Un prezioso e umile compagno di viaggio

Anni fa, in occasione di un lutto molto doloroso, ho imparato cosa è l’entelechia: la massima espressione di un’identità, essendo (così Aristotele) una realtà che ha iscritta in sé stessa la meta finale verso cui tende. Parafrasando von Hoffmansthal (così appunto mi ha insegnato un critico letterario, Massimo Onofri, a proposito di un libro postumo a me caro) un uomo che muore a sessantanove anni è, in ciascun punto della sua vita, un uomo che morirà a sessantanove anni. A questa potente e limpida verità ho pensato, in occasione della morte di Corrado Barenco. Più volte, nella intensa cerimonia civile di commiato, sono state evocate le molte qualità di Baco: la generosità, la pratica costante dei principi e degli atti di giustizia e di solidarietà, la solidissima frequentazione dell’amicizia e dei rapporti umani, le passioni, e poi la coerenza. Una coerenza che tuttavia è qualche cosa di più, secondo l’esperienza che di Baco io ho avuto: una estrema, assoluta fedeltà a sé stessi, al proprio percorso; alla propria “entelechia”.


Corrado è stato per qualche anno presidente di Sos Ticino, e ha seguito fino a quando ha potuto le nostre attività – l’ultimo incontro data della fine del mese di novembre, e deve essergli costato parecchia fatica; tenacia e coraggio non gli difettavano di certo. Uno dei tratti che hanno contraddistinto l’intrecciarsi delle nostre strade, e che mi hanno sempre colpito, è stata proprio l’immagine di una persona fortemente e insieme serenamente governata da una piena e costante adesione a sé stessa, alle passioni e alle idee che lo hanno accompagnato lungo tutta la vita. Dove dunque potevano convivere benissimo, senza stonature, la passione per le squadre del cuore, la dimensione notturna e di socialità sempre coltivata (l’osteria, fumare, condividere tavola e bicchiere), con la curiosità culturale, la vivacità intellettuale, l’acutezza nell’analisi. Alto e basso, mente e cuore, ragione e passione: insieme, intensamente, in un’armonia rara e preziosa.

 

Baco è stato per me e per Sos Ticino questo: un punto di riferimento solido e sicuro, un prezioso e umile compagno di viaggio che ha saputo dare a me e a tutti noi indicazioni preziose e sagge, frutto delle sue non comuni capacità di analisi e di riflessione, e insieme un esempio di misura e di umanità nella valutazione di situazioni personali a volte complicate. Una persona perbene, straordinaria nella sua non ordinaria semplicità. C’è di Baco una fotografia, del dicembre 2017, che mi piace moltissimo. È ritratto, credo fuori casa sua, in un panorama innevato. La sigaretta in mano, sandali aperti ai piedi; e il suo sorriso, proprio davvero tutto suo, in maniera commovente ritrovato identico nel volto del suo figlio maggiore. La neve del Ticino, e il sole di Cuba, la sua quieta e pacificata originalità. Un sorriso speciale, ironico e gentile insieme.


Davvero tante cose, Baco: a te mi fanno pensare questi versi, di un poeta romano, Claudio Damiani: “Che bello che questo tempo, come ogni tempo, finirà, /che bello che non siamo eterni, /che non siamo diversi /da nessun altro che è vissuto e che è morto, / che è entrato nella morte calmo / come su un sentiero che prima sembrava difficile, erto /e poi, invece, era piano”.

Pubblicato il

20.12.2018 11:51
Chiara Orelli Vassere