Un presidente di destra non si dimette

Il presidente dei liberali svizzeri Rolf Schweiger si è dimesso. Scusa addotta? Il poverello si è dichiarato vittima di una strana sindrome: il burn out. Sembra il nome di un’operazione militare in Iraq e invece no, è una malattia causata dal troppo lavoro. Non vi dico la rabbia. A destra cose simili non possono e non devono succedere. Quelle sono affezioni di sinistra. Finte, tra l’altro. Scuse per non lavorare, se vogliamo chiamarle con il loro nome. I sindacalisti sinistroidi se le inventano a due a due, cercando di confonderci coniando buffi nomi inglesi: mobbing, bossing e burn-out (appunto), tanto per citarne alcuni. Ma un capo d’azienda che si rispetti non crede a questi fantasmi. E da quando poi ci facciamo spaventare – noi fieramente di destra – da qualche ora straordinaria di lavoro? Il lavoro non logora! Il lavoro rende lib… sì, vabbè, insomma… quanto meno nobilita. Ci voleva giusto l’ennesima dimostrazione: il partito liberale non può più arrogarsi il vanto di essere il vero rappresentante della borghesia. Di quella classe che è appunto cresciuta e si è nobilitata con il lavoro. I liberali sono diventati mollicci e viziati. Guardate invece i nostri rappresentanti: granitici, incrollabili. Sono nati in qualche mattina lontana del paleolitico e rimangono lì ancora saldi in sella con la stessa freschezza di idee di quei tempi remoti. Con lo stesso entusiasmo di quando fu scoperta la ruota. Fare il presidente di partito non lo considererei neppure un lavoro ma un hobby (sempre per rimanere sulle parole inglesi). C’è chi si dedica all’astronomia, chi al bricolage e chi ai buffet coi compagni di partito. Un passatempo esclusivo, per di più, visto che i posti sono limitati. Avessero poi lo stress di fare opposizione nel paese. Macché, sono lì belli moderati, ben pasciuti e sereni. Noi dell’Udc cosa dovremmo fare? Cambiare presidente ogni mese e alla fine dell’anno stampare il calendario. Spiacentissimi ma non è così… però il calendario coi nostri rappresentanti magari lo facciamo lo stesso perché nel paese c’è in effetti una domanda di uomini veri per vere donne. Il fatto preoccupante è che parrebbe che il posto di presidente dei liberali radicali svizzeri sia diventato precario. Dopo è facile che ti si scaglino addosso i sindacati perché – dicono – il precariato produce stress (sempre termini inglesi, capito la trappola?). Invece il precariato dà un senso vertiginoso di vita avventurosa: oggi lavoro, domani chissà? Ma cos’hanno da brontolare i liberali? Loro che sono tanto ben introdotti in tutti i consigli di amministrazione che contano. Proposta: dovesse rimanere ancora a lungo vacante la presidenza Plr perché non farne un programma occupazionale? Magari è l’occasione buona per collocare qualche sedicente rifugiato politico sfaccendato. Che se è rifugiato politico – dico io – qualcosa di politica dovrà pur sapere. Ma non c’è da preoccuparsi per questo vuoto ai vertici. I liberali hanno già fatto sapere che ad aprile nomineranno il nuovo presidente. Ad aprile? Cosa stanno preparando? Uno scherzo?

Pubblicato il

19.11.2004 13:30
Flavia Parodi