Un sogno fuori tempo massimo

Il sogno di ogni lavoratore emigrato è sempre stato quello di risparmiare il più possibile, anche a costo di molte rinunce, per poter ritornare nel proprio Paese quanto prima per godersi il frutto dei propri sacrifici, cioè soprattutto la casa di proprietà nella quale vengono generalmente investiti i primi risparmi di quanti se ne vanno all’estero alla ricerca di un lavoro migliore o, spesso, di un lavoro che non c’è a casa propria.

 

Questo è stato anche il sogno degli emigrati italiani in Svizzera, in particolare, dell’emigrazione degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso che hanno avuto difficoltà ad integrarsi in questo Paese per via delle restrizioni in materia di immigrazione che rendevano difficili i ricongiungimenti familiari e, financo, per le ricorrenti iniziative antistranieri che vi si tenevano in quegli anni e che rendevano precaria la loro permanenza nella Confederazione, tanto da ritornarsene in Italia al più presto possibile. E, in effetti, dal Dopoguerra fino ai giorni nostri sono stati milioni gli italiani emigrati in Svizzera per periodi più o meno lunghi. Basti pensare che, ancora oggi, l’Avs versa oltre 300.000 rendite ad ex emigrati residenti in Italia. Tuttavia il sogno del rimpatrio non per tutti si è realizzato, sicuramente per coloro che hanno messo su famiglia con figli che hanno iniziato la scuola locale e proseguito negli studi iniziando poi a lavorare in questo Paese  e messo su, a loro volta, una famiglia magari sposando una donna non della loro stessa origine italiana.

 

Così che per questi emigrati, non di rado, quel sogno sopito si ripresenta prepotentemente al momento del pensionamento, cioè fuori tempo massimo, specie negli uomini, causando situazioni paradossali: mariti che, dopo una vita familiare tranquilla, si intestardiscono nel voler rientrare al loro villaggio in Italia mentre le mogli non vogliono saperne di seguirli e di allontanarsi da figli e nipoti, con il risultato che si arriva a delle separazioni di fatto con relative complicazioni per la vita di entrambi i soggetti e che spesso coinvolgono pure i figli! Come nel caso accaduto recentemente a una famiglia del Canton Berna. Una situazione in cui il padre se ne è voluto ritornare in Puglia sulla costa ionica ad abitare nella casa di famiglia, costruita con i risparmi dell’emigrazione e intestata a entrambi i coniugi.

 

Una decisione presa, anche in questo caso, nonostante la moglie non lo abbia voluto seguire sia perché lei si è integrata bene in Svizzera, nella cittadina dove vive da trent’anni, sia perché non ha voluto allontanarsi dal figlio e dalla figlia che, certamente, sarebbero rimasti in questo Paese dove sono nati e cresciuti con un’ottima professione ben retribuita. Fin qui siamo di fronte al classico cliché sopra ricordato, ma in questo caso è stato superato perfino il paradosso.

 

Infatti è accaduto che l’uomo ha proibito a moglie e figli – colpevoli di aver preso le difese della madre – di mettere piede nella casa dove tutta la famiglia trascorreva abitualmente ogni anno le sue vacanze. Un vero caos familiare – non solo sotto l’aspetto umano, ma pure con conseguenze legali, essendo una proprietà condivisa tra i due coniugi e problemi fiscali sia sul fronte italiano che elvetico – causato, in pratica, dalla realizzazione fuori tempo massimo del sogno di una vita!

Pubblicato il

15.04.2021 14:43
Dino Nardi