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«Un sindacato come Unia fa bene al paese e alla popolazione»

In occasione dei primi vent’anni di vita, la più grande organizzazione sindacale della Svizzera traccia un bilancio positivo di quanto fatto ma con lo sguardo rivolto alle nuove difficili sfide all’orizzonte

Berna  ̶  “La storia di Unia è una storia di successo, ma, di fronte ai problemi reali delle persone, non possiamo accontentarci dei traguardi raggiunti. Possiamo e dobbiamo rafforzare ulteriormente la nostra capacità di mobilitazione e di organizzazione”. È uno dei passaggi centrali dell’intervento della presidente Vania Alleva durante l’odierna conferenza stampa, in cui Unia a vent’anni dalla sua nascita ha voluto tracciare un bilancio di quanto fatto e gettare uno sguardo sulle sfide prossime e future del più grande sindacato della Svizzera. Un anniversario sottolineato anche con la pubblicazione del libro 20 anni di forza. Unia dalla A alla Z, pure presentato oggi a Berna.

 

Giustizia sociale, contratti collettivi di qualità, protezione dei salari, uguaglianza: è su questi terreni che l’organizzazione si è battuta con successo, «in un contesto sempre più aggressivo in cui le crisi si susseguono e si accavallano: la crisi finanziaria globale, la crescente disparità sociale, la crisi climatica, i conflitti internazionali o la pandemia», ha affermato Vania Alleva (presidente dal 2015 e copresidente con Renzo Ambrosetti nei tre anni precedenti) sottolineando il «fondamentale ruolo di Unia in Svizzera». Una «forza sindacale, politica e sociale da cui non si può prescindere», un’organizzazione di oltre 170mila associati dell’edilizia, dell’artigianato e dei servizi (con più di 50mila membri, il settore numericamente più grande che ha reso Unia più femminile), firmataria di 238 CCL che tutelano oltre 1 milione di dipendenti, protagonista di centinaia di mobilitazioni e conflitti aziendali così come di campagne politiche di successo, che «ha contribuito in modo decisivo a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori in Svizzera e a difendere questi ultimi da sempre nuovi attacchi», ha affermato la presidente.

 

E questo, ha sottolineato da parte sua la vicepresidente e responsabile del settore terziario Véronique Polito, nel contesto di un «quadro legislativo estremamente fragile». «La nostra legge sul lavoro e il nostro Codice delle obbligazioni sono tra i più liberali d’Europa. I CCL sono quindi uno strumento fondamentale per tutelare le condizioni di lavoro», ha aggiunto Polito ricordando come il numero di lavoratrici e lavoratori assoggettati a un CCL sia passato dagli 1,4 milioni del 2003 ai 2,2 milioni del 2021. E anche la rappresentanza femminile nella base sindacale è cresciuta durante i primi venti anni di Unia (dal 18,2 del 2005 al 28,2 per cento del 2025), complice la crescita del settore terziario che «era di gran lunga il più piccolo e che oggi rappresenta un pilastro del sindacato», ha spiegato Véronique Polito.

 

Durante la conferenza stampa è poi stato anche sottolineato il ruolo di Unia come soggetto politico, capace di lanciare referendum e iniziative a tutti i livelli istituzionali per battersi su questioni quali il tempo di lavoro, gli orari di apertura dei negozi, i salari minimi e la protezione salariale, l’età pensionabile e la previdenza per la vecchiaia. «Per il progresso sociale», ha sintetizzato Vania Alleva, citando in particolare le campagne sul salario minimo e quella, conclusasi con la “storica vittoria” nel 2024, per una 13esima mensilità AVS.

 

Rivolgendo poi lo sguardo al futuro, la presidente si è infine soffermata sui margini di miglioramento: «Possiamo e dobbiamo rafforzare ulteriormente la nostra capacità di mobilitazione e il grado di organizzazione. Siamo consapevoli  ̶  ha concluso  ̶  del fatto che mantenere un’elevata capacità di azione e di sciopero non è scontato, soprattutto nel contesto attuale di progressiva digitalizzazione e di grandi cambiamenti strutturali nel mondo del lavoro e nella società. Ma non molleremo. Partecipiamo alle mobilitazioni sociali, costruiamo alleanze con i movimenti sociali e ci radichiamo nelle aziende e nei rami professionali. Perché le lavoratrici e i lavoratori avranno bisogno di un sindacato forte anche in futuro. Perché un sindacato forte e diversificato come lo è Unia giova a questo paese e alla sua popolazione».


Intanto però l’anniversario dei vent’anni è anche un’occasione per compiere un esercizio retrospettivo grazie alla ricostruzione dei grandi eventi che hanno segnato la vita dell’organizzazione, ai racconti, alle testimonianze dei protagonisti che si possono trovare nel libro (freschissimo di stampa) 20 anni di forza. Unia dalla A alla Z (ordinabile qui). Un libro celebrativo che racconta la storia di Unia. E “la storia di Unia è la storia della Svizzera dal basso. Proprio di questo si parla: del valore del lavoro e della sua crescente precarizzazione, dei conflitti di lavoro e di un sindacato nuovamente capace di scioperare, dei salari e di chi li spinge verso il basso, della migrazione e della lotta alla xenofobia, delle donne che conquistano il potere, di scioperi femministi, delle nostre rendite, della vittoria sulla tredicesima rendita AVS, dei contratti collettivi di lavoro”, ha spiegato durante un vernissage Marie-Josée Kuhn, che ha curato la redazione del volume.

Pubblicato il

01.07.2025 17:50
Claudio Carrer
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Vent’anni di Unia, un secolo di storie

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