un recente “appello urgente per la protezione della nostra AVS”, inviato a centinaia di migliaia di pensionati della Svizzera tedesca e pubblicato su alcuni giornali locali romandi (area ne ha scritto). Appello in cui li invitano a votare no alla 13esima AVS con argomenti fasulli e inconsistenti per mettere paura nella popolazione, paventando immediati aumenti dell’IVA che si renderebbero necessari per evitare la catastrofe finanziaria dell’AVS. Un’iniziativa che si commenta da sé e probabilmente anche poco efficace e per nulla credibile agli occhi delle pensionate e dei pensionati destinatari della lettera, tenuto conto che gli autori prendono tutti una pensione di oltre 20.000 franchi al mese. Ma secondo loro una mensilità in più per i nostri vecchi (1.800 franchi all’anno in media) sarebbe troppo. Insomma, persino gli avversari della 13esima AVS ci dicono, pur senza volerlo, che quella in votazione il 3 marzo è un’iniziativa giusta e da appoggiare. |