Come ci ha insegnato Aristotele, una rondine non fa primavera. Ma in ogni caso fa bene agli occhi vederla volteggiare sopra le nostre teste. Martedì è avvenuto un fatto positivo: con una conferenza stampa congiunta, Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra hanno presentato una mozione impegnativa su Gaza rompendo il silenzio con cui le forze d’opposizione italiane (chi più chi meno) hanno assistito, quasi passivamente, al genocidio messo in atto dal governo di Israele ai danni del popolo palestinese. È la prima volta dopo svariati mesi di distanze, distinguo e spesso conflitti che Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli, insieme, mettono la faccia di fronte ai media e al governo presentando una mozione congiunta, e per di più su un tema divisivo (anche dentro il PD) come la strage in terra di Palestina. Prove d’opposizione? Prodromi di campo largo? È presto per dirlo, bisognerà vedere se alla mozione, cioè alle parole, i partiti firmatari faranno seguire i fatti e se i tanti soci della lobby “Sinistra per Israele” a cui aderiscono diversi dirigenti dem, sceglieranno quantomeno di tacere e non remeranno contro come sta già facendo la destra del partito di Schlein rispetto al sostegno garantito dalla segretaria ai referendum della CGIL sul lavoro. La mozione si rivolge innanzitutto al governo Meloni e chiede di discutere i 10 punti sottoscritti dai tre partiti d’opposizione. Al primo punto, in nome dell’antica parola d’ordine “due popoli due Stati” c’è il riconoscimento dello “Stato democratico e sovrano” di Palestina “con Gerusalemme capitale condivisa”, la fine dei combattimenti e dell’occupazione in Cisgiordania e l’illegale creazione di insediamenti israeliani. I firmatari chiedono la protezione del popolo di Gaza e la fine della violenza nella Striscia e in Cisgiordania, garantendo l’invio di “aiuti umanitari continui rapidi e sicuri senza restrizioni”; la liberazione degli ostaggi israeliani trattenuti da Hamas e al tempo stesso la condanna dei crimini di guerra di Israele e il sostegno alla Corte penale internazionale, partendo dal rispetto del diritto internazionale, incluso il mandato di cattura di Netanyahu e Gallant che invece il governo Meloni ha fatto sapere di essere pronto a non eseguire in caso di visita a Roma del macellaio di Tel Aviv. Al governo i firmatari chiedono il sostegno in sede europea all’adozione di sanzioni nei confronti del governo israeliano e la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele, in seguito alle ripetute violazioni del diritto internazionale. Last but not least, la mozione unitaria chiede al governo italiano la sospensione immediata “di forniture, autorizzazioni e compravendita di armi con Israele”.
Giuseppe Conte ha dalla sua la riuscita oltre ogni aspettativa della manifestazione del 5 aprile a Roma per la pace, contro il riarmo e il sostegno bellico all’Ucraina ma per un giorno almeno evita di alimentare la polemica con il PD e di denunciare le divisioni interne che impediscono a Elly Schlein di prendere una posizione netta sul conflitto a est del continente, così come su diversi altri temi diventati pregnanti con l’occupazione del potere da parte di Trump. Segnali di distensione erano arrivati anche dal PD che aveva inviato una sua delegazione alla manifestazione pacifista del M5S. Ma il fatto che persistano differenze significative tra i due maggiori poli dell’ipotetico futuro campo largo per battere le destre, rende più significativo l’impegno comune, preso insieme all’AVS, a sostegno della Palestina rasa al suolo dalle bombe e dai carrarmati israeliani. E i centristi di Renzi e Calenda? Non pervenuti. La mozione dovrebbe approdare in sede parlamentare, sempre che le forze di maggioranza non trovino il modo per impedirne la discussione democratica, com’è già avvenuto con la proposta di legge per l’introduzione del salario minimo, l’ultima battaglia unitaria condotta dalle forze di opposizione. Si attende una risposta delle destre, che molto probabilmente non arriverà e il governo continuerà a pendolare tra Bruxelles e soprattutto Washington nella guerra dei dazi e a disinteressarsi di quel che avviene in Palestina, salvo schierarsi sempre e comunque con i responsabili del genocidio. Le destre non lesinano le lacrime per i due bambini ucraini uccisi recentemente dai missili di Putin, e giustamente. Ma devono averle finite, le lacrime, e così non hanno nulla da dire e da piangere sulle migliaia di bambini palestinesi uccisi dalle bombe di Netanyahu, tra i 15 e i 20mila, compresi 900 neonati. |