Una Giornata per ricordare le vittime del lavoro e dell'amianto

Di fronte ai rischi legati al Covid-19, la ricorrenza dedicata alla sicurezza sul lavoro assume un significato particolare. Unia: più controlli

Il 28 aprile è la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e della memoria delle vittime dell’amianto. Una ricorrenza che quest’anno assume un significato molto particolare. In quest’epoca di pandemia, vi sono infatti nel mondo centinaia di milioni di lavoratori confrontati ad un nuovo tipo di rischio sconosciuto fino a pochi mesi fa. E le persone che hanno subìto esposizione all’amianto (bandito in Svizzera esattamente 30 anni fa, leggi un nostro servizio) rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile per rapporto al Covid-19.

 

La sicurezza e la protezione della salute sui luoghi di lavoro è oggi una questione più centrale che mai. Perché tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori che durante questa fase di parziale lockdown non si sono mai fermati per garantire al paese la vita sociale e civile e quelli che proprio in questi giorni (pur in assenza di “normalità”) stanno tornando all’attività “normale”, si sottopongono a un oggettivo rischio aggiuntivo di contrarre il virus e di ammalarsi.

 

Di qui il dovere, in questa giornata mondiale, di ribadire che la vita e la salute valgono di più dei profitti. Di fronte alla grave minaccia, la ripresa delle attività economiche deve avvenire in maniera prudente) e non assecondando gli scriteriati appetiti del padronato) ed in ogni luogo di lavoro e in ogni circostanza vanno realmente adottate le misure di protezione e di distanziamento, se si vuole limitare la diffusione dei contagi ed evitare una situazione ancora peggiore di quella che abbiamo vissuto negli ultimi due mesi. Per garantire questo sono però necessari dottrine e strumenti di controllo sui cantieri, nelle fabbriche, nei negozi, che al momento sono ancora del tutto inadeguati o insufficienti. La parziale ripresa delle attività economiche di questi giorni sta già evidenziando parecchie lacune sul fronte della sicurezza, che vanno assolutamente e rapidamente colmate.

 

Unia: controlli del tutto insufficienti

Il sindacato Unia dall’inizio della crisi del Covid-19 ha già trasmesso alle istanze di controllo più di 4000 segnalazioni di salariati che denunciano il mancato rispetto delle misure di protezione sul luogo di lavoro, si legge in un comunicato odierno. «Circa 30 controllori della Suva sono responsabili del controllo di 30.000 cantieri e delle imprese industriali di tutta la Svizzera. Semplicemente impossibile», si lamenta Unia presentando una serie di rivendicazioni al Consiglio federale finalizzate a «proteggere la salute dei salariati e dunque della popolazione nel suo insieme». Tra queste spicca quella che chiede un rafforzamento dei controlli e il coinvolgimento dei lavoratori nella realizzazione dei concetti di protezione.

 

Esposti all’amianto tra i più vulnerabili
Come si sa, tutti possono essere colpiti dal Coronavirus, ma i maggiori danni li subisce chi presenta patologie pregresse, respiratorie od oncologiche, come chi è stato esposto all’amianto. In questa giornata dedicata dall’Onu da diversi anni anche a questa categoria di vittime, che anche in Svizzera continua tuttora, a trent’anni della messa al bando della pericolosa fibra, a pagare un prezzo altissimo in termini di ammalati e di morti, cogliamo l’occasione per segnalare un documento critico di analisi recentemente pubblicato da Unia, in cui si ripercorrono le tappe del lungo processo che ha portato alla proibizione in Svizzera e si analizza il ruolo (fondamentale) giocato dal sindacato. area ne ha anche parlato ampiamente con Vasco Pedrina, tra i protagonisti di primo piano di quel processo (cliccare qui per leggere l’intervista). Un processo che purtroppo in molte parti del mondo non è nemmeno iniziato. L’Organizzazione mondiale della sanità calcola che ancora oggi vi sono 125 milioni di lavoratori esposti alla fibra.

Pubblicato il

28.04.2020 16:27
Claudio Carrer