Un treno da prendere

No, non è affatto un'impresa disperata, fare delle Officine Ffs di Bellinzona un centro di competenze nella produzione e nella manutenzione di materiale rotabile. È difficile, ma in Europa ci sono gli spazi per conquistarsi una significativa fetta di mercato. A un patto però: che ci si creda, tutti.
È questa la sintesi del dibattio che l'Associazione Giù le mani ha organizzato lunedì a Bellinzona. Un dibattito che doveva servire a fare il punto della situazione, a tre anni e mezzo dallo sciopero delle Officine, mentre si cerca di capire quale possa essere il futuro dell'industria ferroviaria in Ticino. In gioco non c'è più solo lo stabilimento di Bellinzona. A poter trarre beneficio da un rilancio del settore potrebbero essere almeno la ventina di grandi e piccole imprese ticinesi che già oggi operano nella produzione e nella manutenzione di materiale rotabile. Oltre a tutto l'indotto. Considerata l'imminente apertura di Alptransit e la vicinanza del Ticino al grande mercato lombardo l'occasione è di quelle da non lasciarsi sfuggire.
Lo ha capito anche il Cantone, che ha preparato la bozza di bando di concorso per lo studio di fattibilità sul centro di competenze. A mente del Cantone il centro di competenze dovrebbe essere in realtà policentrico: le Officine ne sarebbero solo un importante tassello, assieme a scuole e istituti di ricerca, alri siti delle Ffs, organizzazioni professionali e padronali e ditte già oggi presenti e attive in Ticino.
La prospettiva è di imporsi sul mercato della manutenzione straordinaria, ma non solo: anche la produzione è immaginabile e ancora possibile in Svizzera, come ben dimostra Stadler Rail. Si tratta di cogliere l'occasione per permettere lo sviluppo in Ticino di un settore industriale ad alto valore aggiunto. Un notevole salto di qualità rispetto all'ampio tessuto industriale a basso salario che oggi domina il panorama economico cantonale.
Perché questa ipotesi si possa trasformare in realtà occorrono coraggio e determinazione, prima di tutto nella classe politica, chiamata a trovare soluzioni nuove e creative. Ad esempio sarà utile riflettere se non sia il caso di inserire il futuro centro di competenze nell'ampio sistema industriale e ferroviario lombardo. I tempi cambiano, le distanze si accorciano, i confini diventano fluidi: sarebbe grave progettare il Ticino del ventunesimo secolo con le categorie di chi costruì la Gottardbahn.

Pubblicato il

21.10.2011 00:30
Gianfranco Helbling