C'è molto in gioco con le votazioni cantonali di aprile. Finalmente è possibile (ma non scontato!) pensare a una diversa ripartizione dei seggi in grado di cambiare i rapporti di forza dentro il Governo e dentro il Parlamento. Si tratta di un'occasione davvero importante che non si presenta spesso. Ma come tutte le cose rare, è qualcosa che bisogna saper "nutrire" giorno dopo giorno, che bisogna saper far crescere con determinazione, con unità d'intenti, anche imparando a metter da parte personalismi e ambizioni personali. Ma c'è dell'altro, c'è molto altro. I progressisti (e spero lo vogliano fare tutti insieme!) devono soprattutto saper proporre un'alternativa politica chiara, una visione di società e di sviluppo, alcune priorità politiche diverse (ma radicalmente diverse!) rispetto a quelle fin qui vissute. Le persone (e mi perdonino quelle direttamente o indirettamente coinvolte se le considero semplice "pedine") sono funzionali esclusivamente ad amplificare e a rendere credibile questa possibilità di cambiamento. L'ho già detto più volte e lo ribadisco: nella preparazione per le elezioni cantonali del 2007 si è partiti perdendo troppo tempo, dando troppa importanza e quindi accapigliandosi sul "chi", senza quasi definire prima con chiarezza il "cosa" proporre. Certo abbiamo un programma dettagliatissimo, anzi un corposissimo indice dei "sogni" a disposizione nel Piano delle politiche. Ma di fronte alle occasioni o ai problemi della nostra quotidianità cosa concretamente e semplicemente proponiamo? Quali priorità e quali obbiettivi immediati abbiamo? Cosa pensiamo di fare per tener viva e amplificare la ripresa economica in atto? Come intendiamo affrontare la grave disoccupazione giovanile che purtroppo cresce ogni giorno? Come intendiamo affrontare la continua e certificata erosione del reddito delle famiglie, la povertà strisciante (per chiamarla con il suo vero nome!) e/o la crescita esponenziale dell'incertezza che si sta trasformando sempre più in un fenomeno di lungo termine con implicazioni sociali, sanitarie, assicurative,… Ma se questo è solo un elenco scritto sulla carta, per molte persone questa è semplicemente la difficile, complessa, in alcuni casi drammatica realtà quotidiana, che va affrontata ogni giorno. E non ci sono solo i problemi delle persone che si dibattono in difficoltà personali, ma anche quelli di chi cerca di intraprendere qualcosa, di quel sistema economico che ha forti potenzialità di sviluppo o che sente ancora quella responsabilità sociale più che mai preziosa oggi o anche di chi immagina e vuol tentare di proporre modalità diverse di crescita per la società e l'economia. Cosa offrono i progressisti a tutti questi soggetti? Quale critica della realtà attuale, ma soprattutto quale proposta alternativa concreta, quale altra visione sappiamo e vogliamo offrire, quali sono i tasselli portanti di questa alternativa? Un lungo, anche se esaustivo elenco di proposte non basta. Ci vuole una visione a tutto tondo, un altro modo di veder crescere concretamente il Ticino. Sarebbe davvero un gran peccato che si dicesse dei rappresentanti progressisti che sono politici uguali agli altri, interessati più a sedere nella stanza dei bottoni piuttosto che a scegliere quali bottoni eliminare o aggiungere al quadro di comando. Se abbiamo qualcosa da proporre, un'idea di società diversa, una visione di sviluppo diversa, un progetto di economia diverso raccontiamolo, accendiamo su di esso i fari della politica, confrontiamo o scontriamoci su quel piano logico, non perdiamo tempo, fatica, energia ed entusiasmo sui personalismi o sui dettagli! Una classe politica e, permettetemi, una sinistra che si accapiglia, litiga e rischia di mettere in discussione la grande occasione, con la g maiuscola, di raddoppiare la propria presenza in Governo a causa degli errori fatti sull'inceneritore, temo abbia davvero un po' perso il senso della realtà . Ma anche la sinistra che non urla, con tutta la voce che ha, qual è il suo progetto alternativo, perdendosi ad arzigogolare sugli aspetti procedurali o sui personalismi, anche quella sinistra rischia di aver perso la capacità di ascoltare la società, rischia di non aver capito l'urgenza e l'enorme bisogno di un cambiamento credibile e concreto di cui il Paese ha bisogno, rischia di tradire la speranza che in essa ripongono in tanti, rischia di perdere, probabilmente, l'occasione di afferrare un sogno. |